Homefront (di John Milius e Raymond Benson)

Creato il 13 dicembre 2013 da Mcnab75

Homefront – La voce della libertà
di John Milius e Raymond Benson
Multiplayer edizioni
327 pagine, 19 euro

Sinossi

Siamo nel 2025 e l’America arriva da una depressione economica che l’ha portata ad una guerra sociale dopo la crisi del petrolio: mai gli Stati Uniti si erano trovati in una situazione così drastica. Ecco quindi che i peggiori nemici della nazione si stanno organizzando per un grande assalto: la Corea, sotto il governo del figlio di Kim Jong-il, attacca gli Stati Uniti senza lasciare possibilità di scampo. La più grande potenza mondiale cade sotto l’incapacità di organizzare una replica all’assalto.

In un piccolo tentativo di resistenza, Ben Walker, un reporter, che si fa riconoscere con lo pseudonimo di Voce della Libertà, organizza una spedizione per spiare e colpire dall’interno le forze coreane; la guerra è solo all’inizio e il contrattacco coreano non mancherà ad arrivare.

Commento

Da qualche tempo il mondo dei videogiochi sta fornendo quintalate di materiale ai romanzieri che vogliono ambientare novelization, espansioni o sequel/prequel basati su scenari notissimi ai giovanissimi e ai videoplayer più appassionati. Questa strana categoria di libri sta guadagnando sempre più spazio nelle librerie (fateci caso), e oramai è piuttosto comune trovare romanzi ispirati al mondo di Doom, di Resistance, di Dead Space, di Resident Evil etc etc.
Io non gioco più da anni, perciò mi sfuggono i parallelismi tra le versioni cartacee e quelle videoludiche dei vari titoli proposti, a meno che non si tratti di roba vecchia come il sottoscritto (vedi alla voce Doom, di cui abbiamo parlato parecchio, nelle ultime due settimane.).

Homefront per esempio mi era pressoché sconosciuto, pur possedendo quegli elementi che mi attraggono nella scelta di un libro di genere: forti elementi distopici e fantapolitici, scenari di guerra, richiami catastrofisti.
E poi c’è quel nome in copertina: John Milius. Una leggenda, a suo modo: regista di film strepitosi quali Conan il barbaro, Alba Rossa e Il vento e il leone. Sceneggiatore di altrettanti cult come L’ispettore Callaghan e Apocalypse Now. Dite poco?
Sperimentarlo nelle vesti di scrittore era una tentazione forte, infatti ho ceduto senza troppe riserve. Tra l’altro questo Homefront richiama fin troppo esplicitamente proprio Alba Rossa, uno dei miei film distopico/ucronici preferiti. E non è finita: la storia di Homefront è molto, molto simile al remake di Alba Rossa, quella cosa brutta di cui abbiamo parlato qui.
Beh, qual è il giudizio sul romanzo in questione?

Fatemi fare una premessa: Homefront è un romanzo superiore alla media delle novelization tratte da videogiochi*. Detto ciò, il libro è godibile, scritto in modo lineare, semplice ma scorrevole, senza picchi verso l’alto, ma privo di clamorose cadute di stile o di ritmo.
Certo, il presupposto su cui si basa la trama è assai poco credibile: la Corea unificata sotto bandiera comunista che assalta e conquista gli Stati Uniti indeboliti dalla crisi economica mondiale? Probabile quanto l’invasione Cubano-Nicaraguense di Alba Rossa, a eccezione che nel film c’erano i russi a fare da terzo incomodo, mentre qui i coreani fanno tutto da soli.

L’invasione è resa possibile da un attacco preventivo con armi elettromagnetiche che mette KO la tecnologia americana**. E già qui la credibilità va a farsi friggere… Poi i comunisti cattivi attaccano via nave, via cielo e attivando degli agenti dormienti da anni presenti sul suolo statunitense. E, mancando il paladino dell’anticomunismo, Silvio Berlusconi***, Washington non può che capitolare.
Insomma, lo scenario è quasi da burletta. Certo, se ci fossero i cinesi al posto dei coreani, forse la cosa avrebbe più senso (ammesso che la Cina abbia qualche convenienza ad attaccare il paese che gli deve miliardi di dollari!).

Se si riesce a non far caso a queste macroscopiche invenzioni fantabelliche, ci si può gustare una storia che, ancora una volta, richiama al noto film di Milius Alba Rossa: truppe d’invasione sul suolo americano, governi fantoccio, partigiani, reparti militari che rimangono fedeli alla bandiera, il resto del mondo che rimane a guardare etc etc.
Insomma, niente di nuovo all’orizzonte, con molti cliché e stereotipi a profusione. Tuttavia è una storia che appagherà senz’altro i gusti dei lettori fortemente “specializzati” in un determinato tipo di romanzi. Se però cercate un livello narrativo un po’ più complesso, questo romanzo vi soddisferà solo in parte.
Nota a margine: questo primo libro, La voce della libertà, lascia intuire la classica trilogia, quindi non ha una fine vera e propria. Sappiatelo prima di spendere i 19 euro di copertina, che non sono bruscolini.

* Anche se il livello di tali novelization è cresciuto molto, negli ultimi anni.
** Altro richiamo molto forte al remake di Alba Rossa.
*** Sì, sono ironico.

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(A.G. – Follow me on Twitter)

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