“Hogard faccia di drago” di Mirco Maselli, Lapis

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Non è frequente che un romanzo per bambini sia scritto e illustrato dalla stessa mano, ma se l’autore proviene, come Mirco Maselli, dalla formazione di illustratore e sceneggiatore di fumetti questo può accadere ed il risultato è un libro brioso e animato la cui parentela stretta con il racconto grafico è evidente.

“Hogard faccia di drago”, edito da Lapis, è scoppiettante e movimentato, allegro e colorato.
Una lettura sicuramente accattivante, attrattiva per i bambini che hanno già acquisito le competenze della lettura autonoma ma hanno ancora bisogno di cimentarsi con testi brevi, agili, alleggeriti e rallegrati da ampie e numerose illustrazioni.

Le figure infatti acquistano qui un ruolo di primo piano, non soltanto accompagnando la narrazione verbale ma anche integrandola, aggiungendo alle parole una buona dose di humor e vivacità, e perfino, in alcuni punti, colmando di senso parte del racconto.
E’ un tratto mosso, fumettistico, buffo, adatto ad una storia rocambolesca, avventurosa, con battaglie, magie e colpi di scena.

Siamo nella leggendaria terra di Camelot ma è passato qualche tempo da quando Re Artù e i suoi fedelissimi della celebre Tavola Rotonda amministravano il regno con giustizia, fedeli ai valori del Codice dei Cavalieri.
Una fata cattiva, Morgana, e il suo figlioccio tonto ma crudele, Il Cavaliere Nero, siedono ora sul trono facendo il bello e il cattivo tempo a discapito dei poveri sudditi.
Sembrerebbe tutto perduto – perfino Lancilotto è decaduto dal suo passato prestigio – quando il caso ci mette lo zampino facendo sì che un grosso uovo di drago finisca tra le mani di una goffa e vecchia strega.
Magagna – nomen omen, anzi donna – combina un bel pasticcio tra pozioni e progetti per la cena; ed è così che dal suo pentolone, nel quale è caduto per sbaglio l’uovo assieme ad ingredienti magici, esce fuori Hogard, uno strambo personaggio dalle fattezze umane e il testone di drago.

Hogard, nonostante la forza di mille uomini, è delicato e ingenuo come un bambino cresciuto. Inconsapevole delle sue anomale sembianze, e scoraggiato da tutti a mostrarle, è convinto di essere un ragazzo, figlio della stregaccia (la quale non può certo dirsi una madre affettuosa…)

E’ un incontro fortuito a cambiare il suo destino: quello con il leggendario Mago Merlino, ritiratosi a vita privata dopo la disfatta dei suoi protetti cavalieri.
Merlino e Hogard si trovano per caso – e il pensiero va a “La spada nella roccia”, il romanzo di White e, anche, la versione cinematografica d’animazione nota ai più – ma il primo subito intuisce le potenzialità del secondo e, come fosse un novello re Artù ragazzino, lo fa suo discepolo.

Da qui le vicende accelerano rapidamente e il regno di Camelot può finalmente sognare – e poi acclamare – un salvatore in grado di sconfiggere la malvagia fata Morgana e il suo arrogante fantoccio Cavaliere Nero.

Un romanzo frizzante e divertente dove l’eroe non è bello e aitante ma ha il cuore puro e crede indefessamente negli ideali, dove essere ingenui non è un peccato ma una dolce virtù, dove la semplicità e la nobiltà d’animo sono ricompensati dal trionfo sui prepotenti e dalla conquista del vero amore (che per una volta non è per la ricca principessa ma – evviva – per una amabile popolana).
Tra incontri, battaglie, rivelazioni e sortilegi, il tutto condito da azione e molta ironia.

Hogard, come molti protagonisti di romanzi per ragazzi, è un simpatico mezzosangue che della sua diversità fa forza e non debolezza, che vince col coraggio spontaneo e irrinunciabile dei giusti.

Oltre al buffo draghetto, tra le pagine tanti altri gustosi comprimari, dall’intraprendente Merlino alla gentil Fiamma, dal bravo oste al minaccio prima e complice poi drago alato.

Ma il suo meglio in quanto a tratteggio ironico, a mio parere, l’autore lo riserva ai malvagi, o anche ai semplici infidi. A loro va uno sguardo beffardo che ne esalta le piccolezze facendoli apparire, agli occhi dei giovani lettori, ridicoli.
Macchiette di cui ridere con gusto, perfino quando fanno delle sonore e giuste brutte fini.

Una narrazione, sia verbale che iconica, sorridente e ammiccante, che pare elargita proprio con l’intento di divertire, far evadere con la fantasia e col buon umore, regalando così alla lettura una veste di giocosa, e gioiosa, avventura.

(Età consigliata: dai sette anni)

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