Ho fatto pace con il Re

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Non lo avrei mai detto, eppure ho fatto pace con Stephen King. Quando nel lontano 1985 presi in mano Pet Sematary con l’intento di leggerlo, non sapevo come sarebbe andata a finire. Provai a leggerlo, provai, poi lo accantonai dopo poche pagine e ritornai ad altro. Con l’uscita del film, tentai una seconda volta, e stiamo parlando di 5 anni dopo, circa.
Non riuscivo a digerirlo. Sembrava che la storia non andasse da nessuna parte, con descrizioni di episodi che davano l’impressione di essere lì per gonfiare la storia e sfidare il lettore. Tornerò a parlare del libro fra qualche giorno, preciso, quindi non voglio trasformare questo post in una discussione sul merito o meno di Pet Sematary.

Dai, non fate foto del genere…

Ebbene, fino a 35 anni, non ho preso più in mano nessuna cosa che fosse scritta da King. Ero prevenuto, lo so, ma il ricordo delle sue valanghe di parole per narrare una scena, non mi attiravano. Poi lessi The Body, perché sono un fan sfegatato del film Stand By Me, e sentivo di voler sapere come l’aveva ideata lui. Mi trovai di nuovo davanti a quell’ostacolo, però non mi arresi e lo finii. Lo stesso anno, mi venne caldamente consigliato il saggio On Writing, di cui vi ho già parlato e che considero come ho scritto, un saggio, non un manuale di scrittura vero e proprio. Qualche consiglio su come non arrendersi e aprire gli occhi, per poter poi trasportare le cose su carta.

Buh!

Iniziai ad apprezzare un po’ di più il King uomo e conversatore, tanto che acquistai a occhi chiusi It e una nuova copia di Pet Sematary. Quella vecchia non so dove sia.
Ma è passato un anno e mezzo prima che mi decidessi a riprovare a leggere quel libro che mi tenne lontano da King, e devo dire, senza anticipare nulla della recensione, che mi è piaciuto.

L’edizione che avevo io

Ora, non credo che King sarà per me da questo momento in poi un punto di riferimento o l’autore di cui devo recuperare e leggere tutto, anche perché It per ora resta lì dov’è, ma la mia stima è aumentata, nonostante scriva commettendo quelli che lui considera “errori” e sconsiglia caldamente di evitare, tra cui:

  • Non perdere tempo, non annoiare il tuo lettore con introduzioni infinite e aneddoti sulla tua vita.
  • Elimina il testo inutile. La rilettura è il momento giusto per rimuovere le frasi e le parole superflue, per dare chiarezza al messaggio. E affilarne l’emotività.

Rido bonariamente di questi due punti, che fanno parte dei suoi consigli, anche perché diciamocelo, King gira intorno alle cose, anche se poi spesso e volentieri, servono alla storia. Diciamo che la prende larga quando si tratta di farci immergere nei personaggi e le loro vicende. Non è un maestro di sintesi insomma, anche se la sua prosa è molto più gradevole di altri scrittori fiume.

Chiudo con un parere sul fenomeno King. Oltre alla tenacia, descritta da lui stesso in On Writing quando parlava della sua carriera di scrittore, riguardo ai rifiuti ricevuti (l’episodio delle lettere appese al chiodo nella sua stanza da letto è divertente, ma fa riflettere), va fatto notare che la sua storia è perfetta per incarnare l’American Dream, il sogno di essere pezzenti oggi ma di poter diventare benestanti domani. Una visione platonica insomma di una Repubblica in cui lo scrittore miliardario di oggi, stava morendo di fame ieri, e che assume certi connotati leggendari in alcune descrizioni. Memorabile quella del suo agente che non riusciva a telefonargli per dirgli del contratto da 200000 dollari (se ho sbagliato la cifra, correggetemi), perché King non aveva pagato il conto telefonico. Gli stavano pure per staccare la corrente.
Ecco, questa parte può essere vera, ma preferisco non pensarci e limitarmi al King che ha fatto carriera, è diventato un fenomeno letterario, televisivo e cinematografico scrivendo… horror, fantasy e thriller. Questo importa, che uno degli scrittori più letti e venduti, scrive bene e narrativa fantastica. Tenetevelo bene a mente.

Writing isn’t about making money, getting famous, getting dates, getting laid, or making friends. In the end, it’s about enriching the lives of those who will read your work, and enriching your own life, as well. It’s about getting up, getting well, and getting over. Getting happy, okay? Getting happy.”


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