“Due giovani amici, annoiati e in cerca di avventura, si recano in Messico in vacanza. Lì entreranno in possesso del Cubo di Le Marchand e saranno così arditi dal provare a usarlo. Porteranno di nuovo in questo mondo Pinhead e i Cenobiti, ma per sopravvivere proveranno a scambiare il loro destino di sofferenze inaudite con quello di qualcunaltro. Ciò porterà morte e dolore nel destino delle loro famiglie”
Clive Barker si dissocia totalmente con un comunicato (piuttosto esplicito) su Twitter, Doug Bradley non ricopre il ruolo di Pinhead e la regia viene affidata allo spagnolo Garcia, autore di dimenticabili prodotti televisivi come Mirrors 2 (2010) e Return to House on Haunted Hill (2007). Con queste premesse si verifica, logicamente, la definizione di un progetto filmico scadente, caratterizzato da una vistosa povertà di mezzi accompagnata da un’imbarazzante incapacità tecnica e narrativa. Persino l’asso nella manica del franchising, che promette nuovi affascinanti cenobiti ad ogni capitolo, viene clamorosamente bruciato: assistiamo a un prigioniero dell’inferno che è un clone economico dell’originale Pinhead! Salvabile il comparto effetti speciali, che non lesinano nelle tradizionali soluzioni gore marchio di fabbrica dell’intera saga. L’attrice tedesca Sanny Van Heteren, nei panni della sensuale protagonista Kate Bradley, potrebbe rivelarsi col tempo una nuova, interessante scream queen. Per il resto, l’oblio.
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