Però il disco maturo degli HoF a cosa servirebbe? A prendere il voto alto su Pitchfork? A fare quindici paganti in più a sera nel tour estivo? Cui prodest? A nessuno, e infatti continuano ad incidere il miglior disco possibile: lo svuotapista, quello che metti su per mandare a casa la gente quando decidi che si è fatto tardi e la festa è finita. La missione degli High On Fire è portare l’ascoltatore allo sfinimento, e dopo quattro pezzi generalmente ci riescono. Vedete voi se finita Slave The Hive non è il caso di mettere un secondo in pausa e farsi un bicchiere d’acqua. Per Luminiferous quindi vale un po’ lo stesso discorso fatto per Time To Die qualche tempo fa; gente come gli HoF o gli Electric Wizard sono più di semplici band, sono guardiani dei confini e i loro album continuano a segnare lo spartiacque tra quello che è una parruccata e ciò che è reale. Viviamo in un mondo in cui le celebrity hollywodiane si fanno fotografare sul red carpet in posa con le corna e la lingua di fuori. Se entri da H&M, Primark o un altro di questi grandi magazzini puoi trovare senza difficoltà vagonate di magliette di gruppi opportunamente infighettite o giacchette agghindate con loghi di band fasulle. Per strada è pieno di ragazzine col ciuffo fucsia e la maglietta dei Misfits che non hanno mai ascoltato Earth A.D. La pagliacciata incombe, gli High On Fire sono l’antidoto.