O. Wilde
Ricordo che nel 2009 segui i risultati delle elezioni in diretta sul sito di Repubblica. In quella occasione lessi un commento sul forum da parte di un utente che dichiarava di aver votato Berlusconi, che mi colpì in modo particolare e che credo rappresenti bene il pensiero dell'elettore medio del Pdl.
Purtroppo non ricordo le parole esatte del commento, ma in sostanza il tizio affermava che non gli interessavano gli scheletri nell'armadio di Berlusconi, perché lui gli faceva pagare meno tasse e tanto bastava per meritarsi il voto. Quest'idea corrobora allo stesso tempo due tesi. La prima è l'efficacia del lavaggio del cervello operato su vasta scala, che sfruttando la credulità e la disinformazione della gente riesce a distorcere la realtà e a veicolare qualsiasi assunto, perfino l'idea che le tasse siano davvero diminuite. La seconda è la miopia e l'egoismo sociale di gran parte degli italiani, attenti solo ai loro interessi personali e incapaci di comprendere l'importanza del benessere diffuso. Purtroppo la situazione non è cambiata molto negli ultimi tre anni. Gli spiragli di luce che filtrano attraverso le crepe che si aprono sul berlusconismo, sembrano illuminare fiocamente lo scenario istituzionale (con un po' di ottimismo), ma non incidono sul terreno ben più importante della politica, quello della mentalità delle persone, inghiottite dall'appiattimento culturale del paese.
Le seguenti parole sono di Alexis de Tocqueville, campione del pensiero liberale e impropriamente citato come riferimento culturale dall'attuale centro-destra italiano, che di liberale ha davvero poco:
"Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri... Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo".