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Heysel: la protesta degli stupidi nel giorno della commemorazione

Creato il 30 maggio 2010 da Juveincampo

Juve, bombe carta e petardi nel giorno dell'Heysel

Juve, bombe carta e petardi nel giorno dell'Heysel FOTO © LaPresse

Nel giorno della commemorazione della tragedia dell'Heysel, una parte dei 1500 tifosi che avevano partecipato al ricordo delle vittime presso la chiesa Santa Rita, nel tardo pomeriggio ha dato vita a una protesta davanti alla sede della società bianconera in Corso Galileo Ferraris 32, a Torino.

Il corteo ha acceso fumogeni e lanciato petardi e bombe carta nel cortile della sede della Juve, che era chiusa. Numerosi cori sono stati intonati contro la società, la dirigenza e le sentenze di Calciopoli. Ci sono stati attimi di forte tensione, poi lentamente la situazione è tornata sotto controllo.


Si è trattato solo di una ventina di stupidi che, usciti dal corteo, hanno acceso fumogeni nel cortile della sede della società juventina ed hanno accennato a proteste contro la società, contro calciopoli e contro la tessera del tifoso. Poi la polizioa ha riportato tutto sotto controllo.

Il giorno più lungo dei tifosi della Juve finisce con una decina di teppisti identificati dalla Digos, perché la manifestazione organizzata per ricordare le vittime dell’Heysel a 25 anni dalla notte più buia del football degenera nel solito triste spettacolo a cui il nostro calcio ci ha ormai abituato. L’impressione è che abbiano ragione l’ex presidente Boniperti e l’ex terzino Cabrini, quando spiegano che «gli inglesi hanno imparato la lezione e sono stati più bravi di noi».
Le stesse persone capaci di commuoversi (abbiamo visto le lacrime rigarne il volto) per una poesia che ricordava Andrea Casula, bambino di 11 anni morto con suo padre prima della maledetta finale di Coppa dei Campioni del 1985, alle sei della sera, dopo aver urlato per le vie della città infamie e insulti di ogni tipo all’Inter, al Toro, a Balotelli e Materazzi, alla polizia, alla vecchia dirigenza, alla squadra (Cannavaro e Zebina) e pure al Liverpool, cioè a tutti coloro che anche in una giornata così sono stati definiti «nemici», hanno finito il loro lavoro lanciando una decina di bombe carta all’interno del recinto che protegge la sede del club in corso Ferraris. Nobile, almeno, lo striscione affisso al cancello: «Impossibile dimenticare, doveroso ricordare».
Altri si sono azzuffati nelle vicinanze, in mezzo all’odore acre della birra, delle canne e dei fumogeni. Delusi dal fatto che a riceverli non ci fosse nessun rappresentante della società, cui avrebbero voluto consegnare una petizione da inoltrare al Comune per intitolare una piazza o un giardino nei pressi del nuovo stadio «ai 39 angeli caduti» (c’è il via libera della Circoscrizione VII e un iter bipartisan già avviato a Palazzo Civico), nonché chiedere (come ha promesso il presidente Andrea Agnelli) che all’interno della nuova casa bianconera sia realizzata una sala della memoria. Ma la manifestazione aveva anche lo scopo, presto diventato preponderante, di invitare la Juve a chiedere la revisione del processo sportivo di Calciopoli: «Rivogliamo indietro i due scudetti». Ecco il perché di tanto odio nei confronti dell’Inter: lungo la marcia sono stati presi a sassate un paio di balconi con bandiere nerazzurre, mentre un ragazzo ha tentato di invadere il centro Sisport dove si allena il Toro. Sarà la Scientifica, dopo aver visionato i filmati, a stabilire se per qualcuno ci saranno conseguenze.


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