He’s a maniac, maniac on the floor

Creato il 10 agosto 2013 da Cannibal Kid
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Maniac (Francia, USA 2012) Regia: Franck Khalfoun Sceneggiatura: Alexandre Aja, Grégory Levasseur Ispirato al film: Maniac (1980) di William Lustig Cast: Elijah Wood, Nora Arnezeder, America Olivo, Megan Duffy, Genevieve Alexandra Genere: pazzo stalker serial killer Se ti piace guarda anche: Dexter, American Psycho, Chapter 27
Sono un maniaco, maniaco on the floor. E ballo come non ho mai ballato prima. Sono un maniaco per i film anni Ottanta, a parte roba come Flashdance che è una cacchiata pazzesca, diciamolo, e soprattutto per quelli che non sono proprio degli anni Ottanta però lo sembrano. Adoro quei film non anni Ottanta che puzzano di anni Ottanta come Donnie Darko o come Drive. Questo Maniac ricorda proprio Drive. Per i suoi ritmi lenti, pronti a esplodere in lampi di violenza improvvisi e sanguinari. Se fosse uscito prima di Drive, staremmo tutti a gridare al miracolo per questo Maniac, che ha atmosfere simili, una fotografia molto patinata e una colonna sonora electro firmata dal compositore francese Robin Coudert in arte Rob. Invece ha avuto la sfiga di arrivare dopo Drive e quindi non se l’è filato nessuno. A dirla tutta, per quanto abbia un qualcosa di simile, gli manca allo stesso tempo la quinta marcia che Ryan Gosling e Nicolas Winding Refn riuscivano a infilare e questo Maniac resta così dietro a mangiare la polvere, povero lui. Un altro film che ricorda, questa volta proprio degli anni Ottanta, è Maniac. Non è un caso, visto che questa versione 2012 è proprio il remake di quella del 1980.
La cosa particolare di Maniac è che è girato quasi interamente in soggettiva. Il regista Franck Khalfoun propone un trattato sulla ripresa in soggettiva. Tanto per restare in tematica soggettiva io, quando ero un ragazzino, ovvero pochissimi anni fa, avevo avuto l’idea di realizzare un film tutto in soggettiva. Poi, non essendo un regista, non l’ho mai girato, però ai tempi pensavo fosse uno spunto davvero figo per una pellicola. Una cosa che non mi convinceva era il fatto che un intero film così girato potesse reggere. Per un po’, l'uso della soggettiva può rivelarsi ganzo, ma per tutta una pellicola? La cosa cool di un video come “Smack My Bitch Up” dei Prodigy, al di là del geniale finale, è proprio quella di essere girata in soggettiva, però dura 4 minuti appena.

Se il video dei Prodigy funziona alla grande per via della sua breve durata, un’ora e mezza di pellicola può reggere? La risposta è ni. Come previsto, la trovata va bene all’inizio, poi dopo un po’ comincia a dare noia. Il film riesce a essere sottilmente inquietante, teso, soprattutto nella prima parte. Più in là cerca di farci sprofondare dentro la mente malata del suo maniacale protagonista stalker, con risultati incerti. I flashback ci riportano dentro i soliti traumi infantili: sua mamma era una gran bella zoccolona e così lui si è trasformato in un serial killer di giovani donzelle tra i 20 e i 30 anni. Piuttosto scontato. Eppure la scelta della soggettiva per gettarci dentro la mente di un maniac è la più azzeccata. Per capire fino in fondo uno psicopatico, cosa c'è di meglio che vedere il mondo attraverso i suoi occhi? Più che un thriller, una full immersion dentro la vita, dentro la testa di uno stalker fissato con i manichini. Bello, vero? Un’esperienza intensa che il regista Khalfoun ci fa vivere in maniera completa, supportato però da una poco fenomenale sceneggiatura, scritta da Grégory Levasseur e dal reuccio dell’horror francese fissato con i remake Alexandre Aja, che scivola sui classici stereotipi già visti in un sacco di altre pellicole su serial killer/maniaci/stalker/psicopatici/figli di puttana, e che alla lunga annoia proprio per via di quello che allo stesso tempo è anche il suo punto di forza principale: la (maniacale) ripresa in soggettiva.

"Questo è quello che capita a chi dice che la saga di Guerre stellari
è meglio di quella del Signore degli anelli!"

L’altro punto di forza è Elijah Wood. Per chi se lo ricorda come l’hobbit Frodo nel Signore degli anelli, ritrovarlo qui in veste di psyco sarà un bello shock. Per chi invece è abituato a vederlo parlare con un cane umanizzato (o umano canizzato?) nella simpatica serie Wilfred, è ormai pratica comune considerarlo perfetto per i ruoli da fuori di testa. E poi dai, anche nel Signore degli anelli uno che se ne andava in giro con maghi, elfi, nani e gollum dalla duplice personalità, non è che ci stava tanto con la testa. La sua performance in Maniac è convincente, ma è una prova più che altro vocale. Per la maggior parte del tempo guardiamo infatti attraverso i suoi occhi, cosa che significa che sentiamo solo la sua voce mentre il suo volto lo vediamo comparire giusto quando si specchia. E lo fa spesso. L’espediente degli specchi alla fine diventa parecchio abusato, così come la soggettiva, e allora questo film affascina all’inizio e poi dopo un po’ avrei voluto soltanto uscire da questa testa perché già devo fare i conti con la mia, di testa da maniaco, maniaco on the floor. (voto 6/10)


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