Pesque y pague (2001) (corto)
Sangre en la boca (2008) (corto)
Militante del amor (2008) (corto)
El tango de mi vida (2009)
Sufìa, cumple 100 años (2010) (corto)
El campo (2011) - 2/5
Beirut Buenos Aires Beirut (2012) (TV)
Belón (1970), argentino, ha esordito nel lungometraggio con El campo, dopo molti corti ed un documentario.
-El campo
Argentina/Italia/Francia 2011 - drammatico - 85min.
Una giovane coppia di neo-genitori, Santiago (Leonardo Sbaraglia) e Elisa (Dolores Fonzi) si trasferiscono assieme alla piccola Matilda in una vecchia e cadente magione in campagna, con l'intento di restaurarla. Il clima freddo, la terra brulla, dei vicini di casa gentili ma invadenti, i continui pianti della bambina, i molti scricchiolii della casa marcescente concorrono all'instabilità mentale di Elisa, preda di un'angoscia crescente cui non sa trovare nome nè giustificazione. Mentre il rapporto col marito si fa più teso e l'isolamento dal mondo dinamico della città più opprimente, la donna finisce per cadere preda di un'ansia esistenziale che fatica a fronteggiare.
Le tre dimensioni temporali (passato, presente, futuro) giocano tutte ruoli importanti nel film: la prima è totalmente assente (si potrebbe dire che è "elisa", se mi passate il gioco di parole col nome della protagonista), per cui non sappiamo nulla della vita precedente della coppia (perchè si siano trasferiti lì, dove vivessero prima, che lavoro facciano etc.); la seconda non è altro che la condizione in cui si svolge il film, un tempo indefinito (alcuni giorni? alcune settimane?) nel quale le angoscie del passato e le incertezze rispetto al futuro collidono nella mente di Elisa, sempre più provata emotivamente e "spiritualmente", a metà fra una crisi post-partum, una matrimoniale ed una mistica. La terza dimensione, quella che è maggior causa di pensiero per la donna, è minacciosa, cupa e senza speranza di cambiamento. Mettendo in scena quella che in fondo si può semplicemente descrivere come la presa di coscienza da parte di una persona della miserevolezza della propria esistenza di fronte all'Assoluto (alla Morte, all'Esistenza, al Tempo) il regista Hernán Belòn, qui al suo lungometraggio d'esordio, pone questioni irrisolvibili e tematiche dal sapore Bergman-iano in un Sud America ben diverso dagli stereotipi turistici.
Purtroppo non posso dire che sia un film riuscito: El Campo soffre di diversi problemi, a cominciare dal reparto tecnico: la colonna sonora, quasi del tutto assente, ricopre un ruolo puramente riempitivo con anonime ballate di pianoforte in apertura e chiusura film, per poi tacere quasi del tutto. La fotografia, che a tratti confeziona belle inquadrature (i fari nella nebbia notturna davanti alla staccionata, all'inizio), soffre di inspiegabili deficit focali che spesso sfocano i personaggi. Passando al reparto scrittura, bisogna dire che la sceneggiatura è forse il tallone d'Achille dell'opera: infatti un concept interessante non è stato ben servito da una scrittura fiacca, che riesce a far sembrare ridontanti i risicati 85 minuti di durata; si tratta di una scrittura scarna dialogicamente, descrittiva ma non creativa, metaforica ma non poetica, intimista ma che non scava realmente a fondo nella psiche dei personaggi, i quali rimangono comunque abbozzati: Santiago è il classico marito un po' distratto, che non capisce, per il quale va tutto bene, fastidioso nelle sue premure ed impotente (non sessualmente), mentre lei è la donna emotiva, preda di mille problemi (esistenti e non), che vive un disagio che nessuno può capire, che è sola contro il mondo e sensualmente disperata. La recitazione buona, ma malservita da dialoghi non all'altezza, non riesce a cambiare le carte in tavola.
Un film dalle premesse interessanti condannato da una realizzazione non all'altezza delle ambiziose intenzioni. Peccato.
Voto: 2/5
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