Internet non è un mezzo ma un ambiente, così Mario Tedeschini Lalli (NOTA 1) amplifica il ragionamento di Padre Antonio Spadaro concludendo la riflessione dicendo "Non so se riusceremo alla fine a salvare il giornalismo professionale nel nuovo universo digitale, ma è certo che non potremo neppure provarci se continueremo a pensare - a illuderci, in realtà - che “internet” sia solo un altra tecnologia per le comunicazioni."
Quello di filiera editoriale, con la rete, dovrebbe in effetti essere un concetto superato: non più un sistema in cui la dinamica è praticamente broadcast (one-to-many), ma un ecosistema in cui ciascuno è parte della generazione, della contestualizzazione e significazione della notizia in una logica che, per sua stessa natura, abilita le mutue connessioni degli attori che lo abitano (many-to-many) (NOTA 2).
Il fatto, però, è che, se da un punto di vista meramente tecnologico la connessione esiste, è difficile che lo scambio di "prestazioni professionali" (le virgolette sono d'obbligo perchè sto contemplando anche i commenti e le condivisioni dei Lettori) attivato dalla tecnologia si traduca in termini economici/materiali. Mi sbaglierò, ma quando si parla di sostenibilità economica dei modelli di business del giornalismo, ho spesso l'impressione che il soggetto al centro delle discussioni sia la persona giuridica rappresentata dall'Impresa Editoriale, non la persona fisica.
Cosa succederà in Italia quando decollerà il progetto Huffington Post? Sarà replicato anche alle nostre longitudini il modello americano con gli articolisti a zero dollari/euro? Non ci si può solo accontentare di avere una novità (ma sarà davvero una novità?); chiunque in Italia tenga alla causa dell'ecosistema informativo, chiunque auspichi il salvataggio del giornalismo, non può limitarsi a guardare l'HF Italia solo attraverso la sua Home Page. E' vero che a partire dal 2020 ci saranno 90 milioni di lavoratori non più richiesti nel mercato del lavoro per via delle loro sovradimensionate competenze (ironia della sorte, la notizia l'ho presa dall'HF USA); ma questo non significa remunerare chi rende successo all'Impresa con una misera pacca sulla spalla (una stranissima moneta che i Padroni chiamano credibilità!).
NOTA 1: ieri, su PrimaComunicazione, leggo la notizia che un certo Mauro Tedeschini è diventato direttore de ilCentro, il quotidiano locale d'Abruzzo. Scambio così su Twitter un paio di battute dicendo che il nuovo direttore è Mario Tedeschini Lalli. Che, dopo due minuti, ovviamente, smentisce: è un caso di (quasi) omonimia. Come giornalista non valgo granchè :-/ [Mi sono lasciato prendere dall'entusiasmo. Ma non si fa!]
NOTA 2: una declinazione fisica, offline, delle dinamiche abilitate dalla tecnologia l'abbiamo avuta ieri a Trieste dove è radunato il gotha della Rete Italiana e non solo per State of the Net 2012. In un ambiente a cultura broadcast (ricordate Brubetta che gridava "siete l'Italia peggiore!"), l'invasione di palco a metà mattina, sarebbe stata annullata con gli spintoni di qualche bodyguard in abito e occhiali scuri. Ieri, invece, quel tizio ha avuto la possibilità di parlare, con tanto di microfono. D'accordo, è stato, oltre che incomprensibile, davvero inopportuno, ma è evidente che la cultura è diversa, agli antipodi direi. E, quindi, ogni scelta ed ogni indirizzo che viene fuori da tali eventi/eventi/dibattiti deve, quindi, essere all'altezza di tale cultura perchè la locuzione "dal basso" non sia soltanto cool.