“Homeland”: Alex Gansa sull’intensa 4° stagione e lo stop alle critiche

Creato il 07 dicembre 2014 da Linda93

Un riavvio audace dopo la morte di un personaggio chiave (e sgarbo all’Emmy di Damian Lewis) ha messo “Homeland” alla prova quest’anno, tuttavia il dramma Showtime sul terrorismo sia per gli ascolti che per la critica con la sua quarta stagione non ha deluso e anzi si avvicina il finale di stagione in onda Domenica 21 Dicembre. È quindi tempo di due chiacchiere con lo showrunner, Alex Gansa.

The Hollywood Reporter | Quanto tempo ci è voluto per impostare tutto il corso della quarta stagione?
Non molto rapidamente. Sapevamo di essere diretti verso un reset e che avremmo portato Carrie oltreoceano. Il tutto inizia con gli scrittori che annualmente si ritrovano a Washington assieme a ex e attuali funzioni dell’intelligence. Ecco dove abbiamo cominciato a pensare a ciò che la stagione sarebbe stata, più essenzialmente di quello a dove impostare il dannato.

THR | Qual era la sua priorità?
Abbiamo voluto attingere a una ricca narrazione per convincere la gente ad investire in Carrie Mathison oltreoceano, il che comprendeva metterla in una situazione politica interessante e popolare il suo nuovo mondo. Eravamo tutti un po’ terrorizzati da ciò. C’erano tante voci da trovare, decisioni e casting da fare.

THR | Dopo aver ucciso Brody, come tira e molla sente di poter giocare con la vita degli altri personaggi fissi?
È difficile. Devi ascoltare qualche voce interiore e le opinioni di tutti nella stanza degli scrittori. Abbiamo avuto conversazioni per due stagioni, quasi tutti i giorni, circa la durata della vita di Brody. Quest’anno stiamo avendo quelle stesse conversazione sui nostri personaggi restanti. Quando vengono tenuti oltre la loro vita, è un problema. È una cosa giorno per giorno, in attesa di un accordo d costruire.

THR | Il destino sempre in bilico di altri personaggi ha creato molta pressione durante gli episodi più recenti?
Quello che ho sentito proviene da persone che sono conscio guardano la serie. Ho completamente lasciato da parte il materiale di lettura, ma la risposta che ho sentito è stata molto positiva. Tale livello di ansia e tensione che gli episodi hanno generato – è quello che vogliamo.

THR | Come si è sentito il cast nel doversi trasferire in Sud Africa?
È stata una trattativa con i volti fissi del cast. Mandy Patinkin era molto pronto per andare all’avventura. Questo era ciò che era nella mente di tutti, per raccontare una storia sul Pakistan era meglio Città del Capo rispetto ad Artesia. Sette mesi dopo erano tutti parte della cultura lì. Credo che Mandy abbia anche comprato un appartamento.

THR | Qual è stata la discussione con Lewis circa il suo cameo?
[Noi]“Damian, vuoi tornare?” [Lui] “Certo”. [Ride] Abbiamo una famiglia molto affiatata e tutti noi siamo pronti a qualsiasi cosa per gli altri, sapevamo che sarebbe stata una sorpresa ed un grande momento. La segretezza ci ha aiutati in quanto eravamo in una location molto lontana, ma il vero segreto è stato lo scorso anno quando eravamo in una piazza con 400 comparse.

THR | La quarta stagione sembra esser stata l’escalation verso il sequestro dell’ambasciata di Islamabad. Era da sempre questo il finale?
Direi che una volta optato per la posizione, portato una serie di personaggi, capito i nostri antagonisti, sapevamo richiedere un pezzo importante alla fine della storia. L’attacco all’ambasciata diventa tale. Non credo che fosse in programma nella fase iniziale, ma era un qualcosa che stavamo costruendo. Si punta una direzione e speriamo di potervici arrivare alla fine. In questo caso, siamo giunti lì.

THR | L’ISIS, come minaccia internazionale è diventato una parte enorme delle notizie che trapelavano durante la produzione. Questo ha influenzato un po’ la narrazione della serie?
Quando ci siamo incontrati con la nostra squadra d’intelligence di Washington, ciò non era nemmeno nel loro mirino. Tutti parlavano dell’Afghanistan ed il rapporto non semplice tra l’America e il Pakistan. A un certo livello, mi chiedo cosa sarebbe successo se si fosse stati sulla scena precedente. Dall’altra parte, quello che sta succedendo è molto triste e desolante. Sarebbe davvero difficile ipotizzare un personaggio come Haissam Haqqani che potrebbe effettivamente avere un punto di vista legittimo. ISIS in questo momento sembrano il male assoluto. Noi disponiamo di un personaggio che si può capire, qualcuno che sta cercando di riprendersi la sua terra, abbastanza interessante. È un cattivo in senso classico, ma anche qualcuno il cui punto di vista può essere compreso. Se sguardate la serie adesso, un ex ambasciatore in Pakistan è accusato di vendere segreti pakistani. È inquietante e strano a volte.

THR | Le critiche ed i complimenti influenzano il lavoro degli scrittori?
Praticamente la stessa squadra che ha fatto la prima stagione ha realizzato anche la seconda, terza e quarta. Il nostro compito è metterci giù e lavorare. Questo non vuol dire che non ottenere una nomination agli Emmy non ha fatto male – l’ha fatto. Ma non si può mai prevedere quale sarà la risposta delle gente e il pubblico sembra gradire più questa stagione di quella scorsa. Non è qualcosa che si può pianificare. È difficile credere che lo scorso anno eravamo degli idioti ed ora siamo dei geni.

THR | Avete ottenuto il rinnovo per la quinta stagione. Quali le sue prospettive?
Abbiamo alcune opzioni e ne stiamo discutendo, ma probabilmente non prenderemo alcuna decisione fino a Marzo.

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