Ho sparato a Andy Warhol – Mary Harron

Creato il 04 ottobre 2013 da Maxscorda @MaxScorda

4 ottobre 2013 Lascia un commento

Un film come questo casca proprio a fagiolo, perche’ e’ da un po’ che seguo le orme dell’artista newyorkese anche attraverso opere collaterali, poi perche’ offre l’opportunita’ di approfondire un personaggio come Valerie Solanas.
Sbandata, prostituta, lesbica, femminista e a cervello non ci stava proprio tutta, certo e’ che il fato non si puo’ dire le abbia sorriso. Ricordata piu’ per aver sparato a Warhol che il resto, ancora oggi restano certi suoi scritti, in primo luogo "SCUM" il suo personalissimo manifesto nel quale la definizione piu’ gentile dell’uomo e’ "vibratore ambulante". Oggi una cosi’ arriva al massimo a "Danzando sotto le stelle" ma nella meta’ degli anni ’60 col gioco chi-la-spara-piu-grossa-vince appena agli inizi, ha avuto le chance di dire la sua, anche perche’ le Solanas a quel tempo e per qualche periodo ancora, ai party le ricercavano come i barboncini dipinti di rosa o le sottocoppe in peltro.
L’incontro con Warhol che non a caso la trattava come una curiosa bestiola, non pote’ fare altro che amplificare il suo disagio mentale, al punto da sparargli per ragioni valide solo nel suo cervello. 
Solo allora il mondo intero la conobbe e trent’anni dopo, Mary Harron decide di beatificarla in un film.
Biopic interessante, entusiasta con moderazione, voglio dire, far passare la Solanas per un genio e’ alquanto grottesco ma alla fine con un certo grado d’onesta’, la regista mostra luci e altrettante ombre.
Oltre che per una regia pregevole, snella e veloce, bel montaggio e buona fotografia, la struttura si regge in piedi grazie alla protagonista Lili Taylor, attrice che gia’ in passato ha dato prova di grandi performance, a sua volta un soggetto particolare che ben incarna una bellezza femminile rude e mascolina. Non mi e’ chiarissima la scelta Jared Harris come Warhol perche’ non solo non c’assomiglia per niente, pare Laurence Fishburne imparruccato biondo ed anche a mimica non e’ che faccia una gran impressione ma servirebbe sentirlo in originale per avere un quadro completo.
Per il resto nessuno scende sotto il buon giudizio, regista inclusa. Convincente Stephen "Candy" Dorff.
Un bel "come eravamo" per non rimpiangere, piu’ compiangere in fondo.

Scheda IMDB


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