Hope Project: Breakdance e Cristianesimo

Creato il 27 aprile 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine

"Attraverso l'arte, Dio ha toccato la nostra vita ed è attraverso l'arte che Dio si serve di noi per toccare la vita degli altri". Non un semplice slogan, ma un vero e proprio messaggio di speranza che un gruppo di ragazzi lancia (e mette in pratica) nella convinzione che avere vent'anni possa ancora oggi, nonostante il difficile mondo in cui viviamo, essere perfettamente compatibile con una vita sana e rispettosa dei valori del cristianesimo e di quell'etica dell'amore che dovrebbe appartenere a tutti gli uomini, a prescindere dal credo seguito.

Può sembrare strano che giovani così pieni di vita ed entusiasmo possano andare in giro per le piazze di Italia e, attraverso l'arte, trasmettere ai loro coetanei modelli che l'attuale società, sempre più egoista e alla deriva, tende a mettere da parte, eppure questo è ciò che accade ai componenti del gruppo di breakdance Hope Project (in italiano, Progetto Speranza).

Ragazzi normalissimi che hanno dai diciannove ai ventinove anni e che amano uscire e divertirsi, ma senza esagerare; con i loro spettacoli, infatti, provano a dare alla propria e alla altrui vita un senso diverso da quello a cui si è di solito abituati, non basato semplicemente sugli eccessi, ma anche su valori positivi come amore, pace e altruismo. "Si può essere alla moda, belli e artistici anche senza drogarsi, ubriacarsi e far sesso con chiunque", spiega Federico Di Pietro, responsabile degli Hope Project.

Il progetto si è sviluppato circa quattro anni fa insieme a Missione Paradiso (http://www.missioneparadiso.it), iniziativa che, nata a Catania grazie a Enzo Incontro, Aldo Calogero, Peter Wilson e al contributo di Nicola Legrottaglie, ex calciatore della Juventus e della Nazionale, ogni lunedì si ripropone presso il Centro Fieristico Le Ciminiere di Catania; gli Hope Project hanno una loro pagina Facebook, per informare i fan dei loro spostamenti, e un canale YouTube dove è possibile vedere le loro bellissime performance.

"La nostra missione è portare, tramite il ballo, la musica e la recitazione, la nostra esperienza di vita. L'amore è alla base di tutto!". Fra giochi di luce, video e costumi accattivanti, questi ragazzi ballano con estrema bravura, in maniera da raccontare se stessi e il loro cambiamento, per spiegare al mondo che esibirsi in strada non significa esprimere soltanto rabbia e ribellione. Il gruppo è molto vasto e comprende ballerini, cantati rap, musicisti, una regia ben preparata che si occupa di tutto l'aspetto logistico, costumisti. Non mancano, infine, coloro che, sempre pronti a dar spiegazioni e a rispondere alle domande più svariate, si occupano di accogliere il pubblico.

Gli spettacoli degli Hope Project hanno, come dicevamo all'inizio, non soltanto finalità puramente artistiche ma si propongono di offrire agli astanti un insegnamento o, se preferite, un "consiglio" da seguire. Ad esempio, il tema di una delle loro rappresentazioni, Maschere, ci porta a riflettere sul fatto che spesso si vive con una maschera, una finzione che si getta via soltanto quando si è soli, ma che torna a coprire il nostro volto quando si è di nuovo in compagnia. Sul palco il protagonista vive un terribile dramma interiore, oppresso da un forte senso di solitudine che i falsi amici non possono colmare. Soltanto quando decide di liberarsi da qualsiasi finzione, di smettere di aggrapparsi agli eccessi per sentirsi vivo, può gettare la maschera ed iniziare una nuova vita, risorgendo dalle sue ceneri e riscoprendo cosa significhi "amare".

I membri degli Hope Project sono stati ospiti anche di Insieme, storica trasmissione televisiva siciliana condotta dal giornalista Salvo La Rosa, dove hanno rappresentato con una loro performance l'eterna lotta esistente fra bene e male, con la vittoria finale della luce sulle tenebre.

"Fino a qualche anno fa ero triste, non sapevo che fare della mia vita e tutto si esauriva in quel divertimento, che poi divertimento non è, in cui si buttano tutti i ragazzi della mia età. Poi ho incontrato Federico, mi ha parlato di qualcosa di diverso, di far vivere veramente i valori del cristianesimo e di esprimerli attraverso l'arte, dando messaggi positivi. La mia vita è cambiata!", spiega il ventenne Clarence Mangiameli. E non è cambiata solo l'esistenza del bravissimo ballerino Clarence, visto che del gruppo fanno parte tantissimi studenti universitari e delle superiori, ma anche giovani già entrati o che sperano di entrare presto nel mondo del lavoro. Tutti pronti a fare del ballo e della musica qualcosa di strettamente connesso con le loro vite e i loro percorsi, lavorativi e non, per dare, fra una capriola e un salto mortale, supporto concreto a chi non sa uscire dalla zona d'ombra in cui si è cacciato e iniezioni di serenità ed allegria a coloro che avvertono un grande vuoto interiore ed il bisogno di cambiare rotta.


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