Un altro elemento che in qualsiasicittà attraversi richiama la mia attenzione è il “passaggio diGodzilla” - e qui capisco sia necessaria una spiegazione. Sonosempre colpita quando vedo un edificio in buone condizioni privo diparte del tetto, o con balconi come corrosi, o ancora – come inquesto caso – scarnificato di uno spigolo. La mia immaginazione mifa pensare che sia passato di qui appunto un mostro enorme – unGodzilla o un King Kong – il quale, nella propria furiadevastratrice, abbia tirato grossolanamente zampate intorno a sé nelproprio cammino.
Il mio problema è che davvero credosia andata così – perché nella mia tendenza all'ordine e allaprecisione non posso pensare a un totale disinteresse per un restauroalmeno conservativo della parte ormai sempre più fragile epotenzialmente friabile dell'edificio in questione.Ok, la smetto di sognare in tutti isensi.
Sono di nuovo sull'Arno. Ho camminatoin una via laterale che rappresenta probabilmente il locale “vicolodei mille profumi” (ce n'è uno in ogni città) sul quale siaffaccia evidentemente il 'retro' di tutto: di ristoranti, di locali,di negozi. In senso contrario al mio ho pure incrociato un tizio –apparente età oltre la quarantina – vestito a metà tra unarockstar e Franco Califano (difficilmente avrei potuto immaginaresintesi peggiore, forse solo l'abbigliamento standard di assicuratorie agenti immobiliari potrebbe batterlo), con bandana sulla testa efisique-non-certo-du-role che m'ha lanciato occhiata da triglia cuiho risposto con sguardo esplicitante un altrettanto chiarissimo “Mastarai scherzando! Fatti una domanda e datti unarisposta, sù!”.
Torno sul LungArno, e nella viuzza chemi ci porta la serranda do un garage ospita l'ennesima comunicazionepersonale a testimonianza della quale vengono però chiamati tutti ipossibili passanti: comunicazione che non è né un avvertimento, néuna promessa, quanto una semplice dichiarazione programmatica. Oalmeno, io la leggo come espressa senza alcuna rabbia – giusto conuna pacificata risolutezza.
Cammino sul ponte e attraverso ilfiume. Ho un grande desiderio di bere qualcosa, e comincio a esserestanca. Mentre torno sui miei passi vero la stazione, incrocioun'area di grande traffico e confusione e lì in mezzo vedo unacostruzione che forse solo nei film e nella mia memoria di bambinadimora ancora. Un distributore di benzina demodé che mi portaindietro a quando ancora i dipendenti di servizi vari per lamobilità, le strade e i trasporti erano dislocati a presidio eregolazione di luoghi di passaggio, e passavano le proprie giornatein angusti gabbiotti rilasciando informazioni o vendendo biglietti...
E sui miei passi io ci tornerei anche,ma alla fine sento ritmi di percussioni che mi sono troppo famigliarie così seguo quelli piuttosto che un immediato ritorno, o la ricercadi qualcosa da bere.Ignoro il nome della piazzetta, oveprima parlavano le rumene sedute sulle panchine e che ora ospita unpalco e un bel po' di gente felice e rapita dalla musica, dal ballo odall'esibizione di alcuni ragazzini che ballano sul ritmo di unabanda che ho poi scoperto essere la FunkOff(made in Vicchio) che loro stessi hanno invitato oggi qui.
Mi godo il concerto, scatto foto,faccio riprese, e così mi congedo dalla città – pensando chequesti giri-in-giro non siano affatto male.
D'altronde, chi se nefrega di conoscere una città da manuali o pagine web, quando hail'occasione di sentirne il paesaggio sonoro e olfattivo in primapersona semplicemente camminando?!