Per quanto ora segua il percorso buddista, sono nata in un paese di cultura cristiano-cattolica ormai ben consolidato, come il nostro. Fin da bambina, ho dato quasi per scontato la parola “angelo” e il suo simbolo, e il suo significato. Come rappresentazione “fisica”, siamo abituati a descrivere l’angelo come un essere antropomorfo, non marcatamente né femminile, né maschile, di aspetto bellissimo, lunga veste bianca o di colori pastello, un’espressione dolce e amorosa sul viso, grandi ali bianche o azzurre. Molti dei nostri pittori, dal Medioevo in avanti, ci hanno aiutato a consolidarci questa immagine mentale dell’angelo.
Circolano preghiere apposite per l’angelo custode, che i bambini recitano abbastanza facilmente (ma io non facevo parte del numero, confesso), abbondano i libri su di loro, di ogni taglio e lingua, nelle nostre espressioni di tutti i giorni spesso usiamo la parola angelo, e quasi sempre a sproposito.
Ora, qui non voglio iniziare una discussione teologica impegnata su questa figura affascinante, perché non ne sono minimamente in grado, e non rientra nelle mie intenzioni.
Desidero parlare, invece, di come gli angeli sono meno lontani da noi di quanto si potrebbe pensare, arrivando addirittura a incontrarli “concretamente” nelle nostre vite quotidiane. Un ottimo esempio è costituito dai libri di Anna Fermi, come Ho incontrato il mio angelo, e Vivere con gli angeli.
Confesso che il titolo del primo non mi piace molto, solo perché mi lascio fuorviare da alcuni influssi melensi di provenienza Harmony (sento già una levata di scudi dai sostenitori del genere, ma sono sincera quando affermo che non c’è nulla di pesante in questa mia opinione), e di una certa letteratura sdolcinata e un po’ superficiale. Tuttavia, questo è il mio filtro mentale, che esiste apposta per essere superato e messo da parte.
Una volta andati oltre questa “barriera” mentale (parlo per i cuori di granito come il mio, ma dotati di una certa elasticità), ci si trova di fronte ad un bellissimo libro incoraggiante.
Prima di pensare che sono caduta in un barattolo di miele, soffermatevi a considerare il significato della parola Amore che, insieme a Cuore, sono fondamentali nella vita umana, e per questo fortemente discusse, fraintese, tradite, denigrate e sminuite. L’Amore è la forza e l’energia che ci spingono ad aprire gli occhi al mattino e a dedicarci a noi, alle nostre occupazioni, alle nostre famiglie, superando anche a denti stretti tutta una serie di difficoltà e avversità che ci metterebbero in ginocchio, se non avessimo il tamburo eterno del nostro cuore fisico in petto, che ci ricorda con i suoi battiti che il nostro migliore alleato è la Vita, sempre.
In Ho incontrato il mio angelo, questo aspetto emerge molto bene ed è quello che tiene avvinti fino alla fine. E’ il racconto di un’esperienza umana intessuta di gioie e dolori, condotta nella luce del contatto angelico. Un aspetto molto chiaro è che vivere con gli angeli (che ricorda il titolo del secondo libro) NON significa vivere una vita di sole gioie, sotto una cascata sempiterna di petali di rosa, protetti e cullati da musica celestiale. Niente e nessuno, men che meno gli angeli, ci possono risparmiare dolori e angosce di varia natura. Se queste fanno parte della nostra esperienza (e noi siamo qui per sperimentare vivendo e vivere sperimentando), sono nostre e come tali dobbiamo trattarle: sono i nostri bagagli e non ci sono portantini di nessun genere, nemmeno quelli con le ali. Possiamo solo chiedere aiuto per essere più forti e portare più agevolmente quelle valigie che talvolta si appesantiscono come macigni.
Se siete cercatori, leggete questi libri e guardatevi dentro e intorno. Se cercate incoraggiamenti per situazioni dolorose o appoggi per i dubbi che vi tormentano, prendetevi il tempo per leggere e ascoltare un altro punto di vista; potete anche non condividere l’amore per gli angeli, ma sapere di non essere soli e di possedere doti interiori, TUTTI, che ci possono far vivere davvero una vita piena e felice, potrà aiutarvi a ripartire, aprendo occhi e orecchie.