Esiste un pianeta, conosciuto dal 2007 come inospitale ed ostile per le sue temperature estreme e venti supersonici, che in questi giorni abbiamo scoperto essere bellissimo. Si chiama HD189733b, un nome difficile da ricordare e apparentemente scoraggiante, a metà fra il codice fiscale e la sigla di un aereo.
HD189733b, il pianeta blu, si trova nella costellazione di Volpecula, una delle 88 costellazioni moderne. È un pianeta extrasolare e dista da noi 63 anni luce. Sul numero di agosto della rivista Astrophysical Journal Letters verrà spiegato in un saggio come Pont e il collega Tom Evans, dell’Università di Oxford, abbiano potuto ricostruire il suggestivo color cobalto del corpo celeste misurando la luce del suo sole e quella riflessa dal pianeta durante il suo moto di rivoluzione.
Per semplificare il concetto, sono state rilevate le diverse tonalità prima, durante e dopo il passaggio del pianeta alle spalle del Sole. Gli astronomi hanno potuto così evidenziare come nello spettrografo la luce blu variasse fortemente a secondo di dove si trovava il pianeta, con le punte minime e quasi impercettibili quando era nascosto.
Ma come mai, ci si chiede, un pianeta ospitale, amico e mite come il nostro è dello stesso colore di un “mostro” gassoso ed inospitale come HD189733b?
Il fenomeno si deve ad un simile processo di rifrazione: a chi osserva dallo spazio, e mi permetto di affermare che non saranno poi molti, la Terra appare color cobalto per effetto dei fenomeni di assorbimento e rifrazione della luce solare da parte dell’atmosfera. Sul pianeta della costellazione Volpecula il disseminarsi del colore blu è invece il risultato della riflessione della luce sulle particelle di silicio “sparate” dai venti che spirano a circa 7.000 km orari. Si tratta di una specie di grandine rovente in un pianeta in cui la temperatura tocca i 1.000 gradi centigradi.
HD189733b è sicuramente bello e suggestivo, ma di sicuro, come conferma la Nasa, tutt’altro che ospitale e non permetterà mai lo sviluppo della vita.
La distanza ravvicinata dal Sole fa sì che la gravità di quest’ultimo influisca sul moto del pianeta che volge alla stella solo una faccia, mentre l’altra è in perenne oscurità, proprio come avviene per la nostra Luna. È proprio il caso di dire che l’abito non fa il monaco e che la bellezza, a volte, nasconde pericolose insidie.
Written by Cristina Biolcati