Sono nel silenzio, intenso, avvolgente della mia anima.
Sento che sta ricominciando, a piccoli passi, un piede davanti all'altro, con un pò di timore, gli occhi socchiusi per non farsi abbagliare dalle luci intense del giorno. Dolcemente come una goccia di pioggia che scivola sopra ad una foglia, silenziosamente come una piccola piuma arruffata dalla brezza del vento.
E' il primo giorno della mia nuova vita.
E' venuta alla luce. Cosparsa da lacrime calde, straziata da colpi di lame taglienti, attraverso profonde voragini di infiniti lamenti e sonore parole di sangue.
Ho incontrato me stessa. L'ho spinta fuori dal guscio di amianto, l'ho stanata come si fa con le prede selvatiche. Non le ho teso la mano, le ho stretto un laccio attorno alla gola e l'ho spinta ad uscire da me, per farsi vedere, per farsi conocere, per farsi strappare di dosso l'intero vissuto, per farsi trovare, nuda ed urlante, per farla parlare, per farle ascoltare la voce che usciva dal cuore gelato, per farle rivivere tutti gli sbagli e guardarli, incontrarli, ammetterli e gettarli con tutto lo strazio che aveva a riversarsi sul pavimento di marmo gelato.
Ho dovuto avere il terrore di perdere tutto, ho dovuto lasciarmi cadere nel vuoto... gli occhi chiusi... a salvarmi c'era solo me stessa.
Ed io ero li, con il cuore dentro alle mani bollenti ad offrirmi a chi stava a sentire, oltre a me stressa, vittima del mio stesso dolore.
Ora che è uscita fuori da me, potrà ritornare a sorridere. Potrà volteggiare serena godendo del sole d'aprile, libera di essere nome, persona, donna e bambina... serena del proprio futuro, se futuro sarà, libera di tornare a guardare se stessa, pulita e lucente, ed amarsi per quello che è.
Rinata....