Questo tempo potrebbe essere impiegato a guardare il paesaggio e pensare. Inconcepibile.
Il cellulare di ultima generazione si muove da una mano all'altra. Ogni tanto riprova a fare il numero ma la linea resta il tempo sufficiente per dire "era caduta la linea", informazione peraltro inutile da dire perché ovvia. I preziosi servizi della telefonia mobile non ti lasciano mai solo, appena la linea torna un messaggio avverte immediatamente te e l'utente chiamato che potete di nuovo chiamarvi. Che meraviglia! Le dita partono veloci nello sprint ma un'altra galleria è in agguato pronta ad inghiottire il treno, "Pronto, pronto, pronto", la linea è caduta di nuovo. "Che tortura avere solo una tacca!" Sbuffa, l'idiota.
Abbia pazienza, lungo questo percorso non c'è linea, per via delle gallerie non è possibile usare il cellulare. Non è possibile farlo? Che bestemmia è mai questa?! Ci sono gallerie dove si può tranquillamente parlare....
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Già in un'altra occasione ho annotato sul mio taccuino l'edificate dialogo al cellulare cui, mio malgrado, ho dovuto assistere in treno, lungo la stessa tratta. Quello che riporto oggi è più didascalico ma la sostanza non cambia. Che dire? Sto diventando sempre più insofferente di fronte a questi episodi. Sono convinto che dopo l'automobile i cellulari siano l'altro oggetto che fa degli umani la propria protesi. In altre parole le automobili si servono degli umani per spostarsi, mentre i cellulari se ne servono per rimanere in contatto. Questo sembra accadere un po' con tutti gli oggetti che invece di emanciparci da un bisogno creano delle vere e proprie dipendenze ma nel caso di automobili e cellulari siamo ormai a livelli che urge un programma di disintossicazione.