La regista Giorgia Farina mette un po' troppa carne al fuoco di una commedia che ha anche delle trovate divertenti e il “club” delle disperate che si ritrovano ai giardinetti alla corte dell'ex segretaria di uno studio medico che grazie al ricettario smercia di tutto, dagli ansiolitici agli anoressizzanti è la perla del film.
Anche l'idea per uscire dal solito cliché tele/cinematografico della manager arrivista che si scopre un cuore d'oro non è niente male purtroppo viene a mancare un unico registro stilistico: se la commedia virata in fiaba dark grazie al look della protagonista ispirato alla Regina di C'era una volta con tanto di invettiva malefica in una notte di tuoni e saette è stato il motivo che mi ha portato in sala, dopo il colpo di scena tutto si falda, dallo stile narrativo ad alcuni snodi del plot che vengono tirati via.
Altrettanto confuse sono le tematiche del femminile sempre appena accennate e mai portate a fondo con coerenza. Il triangolo Anita, Paride (il suo capo e padre di suo figlio) e Biagio (l'avvocato che Anita sfrutta per la vendetta) è formato da tre elementi disfunzionali ma per tutti la spiegazione sta in un simpatico siparietto sulla difficile infanzia con genitori inadeguati e viene solo da chiedersi perché questi tre così segnati dal rapporto parentale ci tengano così tanto a essere a loro volta genitori, sì certo all'inizio è un figlio non voluto ma con il suo arrivo tutto si aggiusta perché che l'arrivo di un bebè sia sempre la soluzione deus ex machina è un cliché di cui il cinema italiano non si potrà mai liberare, ben più inamovibile di quello trito della donna che ha smesso di mangiare pasta da anni per mantenere la linea.