Ho paura della morte, ma vivere è stato un privilegio: Oliver Sacks
Creato il 30 agosto 2015 da Chaneltp
@CryCalva
Oggi 30 Agosto, abbiamo appreso con tristezza la notizia della morte dello scrittore e neurologo Oliver Sacks che all'età di 82 anni perde la battaglia contro il cancro. Lui stesso a Febbraio aveva annunciato la sua malattia e, purtroppo, è arrivato il tragico epilogo.
Per ricordarlo, vogliamo parlarvi delle sue opere, per chi non lo conoscesse.
Neurologo e scrittore, docente di medicina e amante della cultura, Oliver Sacks (tra i tanti meriti) ha sicuramente quello di aver portato all'interno di diversi romanzi, in maniera anche tecnicistica ma sempre romanzata, il mondo della medicina (tanto da essere stato definito "il poeta laureato della medicina contemporanea") e in particolare il suo tratteggiando personalità affette da disturbi neurologici chiarendo la maniera in cui il cervello si rapporta con la percezione, la memoria e l’individualità. La mente umana descritta nel suo fascino e nella sua intricata trama ancora sconosciuta e misteriosa.
RISVEGLI
Tra il 1917 e il 1927, una grave epidemia di encefalite letargica (malattia del sonno) invase il mondo. Quasi cinque milioni di persone furono colpite dal male. Poi l’epidemia scomparve, improvvisamente e misteriosamente come era sopraggiunta. Una minuscola frazione dei malati sopravvisse, in una sorta di perpetuo torpore, fino al 1969, quando un nuovo farmaco, la L-dopa, permise di risvegliarli. Oliver Sacks, fra il 1969 e il 1972, somministrò questo farmaco a più di duecento malati al Mount Carmel Hospital di New York. Risvegli racconta le storie di venti di loro. Ciascuna delle persone di cui Sacks qui racconta è un mondo a parte, ma tutte sono unite da una caratteristica: quella di aver passato la maggior parte della loro vita in una zona inesplorata e muta, vicino «al cuore oscuro dell’essere», e di essere stati sbalzati dalla «notte encefalitica» verso le «tribolazioni» e le meraviglie del risveglio.
L'UOMO CHE SCAMBIÒ SUA MOGLIE PER UN CAPPELLO
L'autore racconta alcune sue esperienze cliniche di neurologo e descrive alcuni casi di pazienti con lesioni encefaliche di vario tipo, che hanno prodotto i comportamenti più dolorosi e imprevedibili. In ogni capitolo Sacks descrive alcuni casi clinici particolari che gli è capitato di incontrare nella sua esperienza come neurologo di una casa di cura statunitense. La componente umana di ogni sua storia, la realtà del paziente, viene descritta con toni a volte umoristici, a volte molto pietosi e dolorosi, mentre l'analisi clinica sulle cause che hanno provocato questo particolare tipo di comportamento è sempre precisa e rigorosamente scientifica, pur producendo talvolta anche riflessioni filosofiche (e, raramente, anche religiose) sulla natura più profonda della malattia in sé.
L'OCCHIO DELLA MENTE
Lilian Kallir è una brillante pianista che predilige Mozart: una sera, allorché deve affrontare il Concerto n. 21 (quello col famoso Andante), la partitura diventa di colpo un intrico di segni incomprensibili; è l’esordio di una neuropatologia che le impedirà, se non di scrivere, quanto meno di leggere e altererà la sua percezione sino a farle confondere un violino con un banjo o un rasoio con una penna. Sue Barry è riuscita a diventare neurobiologa nonostante una menomazione invalidante: una forma di strabismo che inibisce la visione stereoscopica, sicché gli occhi sono attivi uno per volta, in alternanza, senza mai potersi coordinare; per lei, la profondità e la terza dimensione sono categorie puramente immaginarie.
VEDERE VOCI
In questo libro Oliver Sacks abbandona il terreno dei disturbi neurologici per indagare un altro mondo, che generalmente viene ignorato: il mondo dei sordi. Qui, come in altri casi di menomazione, Sacks riesce a scoprire che il meno può anche nascondere un più: per esempio, una capacità acutissima di sviluppare l’esperienza visiva – base, questa, su cui si è formato un affascinante linguaggio visivo, i «Segni», che permette ai sordi di costituire comunità. Ancora una volta, è l’enorme dono di empatia, in Sacks, a guidare l’indagine, che toccherà alcuni problemi fondamentali del rapporto fra parola, immagine e cervello, ma anche renderà conto di esperienze dirette dell’autore, sino alla sua partecipazione alla rivolta nell’unica università per sordi al mondo, la Gallaudet University, nel marzo 1988.
ALLUCINAZIONI
Charles Bonnet, naturalista ginevrino del Settecento, si era occupato di tutto: dall’entomologia alla riproduzione dei polpi, dalla botanica alla filosofia. Quando seppe che suo nonno, ormai semicieco, iniziava ad avere «visioni» di strani oggetti flottanti e di ospiti immaginari, volle stenderne un minuzioso resoconto, che passò inosservato per oltre un secolo e mezzo. Oggi la sindrome descritta da Charles Bonnet, che collegava l’insorgere di stati allucinatori con la regressione della vista – come se il cervello intervenisse, a modo suo, per compensare il senso perduto –, è ormai riconosciuta dalla letteratura medica, anche se viene raramente diagnosticata perché le allucinazioni sono associate alla demenza, alla psicosi, e chi ne soffre tende spesso a tacerne. Ma non è sempre stato così: in altri tempi e in altre culture, gli stati alterati di coscienza venivano percepiti come condizione privilegiata – da ricercare e indurre con la meditazione, l’ascesi, le droghe – e hanno influenzato l’arte, il folclore, il senso del divino. Con questa «storia naturale delle allucinazioni» Sacks aggiunge un ulteriore tassello alla sua «scienza romantica», capace di tramutare la casistica medica in una forma d’arte empatica.
Avete letto alcuni di questi libri o altri?
Che ne pensate?
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