“Home sweet homeless”: Mostra fotografica di Matteo Bastianelli. Fino al 2 Marzo @ WSP Photography

Da Collettivowsp @collettivowsp

“Home sweet homeless”, una storia come altre, una tra il miliardo e seicento milioni (secondo le ultime stime di Habitat International Coalition) di storie di senzatetto nel Mondo. Questa è la storia di Patrizia. Cinquantatre anni da un mese. Da otto anni in strada. Porta ancora addosso, e dentro, i segni di un pestaggio di quattro anni fa. Le basta poco per vivere: il cibo della Caritas e i cinquanta euro di sussidio dell’assessorato ai servizi sociali. Questa è Patrizia dal 2003: un matrimonio finito male e lei finita in strada. Ora la sua “casa” a cielo aperto è uno spiazzo vicino la stazione ferroviaria di Velletri, un paese ad una quarantina di chilometri a sud di Roma. Fili tesi tra gli alberi: il guardaroba a più ante. E sotto i suoi vestiti stesi: scarpe. Ballerine, stivali, anfibi e ancora ballerine. Ne è legatissima, li mostra con vezzo; l’essere donna è qualcosa che si ha dentro, non si scorda. Mai. Poco più in là una vecchia Panda e, da poco, una roulotte, sono la sua di camera da letto. «Io non so come iniziare e come finire», il suo non è un racconto facile da seguire. I suoi ricordi sono lucidi ma sfilacciati nelle parole, persi nelle metafore: «mi chiamano la morta vivente. Io da morta sono tornata sulla terra in carne ed ossa. Gli altri non lo possono fare», e con la testa torna indietro al momento del suo divorzio, la sua morte simbolica e la sua resurrezione ad una nuova vita. Da strada. Due vecchie fotografie strette nelle mani. Non le lascia. È il suo legame più forte, il suo dolore più grande. Un dolore che ha due nomi: Marco e Michele. I suoi due figli.

(c) Matteo Bastianelli

Matteo Bastianelli è nato nel 1985 a Velletri (Roma), è un fotografo freelance e giornalista pubblicista. Dopo la maturità scientifica, frequenta la Scuola Romana di Fotografia. Attualmente è impegnato nella realizzazione di progetti a lungo termine sulla condizione di vita dei senzatetto, sui centri sociali a Roma, sul sistema sanitario in Croazia e sul genocidio operato dai serbi nei confronti dei musulmani bosniaci tra Cerska, Srebrenica, Tuzla, Mostar e Sarajevo, dove, a 15 anni di distanza dalla fine della guerra, ancora 30 mila persone mancano all’appello. Le sue immagini sono state pubblicate su alcuni dei maggiori quotidiani nazionali, tra cui il Messaggero, il Corriere della Sera e Liberazione. Con il lavoro “A silent scream for life” realizzato a Gornja Bistra, 30 chilometri di distanza da Zagabria, dove sorge il più importante Ospedale Pediatrico speciale per malattie croniche della Croazia, si è classificato al primo posto per il premio portfolio di Foliano Fotografia 2009 e ha ottenuto il premio Photo District News annual competition in photojournalism a New York nel 2010. Sempre nel 2009 si classifica al secondo posto come miglio portfolio al Festival di Fotografia di Roma e al terzo posto a Fotoleggendo. Con il lavoro “The Bosnian identity” invece ha vinto da poco un altro premio a Zagabria, l’Internaional Photo contest Art of Emotion promosso dalla rivista Blur Magazine. Negli ultimi tempi Matteo Bastianelli si sta cimentando nella realizzazione di documentari che utilizzano sia lo strumento della fotografia che quello del video digitale. Nel corso dell’incontro verrà presentata la sua mostra fotografica allestita per l’occasione a WSP Photography e  proiettati i seguenti lavori.

La mostra è stata inaugurata il 24 febbraio all’interno del ciclo di incontri “conversazioni di fotografia” insieme alla proiezione dei  lavori multimediali di  Matteo Bastianelli e sarà visibile fino al 2 Marzo.



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