Henning Mankell nel ricordo di un lettore "forte"

Creato il 07 novembre 2015 da Marianna06

Henning Mankell, diviso logisticamente nelle sue residenze tra il sud della Svezia, la Costa Azzurra (Antibes) e l'Africa (il Mozambico, dove aveva fondato il teatro Avenida e prima ancora lo Zambia) è stato uno scrittore  dalla vena inesauribile.

I suoi romanzi hanno avuto lettori in almeno quaranta Paesi e per oltre  quaranta milioni di copie vendute.

Aveva creato il commissario Kurt Wallander e gli aveva posto sulle spalle il compito di fare un ritratto dell’attualità svedese.

Una radiografia del reale sotto la pelle fredda e cupa,  quella nascosta sotto il concetto di “nord” che forse Mankell aveva ben chiaro, proprio perché aveva capito cosa voleva dire “sud”.


Così, quello che oggi è defnito "giallo nordico" (ricordiamo in tema anche lo scrittore Stieg Larsson e i suoi successi editoriali), ha avuto uno dei suoi maggiori interpreti,ma un interprete decisamente diverso da tutti gli altri.

Wallander è uno dei personaggi più riusciti della letteratura contemporanea: vive nella stessa casa di Maigret e Montalbano, ma anche sullo stesso pianerottolo del Fowler dell’Americano tranquillo di Graham Greene, il cui dirimpettaio è Fabio Montale di Jean-Claude Izzo, che convive – in una coabitazione curiosa – con il Maqroll di Alvaro Mutis.

Sono quasi tutti personaggi che, prestati a quello che spesso viene definito “genere”, danno vita invece al romanzo di attualità, che significa economia, politica, criminalità, cronaca.

E ben sapendo che tutte queste cose insieme fanno la Storia.

E' proprio con il piacere di raccontare la Storia, infatti,  che Mankell esercitava il suo mestiere di romanziere.

Mankell è riuscito in qualcosa di molto difficile e per questo lascia un grande vuoto.

È stato uno scrittore impegnato senza volerlo essere.

Con i suoi libri ha militato contro chi è responsabile del dilagare dell’Hiv in Africa, contro gli apartheid di qualsiasi latitudine, soprattutto contro quella che è una piaga incurabile: il razzismo.

Egli amava ripetere una frase del mozambicano Mia Couto: “Ogni essere umano è una razza”. E, ragionava Mankell, con ironia: “Non si può essere razzisti, perchè non si può essere razzisti contro sei miliardi di razze diverse...”.

                        Alberto Riva [ da L'OSSERVATORE CARIOCA-blog]

                           a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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