Quando progettiamo un viaggio capita di sostare con la fantasia su una tappa più che su altre. Leggiamo, guardiamo foto, cerchiamo commenti, costruiamo aspettative. Per il viaggio in Sri Lanka la mia mente ha immaginato spesso le valli del tè. Una associazione forse anche troppo semplice quella dell'isola delle spezie con la bevanda più bevuta al mondo, ma non di certo scontata.
Era la prima volta che vedevo una piantina di tè. Fra le mani del nostro autista, un piccolo rametto con tre-quattro foglie. La sua voce mi spiegava che da esse se ne producono ben tre tipi: nero, verde e il pregiatissimo tè bianco. Attorno a me l'inizio di una valle bellissima, verde brillante, il sole, il cielo terso e la sensazione di benessere che i colori mi facevano provare. In quell'acquerello fatto da piccole pennellate, le minuscole foglioline, l'umanità della Hill Valley. L'incantevole paesaggio di questa valle si declina per chilometri e chilometri fra cascate, colline, vegetazione bassa, agglomerati urbani, fabbriche di tè, ferrovia, templi. Un incantevole e armonico luogo dove gli inglesi hanno portato la coltivazione della preziosa pianta dall'India, sfruttando il microclima naturale di questo luogo, che permette senza sbalzi termici di farla crescere.
La Hill Valley però non è solo natura, storia e commercio. Come ogni luogo, anche essa non è solo un luogo fisico, ma è la gente che la vive e la abita. Nell'attraversarla ho incrociato persone lungo la strada, vicino alle loro case con il tetto in lamiera, i cui garage sono adattati a negozi di frutta: bambine con bambini, donne scalze, curve sulle piante, con un sacco sulle spalle allacciato alla testa che, per ore ed ore, per 4 dollari al giorno, tutti i giorni, per 15 chili di tè, lavorano. Se ne raccolgono meno è un problema.
Queste donne, che magari si prestano a una foto con il turista che lascia forse una mancia pari a cinque ore di lavoro, hanno i visi solcati dal sole, la pelle delle mani ruvida, e un'età che non sai definire. Quando le scorgi ti viene da pensare alla tazza di tè della mattina o quella che bevi con le tue amiche, magari in un pomeriggio di chiacchiere e pasticcini, e ti chiedi cosa lei stia pensando di come sei vestita, cosa fai lì e se si è mai immaginata la nostra vita, il nostro mondo. Quando le ho viste camminare scalze la mattina presto per raggiungere i campi con il loro sacco vuoto ho pensato, un po' candidamente, "ma loro immaginano come si vive in quello che si ama definire benessere? Immaginano la nostra vita?".
In queste valli cosi belle, ricche, armoniose si vive alla giornata. Ci si alza, si lavora se c'e il lavoro, si guadagnano 4 euro, si compra il riso per sfamare la famiglia. Si dorme. Se hai la fortuna di rivedere il sole che sorge, e se ci sono le condizioni, la giornata si ripete, così, fino alla fine. Se qualcosa non va, si vedrà. La forza è quella fisica finché c'è, quella morale è la famiglia con le sue reti di aiuto; la religione la forza della speranza.
Se qualcuno ha in progetto di vivere una esperienza di viaggio in Sri Lanka può iniziare a immaginare queste valli, le sue città coloniali in perfetto stile inglese, gli agglomerati urbani, le fabbriche di tè dall'odore avvolgente, le cascate, la vegetazione, la ferrovia che la attraversa. Fra queste cose, mi permetto di consigliare, di lasciare però lo spazio alla gente, alle loro lamiere sui tetti e i piedi scalzi che camminano sui binari, alla loro dignitosa povertà.
Queste persone non mi hanno chiesto nulla, e non mi hanno cercato in nome del benessere che rappresento. Hanno apprezzato però, ringraziando con un sorriso, quando l'autista affiancava i bambini e chiedeva loro se andavano a scuola, per poi lasciare dei piccoli doni, dei quaderni. Queste persone vivono in un paradiso naturale, la cui ricchezza é gestita da multinazionali, in una terra che in fondo non è loro e che non potrà mai, non dico produrre benessere, ma almeno equità. Come a Petra ed in altri luoghi tanto decantati come mete turistiche, io mi sono portata dietro molto di ciò che turistico non è. Perché il tempo può sfumare i ricordi di un paesaggio, le sue forme e i suoi colori, ma non la sensazione di uno sguardo che incrocia il tuo sguardo; ciò che di umano risuona dentro, non lo si dimentica. Non parlavamo la stessa lingua e forse era la mia coscienza che sussurrava, ma io ho sentito queste parole: "Perchè la tua vita deve essere tanto diversa dalla mia?"
Sono stata due giorni nella Hill Valley. Fra le bellezze naturali vale la pena una sosta, anche di una notte presso le Ramboda Falls: vegetazione rigogliosa, scimmie ed il colore blu del cielo!
Attraversare la valle per un lungo tratto di treno da Yala ad Ella. Un viaggio da realizzare con molta pazienza. Il treno può essere in ritardo, ma non si sa precisamente quanto in ritardo. Non bisogna avere fretta, magari occorre una intera giornata dimenticando l'orologio. Si viene però ripagati. Nell'attesa in stazione si può gettare un occhio sulla gente ed i commerci, a bordo si possono mangiare snack offerti dentro a carta di giornale o quaderno, osservare la gente che vi sale.
Poi c'è quello che ti scorre davanti come un film: tre ore di natura, umanità che saluta, coltiva la terra con le mani, cammina sui binari, aspetta il treno che passa. Ci vuole pazienza, tanta pazienza ma ciò che si vede in quelle valli, pur sembrando un film, è ciò che si vive in Sri lanka. Io ho potuto sfiorarlo con lo sguardo, seduta in una quasi confortevole prima classe, con sedili di legno.
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