Hermann Loescher, l’editore tedesco adottato da Torino

Creato il 15 gennaio 2015 da La Civetta Di Torino @CivettaTorino

Un omino canuto e un po’ farcitello se ne sta seduto su una sediolina. In una mano tiene un cappello, mentre con l’altra ficca in bocca una clessidra… sotto di lui un motto (che calza a pennello a questo blog che si occupa di ricordi e memorie):

“E bello doppo il morire vivere anchora…”

Si tratta del logo della casa editrice Loescher, il cui significato rimanda alla potenza dei libri e della cultura, che possono sconfiggere lo scorrere inesorabile del tempo e la morte stessa. In un certo senso, fondando l’omonima casa editrice, si può dire che anche Hermann Loescher (Lipsia, 25 luglio 1831 – Torino, 22 novembre 1892) l’oblio l’abbia sconfitto.

Nel 1861, Hermann Loescher, baldo libraio trentenne pronipote del famoso editore Benediktus Gotthelf Teubner, giunse a Torino, pronto a conquistare con la sua professionalità, cultura e intraprendenza commerciale la capitale del neonato regno d’Italia. Cosa che gli riuscì pienamente.

Iniziò acquistando la libreria internazionale di Via Carlo Alberto 5 (poi trasferita nel Palazzo dell’Università in Via Po 19) e fondando la sua casa editrice, che presto diventò un punto di riferimento nel panorama culturale italiano. Si specializzò nella pubblicazione di classici greci e latini, testi scolastici, opere scientifiche e letterarie e chi più ne ha più ne metta. Pensate che fu Hermann Loescher a pubblicare la prima traduzione italiana delle “Avventure d’Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll, quella con le mitiche illustrazioni di John Tenniel. Era il 1872 e il testo di Loescher uscì in coedizione con quello inglese edito da Macmillan di Londra.
La vicenda imprenditoriale e il successo di Loescher e della sua casa editrice sono ben noti. A me interessa invece la storia che resta sullo sfondo, quella privata. Alcune preziose informazioni le ho potute scoprire osservando la tomba al Cimitero Monumentale di Torino.

Illustrazione di John Tenniel per le “Avventure di Alice nel paese delle meraviglie”, 1872

Uno degli aspetti che mi colpisce ogni volta che vado al Monumentale è la sobrietà dei monumenti funebri di proprietà dei personaggi illustri. Quando penso alle tombe dei “grandi”, me le immagino sempre di dimensioni pazzesche e ricche di decorazioni, magari con epitaffi lunghi come la quaresima… invece, forse per la rinomata austerità sabauda o per la famigerata riservatezza piemontese, o forse perché chi sa di valere veramente non ha bisogno di mostrarlo in modo sfarzoso, la semplicità la fa da padrona (non succede sempre però, sia ben chiaro!).
Così è per la tomba di Hermann Loescher e famiglia. Situata in un’area scoperta, occupa una piccola porzione quadrata di terreno, circondata da una catena sorretta agli angoli da quattro àncore (simbolo di fede e speranza). Al centro, un’alta croce si erge in cima a un piccolo Calvario realizzato con massi di varie dimensioni. Ai piedi del Calvario è la lapide in bronzo con l’epitaffio dell’editore. Si sa dalle cronache dell’epoca che Loescher morì in seguito a una lunga malattia la notte del 22 novembre 1892, alle h 2.30. Il giorno successivo non si tenne il funerale, ma solo l’accompagnamento al cimitero della salma, che venne posta su un carro di prima classe ricoperto di fiori e “tirato da quattro cavalli guidati a mano da quattro valletti, seguito da sette carrozze cariche di bellissime corone” (è probabile che il tutto fu organizzato dalla storica impresa di onoranze funebri Genta, che fino al 1919 fu l’unica di Torino). Alle 16 il corteo funebre si mosse dalla casa di Corso Vittorio Emanuele 16 e arrivò fino al camposanto, dove si svolse “tra la nebbia fitta e mesta” una cerimonia civile.

Vicino alla lapide di Loescher è quella della moglie, Sofia Rauchenegger (Monaco di Baviera, 10 febbraio 1839 – Torino, 23 luglio 1918) e del suocero Benno Rauchenegger. Sofia e Hermann si sposarono l’1 giugno 1865 (chissà come si conobbero? E com’era l’abito delle nozze di lei? Ah, mi perdo a fantasticare…). La Rauchenegger fu una figura molto importante per l’attività lavorativa del consorte. Dopo la morte del marito, Sofia stessa prese in mano la direzione della casa editrice fino al 1918. Nel 1893 si risposò con il letterato e collaboratore della Loescher, Arturo Graf (anche lui sepolto al Monumentale).
Sulle pietre che formano il Calvario è steso poi un drappo funebre in bronzo, dove sono ricordati i tre figli dei Loescher: Sofia, Paolo e Mario, venuti tutti a mancare prima di raggiungere i vent’anni. Sul drappo è scritto:

“Dolore e pianto sono il nostro retaggio – La Madre ideò”

Hermann e la moglie lasciarono che l’eredità dei figli andasse all’Istituto degli Artigianelli Valdesi di Torino, istituzione della quale la coppia fu grande sostenitrice e che si occupava di dare una formazione professionale agli adolescenti valdesi poveri.

Alcune ombre molto cupe caratterizzarono quindi la vita di Hermann Loescher, ma altrettante luci luminose lo accompagnarono durante il suo viaggio sulla terra. Alcune di queste luci non si sono spente e continuano a brillare sulla sua casa editrice, che dal 1861 continua ad essere una delle eccellenze dell’editoria italiana. Merito di quel giovane libraio tedesco che Torino adottò più di 150 anni fa.

Approfondimenti
Leggi l’interessante storia del logo Loescher: Il marchio Loescher. Un omino che beve il tempo e una scritta che promette l’immortalità
Leggi anche: Botteghe storiche di Torino. L’impresa Genta


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