La sua malattia vien da lontano mentre la follia lo porta a un futuro sempre più prossimo di autodistruzione.
C'è veramente poco da raccontare in sede di sinossi riguardo a questo film del 2015 che si presenta come un filmino amatoriale anni '70, un po' stile Grindhouse come lo ha fatto conoscere Quentin Tarantino al grosso pubblico, film brutto sporco e cattivo girato in maniera apparentemente sgrammaticata dal punto di vista cinematografico..
Headless di Arthur Cullipher che si è occupato anche di montaggio, musiche e di supervisionare gli effetti speciali oltre che di regia, è una produzione che prende le mosse da un finto filmino amatoriale di una decina di minuti presente in Found ( 2012 , regia di Scott Schirmer) e si apre con un finto trailer che ci porta dentro le atmosfere del film.
Girato , ricordiamolo, come se fosse un filmino amatoriale anni '70, con la fotografia sgranata e tutto l'armamentario di vintage style.
Opera che a pensarci bene è molto più sofisticata di quello che sembra: francamente a prima vista, sembra un film girato con pochi mezzi e con molta improvvisazione, per non dire imprecisione, in cui tutto sembra un po' lasciato al caso.
In realtà non è così perché il film compie una sua precisa scelta stilistica e simulare uno stile proveniente direttamente da un'altra epoca cinematografica ( praticamente un'era geologica per come sono cambiate tecnologie ed effetti speciali) cercando di essere sempre credibili non deve essere affatto facile.
Ecco in Headless la cinepresa non si sottrae di fronte a nulla.
Se posso apprezzare l'intenzione della scelta stilistica particolare anche in tempi di revival, perché girare un film come si trovassimo negli anni '70 non è scelta facile dal punto di vista commerciale né da quello artistico, tutto il resto non riesco ad apprezzarlo.
E' vero questo genere di film non è precisamente la mia cup of tea: ho fatto fatica a digerire la naivete di un Buttgereit, anzi non l'ho digerita affatto, ho subito il pauperismo cinematografico urticante dell'opera di Schnaas mentre ho amato film disturbanti , ma nel vero senso della parola come Angst o Il cameraman e l'assassino che condividono con Headless la prospettiva con cui viene inquadrato un serial killer spietato e depravato o anche il Maniac di William Lustig che forse è la vera stella polare di questo film.
La novità di Headless , se di novità si tratta, è il risalire alle radici della psicopatologia che ha portato il protagonista a diventare cotanta macchina di morte e un necrofilo della peggiore specie.
La storia narrata nel film è piuttosto elementare, episodica e spesso si ha la sensazione che , come in un film porno, le parti in cui non c'è lo splatter, la necrofilia o il gore, siano meri riempitivi di nessuna importanza che hanno solo il compito di traghettare lo spettatore da una sequenza shockante all'altra.
E per uno spettatore poco smaliziato oppure poco abituato a certe brutalità assortite , l'effetto è assicurato.
Purtroppo per Cullipher sono uno spettatore con un curriculum piuttosto particolare avendo frequentato per lunghi anni un Istituto di Anatomia Patologica ed occupandomi spesso in prima persona di autopsie (e talvolta lo faccio anche oggi per la mia professione).
Credo che il massimo dell'effetto shock in questo tipo di cinema si raggiunge allorché si perviene a uno stato di verosimiglianza assoluta.
Se il cinema arrivasse a simulare fino in fondo la realtà , beh allora sarebbero ondate di brividi che attraverserebbero anche la mia di schiena, pur se abituato in passato a spettacoli raccapriccianti.
Qui purtroppo mi casca l'asino: Headless abdica dalla verosimiglianza per sovraccaricare la messa in scena con il fine ultimo provocare disgusto.
E per quanto mi riguarda provoca l'esatto contrario in quanto quello che vedo diventa improvvisamente tutto finto, fintissimo.
Il nostro serial killer per esempio ha la mania di enucleare i globi oculari e poi di mangiarli: avendo avuto occasione di enuclearli chirurgicamente in animali traumatizzati ( e non è un lavoro così facile perché bisogna scollare con attenzione tutti i tessuti e isolare i vasi sanguigni), vedere lui che con un cucchiaio asporta tutto come se fosse la cosa più facile del mondo e senza che si rompa nulla, mi induce al sarcasmo e non al disgusto.
Evidentemente questa cosa a Cullipher piace perché vi indugia almeno due/tre volte.
Vogliamo poi parlare della facilità con cui il nostro riesce a decapitare le sue vittime con un coltellaccio semplicemente tagliando la gola?
Anche questo falso , falsissimo e non voglio indugare sui particolari.
Dico solo che in Francia inventarono la ghigliottina per un motivo ben preciso e cioè per rendere le operazioni di decapitazione meno penose e difficili, anche ad opera di boia professionisti attrezzati di tutto punto e che sapevano perfettamente dove colpire.
A conti fatti questo film del 2015 che sembra una pellicola del '78 si rivela un gigantesco esercizio di stile.
O forse di non stile.
Così per provocare un po' di shock in più....
PERCHE' SI : buona l'idea alla base, interessante indagare sulla genesi della psicopatologia che anima un serial killer, interessante il modo in cui sono confezionate le sequenza più hard, tra l'onirico e il grottesco.
PERCHE' NO : effetti speciali che a volte fanno notare tutta la loro povertà, spesso ci si allontana dalla verosimiglianza con dettagli shockanti gratuiti, attori a livello amatoriale o poco più.
LA SEQUENZA : il serial killer si trasfigura strappandosi la pelle del volto.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Il ricordo degli anni universitari è ancora dolce,
un peccato non percepire gli odori ( o meglio gli olezzi maleodoranti) in film come questo,
l'uomo è sempre il peggiore di tutti gli animali,
questi film continuano a non appassionarmi, sarà che vedo dettagli sanguinolenti e raccapriccianti praticamente ogni giorno...
( VOTO : 3 / 10 )