Credo che sia inutile spiegare chi sia Hayao Miyazaki. Film come La principessa Mononoke, La città incantata o Il castello errante di Howl lo hanno reso famoso a livello planetario. Giustamente, oserei dire. Pellicole contenenti una poetica e una delicatezza che non possono essere ignorate nemmeno da chi non ama i cartoni animati, che hanno ricevuto i più importanti riconoscimenti e che sono un punto di riferimento per chiunque ami il buon cinema.
Ovvio quindi che le opinioni di una personalità come la sua abbiano il loro peso mediatico anche quando sono esterne al mondo del cinema. E infatti l'animatore nipponico, durante un'intervista radiofonica avvenuta a metà febbraio, aveva espresso la sua opinione riguardo i tragici fatti della rivista francese Charlie Hebdo.
Penso sia un errore fare caricature delle diverse fedi religiose, sarebbe una buona idea se smettessero di disegnarle. La cosa più importante è che le caricature dovrebbero riguardare i politici del proprio paese; scegliere di colpire i leader politici di altri paesi può sembrare sospetto.Allora, io non dico che Miyazaki sia intoccabile. Credo che nessuno lo sia e, quando una personalità di cui ammiro il lavoro fa o dice qualcosa di sbagliato, non mi faccio problemi ad ammetterlo. Così quando Alan Moore, uno degli autori che più ho apprezzato e seguito nella mia vita, ha detto quella cosa circa i cinecomics, non mi sono fatto problemi a dire che è stato ipocrita e pressapochista. Quando David Cronenberg, uno dei miei cinque registi preferiti, ha asserito quelle simpatiche cosette su Nolan e Kubrick, pure lì non mi sono fatto problemi a dire che l'ha fatta fuori dal proverbiale vaso. Di Roman Polanski poi non ne parliamo, per quanto continui a seguire e ad ammirare la sua produzione, sostengo da sempre che andrebbe sbattuto al gabbio.Tornando a Miyazaki, pure il suo discorso non è esente da critiche. Io sono dell'idea che la satira, quando è fatta con garbo e intelligenza, può essere applicata su qualunque cosa. Anche sulla religione - vedasi a tal punto i Monthy Python. Ma il punto non era solo religioso, perché quello alla rivista Charlie Hebdo era un attacco verso la libertà di parola.Le vittime di quell'attentato potevano essere anche gli esponenti del partito che più detesto, ma mi sarei ugualmente indignato davanti a una simile azione. Perché per quanto delle idee possano essere ignoranti o retrograde, la violenza lo è ancora di più. La violenza, se non è esercitata per autodifesa, ti porta dalla parte del torto. C'è poco da dire a riguardo. "Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo", come sosteneva Evelyn Beatrice Hall - o Voltaire, fate Vobis.O per dirla in maniera più ridanciana...
Il discorso di Miyazaki, inoltre, oltre che sul piano filosofico, poteva essere contestato anche su quello politico. Da quel poco che ne so, in Giappone, ma anche in tutta l'Asia (comprendendo la Cina, le due Coree e la Thailandia - in quest'ultima si rischia ancora la pena di morte se si sbeffeggia la famiglia reale) la satira politica è quasi assente. O almeno, assente in maniera esplicita. Ci sono opere che indirettamente attaccano il potere e la società giapponese - pensiamo ad Akira, ad esempio - ma nelle tv nipponiche non c'è un comico che faccia satira politica come da noi.Insomma, modi per contro ribattere ce n'erano e pure molti. E infatti la risposta di Charlie Hebdo non si è fatta attendere.