Massacrati ad Homs donne e bambini. La notizia è stata resa nota da un gruppo di attivisti che ha ritrovato i corpi delle 47 vittime in due quartieri della città, Karm al-Zeitoun e al-Adawiyé. L’esecuzione di massa, avvenuta nella città roccaforte dell’opposizione al regime siriano, sembrerebbe essere opera delle forze fedeli al presidente Bashar Al Assad.
Il regime conferma la notizia del massacro diffondendo un comunicato, reso pubblico dall’agenzia si Stato Sana, in cui attribuisce la responsabilità a gruppi di terroristi che hanno sequestrato, ucciso, mutilato un numero imprecisato di civili a Homs per poi filmarli e mandarli in onda sulle tv satellitari, in particolare al Jazira e al Arabiya.
Le prove della violenza del massacro circolano sul web sottoforma di filmati amatoriali contenenti immagini dei corpi straziati; le riprese mostrano cadaveri con bruciature, con tagli alla gola o fori di pallottole in fronte.
L’ Osservatorio siriano per i diritti umani comunica la scelta di fuggire da parte di centinaia di famiglie residenti ad Homs, a seguito della ricezione della notizia. Intanto, il Consiglio nazionale siriano (Cns) ha chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza Onu. La riunione dell’Onu avverrà oggi stesso e ad essa prenderanno parte: il segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, collegata in videoconferenza Catherine Ashton, capo della diplomazia Ue. Contemporaneamente si svolgeranno dei colloqui privati sui quali ci sarà una forte attenzione a causa della differente posizione di Washington e Mosca sull’approccio al conflitto siriano.
La Russia aveva presentato negli scorsi giorni un piano, risultante da una serie di incontri tra Lavrov e i rappresentanti della Lega Araba, articolato in cinque punti: cessazione della violenza, indipendentemente dalla sua origine; controllo neutrale; nessuna interferenza straniera; accesso all’assistenza umanitaria; appoggio alla mediazione di Kofi Annan, inviato speciale di Lega araba e Onu. Tale piano vede l’appoggio della Cina e dell’ambasciatore siriano a Mosca Riyad Haddad.
I Paesi occidentali hanno dichiarato di non voler intervenire militarmente in Siria, a differenza di quanto accaduto in Libia contro Gheddafi, ma non hanno escluso la possibilità di fornire armi ai ribelli, progetto a cui si oppongono Mosca e Pechino.
Il mediatore Kofi Annan ha lasciato ieri Damasco, dove ha incontrato Assad, senza trovare un accordo per la fine del conflitto. Questa mattina è arrivato in Qatar per incontrare alcune autorità del governo locale. Il ministro qatariota degli affari esteri, sceicco Hamad Bin Jassem Al Thani, ha denunciato la violenza del governo siriano e ha annunciato che è giunto il tempo di inviare truppe arabe e internazionali in Siria. Già a fine febbraio, Al Thani si dichiarò favorevole alla fornitura di armi all’opposizione siriana. In giornata Kofi Annan arriverà in Turchia, ad Ankara, per riferire al premier turco Recep Tayyip Erdogan dei colloqui avuti con Assad.
L’ Iran garantisce sostegno ad Assad; il viceministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian ha accusato l’Occidente e i Paesi arabi di “lavorare per l’insicurezza e l’instabilità in Siria” e di essere responsabili per l’aggravarsi della crisi. Lo stesso ritiene che l’unica soluzione sia la via “politica” delle riforme di Assad.
Mentre i dibattiti sono in corso, l’ Osservatorio siriano per i diritti umani comunica la scelta, a seguito della ricezione della notizia del massacro, di centinaia di famiglie di Homs di fuggire dalla città.
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