Intervista con Nate Kenyon
[Alessandro Manzetti] Il tuo primo romanzo, Bloodstone (2006), ci porta in una piccola città del Maine, White Falls, preda di una forza oscura e misteriosa che attira i due personaggi principali del romanzo, Billy e Angel. Questa breve descrizione ci fa pensare subito a una storia di Stephen King. Cosa c’è di diverso in Bloodstone?
[Nate Kenyon] Penso che ogni storia sia diversa, così come non esistono due impronte digitali uguali. King ha certamente avuto una grande influenza su di me (ed è ancora così). Ma il fatto che lui abbia ambientato delle storie horror in una piccola cittadina del Maine non significa che tutti gli altri scrittori dovrebbero evitare di farlo - dopo tutto, anche io sono cresciuto in una piccola cittadina nel Maine, sono i posti che conosco meglio. C'è molto oscurità nel Maine, sia in senso letterale che figurato - il mio romanzo vuole raccontare questo, insieme ad alcune ombre del mio passato. I temi della colpa e della redenzione giocano un ruolo importante, così come l'idea del cancro che come una malattia pervade tutto, in profondità. In effetti, si può leggere il romanzo come una metafora della crescita di un cancro - la stessa malattia che ha preso mia madre quando ero un ragazzo. In un certo senso ogni romanzo è parte della persona che lo ha scritto – con tutte le esperienze e punti di vista. In Bloodstone c’è molto di me stesso.
[Alessandro Manzetti] Quale è il tuo rapporto con la città di Boston? In Bloodstone le descrizioni degli scenari sono davvero molto dettagliate. Quanto influisce l’osservazione della realtà intorno a te per la costruzione di una storia?
[Nate Kenyon] Come ho detto poco fa, credo che ogni storia sia costruita sulle esperienze dell'autore, sulle osservazioni e prospettive che vivono dentro di lui. Io in realtà vivo appena fuori Boston, vicino alle zone in cui ho ambientato The Reach (il mio secondo romanzo). Ero ancora nuovo della città quando ho scritto la prima parte di quel romanzo, le sensazioni erano ancora molto vive dentro di me e alcune sono state riflesse nel libro. Penso che sia importante (anche se non essenziale) che un autore utilizzi ciò che ha davanti a se - si riesce a offrire più immediatezza, più autenticità a una storia, traportandoci le piccole osservazioni della vita quotidiana.
[Alessandro Manzetti] Dalle visioni di Bloodstone, nel tuo secondo romanzo The Reach affronti in modo originale i temi della biotecnologia e della manipolazione genetica, scrivendo con approccio scientifico un vero e proprio thriller paranormale. La storia è ambientata a Boston, il teatro delle vicende è un ospedale psichiatrico per bambini. Cosa ti ha ispirato a scrivere The Reach e a sterzare dall’horror classico verso il thriller?
[Nate Kenyon] Mi ero appena trasferito nella zona, come dicevo sopra, per cui l’ambientazione e gli scenari erano molto radicati dentro di me. Mi stavo anche interessando sempre di più alla biotecnologia, in particolare alla manipolazione genetica e il progetto genoma, che allora era in fase di completamento. Questi miei due nuovi interessi sono dunque arrivati insieme. Un altro punto di riferimento per me in quel momento era la sfida di scrivere un romanzo più veloce e snello - più caratterizzato sul dialogo e l'azione. Ho sempre voglia di sfidare me stesso nella narrativa, fare qualcosa di diverso. E’ questo per me che mantiene viva la storia.
[Alessandro Manzetti] Il paranormale ritorna nel tuo romanzo The Bone Factory (2009), che lascia una forte sensazione di presagio e disagio. Hai definito questa storia come un incontro tra Il Silenzio degli Innocenti e Shining. In questo romanzo hai utilizzato l’approccio scientifico che caratterizza The Reach, oppure alcuni ingredienti soprannaturali ci lasceranno senza risposte?
[Nate Kenyon] The Bone Factory è stato il primo romanzo che ho scritto, anche se è stato pubblicato dopo gli altri due. Ci sono cose in quel libro di cui sono molto orgoglioso e altre che vorrei cambiare. Ho effettuato una riscrittura piuttosto importante prima di mandare il testo all'editore. Penso che lo stile possa essere definito come una sorta di miscela tra Bloodstone e The Reach, sicuramente qualcosa di più vicino a un thriller, ma la narrativa è simile a Bloodstone, nel quale una atmosfera di forte presentimento permea tutto lentamente per costruire un finale esplosivo. Ho preferito lasciare la maggior parte delle spiegazioni sospese - ci sono degli indizi, se un lettore li vuole trovare, mentre altre cose è meglio lasciarle alla fantasia.
[Alessandro Manzetti] Il tuo interesse per la psicologia traspare dai tuoi romanzi, come è maturato dentro di te? Fa parte della tua formazione?
[Nate Kenyon] Ho studiato psicologia al college, ma la mia passione per la mente umana risale a ben prima, sono sempre stato interessato al mondo interno delle persone. Alcune delle cose più terrificanti e immaginabili sono uscite dalle menti degli uomini. Cosa rende alcune persone capaci di fare cose orribili? Il genocidio, lo stupro, la tortura - perché ci facciamo del male a vicenda? Siamo programmati per fare questo, come gli animali che combattono in natura, o è un comportamento appreso? C’è un così delicato equilibrio tra sanità mentale e follia – cos’è che riesce a rompere questo equilibrio in alcune persone?
[Alessandro Manzetti] Qual è il romanzo horror (non tuo) che regaleresti a Barak Obama e a un operaio di una fabbrica?
[Nate Kenyon] Domanda molto interessante - probabilmente regalerei a entrambi lo stesso libro - The Shining di Stephen King. Per me è il miglior romanzo horror di tutti i tempi, può essere letto esclusivamente per divertimento e per provare brividi, ma ci sono davvero tante cose nascoste sotto la superficie, se si decide di cercarle.
[Alessandro Manzetti] In Sparrow Rock (2010) parti da un classico tema post-apocalittico, ma poi la storia prende strade inaspettate. Sei ragazzi sono rinchiusi in un rifugio antiatomico, mentre fuori nuove creature prendono il posto degli esseri umani. Un racconto claustrofobico dal ritmo serrato, che unisce i tuoi approfondimenti psicologici a elementi soprannaturali, percorrendo anche altri temi a te vicini, come il rapporto tra padre e figlio. Sparrow Rock è il libro migliore che hai scritto? Puoi scegliere qualche riga del romanzo e farci entrare nella giusta atmosfera della storia?
[Nate Kenyon] Credo di sì, probabilmente è il mio libro migliore. Volevo scrivere qualcosa di molto veloce, che procedesse lungo una strada sempre più selvaggia- provare a scagliare il lettore in una dimensione talmente scioccante da nascondersi alla consapevolezza; insomma, qualcosa che avrebbe completamente cambiato la sua esperienza con la storia. Sparrow Rock rappresenta anche il mio utilizzo più efficace del soprannaturale e del fantastico, per evidenziare quello che realmente mi interessa di più: il comportamento umano e le relazioni. Ero molto preso da questioni personali durante la stesura di questo romanzo - un momento difficile per me, tanta confusione e tanti cambiamenti – questo credo si sia tradotto nella terribilmente buia, oscura, disperata sensazione che il lettore ricava dal lettura. Allo stesso tempo, vi è una storia edificante sepolta dentro Sparrow Rock, un uomo giovane distrutto che ritrova se stesso affrontando i propri demoni. Non è facile scegliere un paio di righe che possano rappresentare il romanzo e le sue atmosfere - l’ esperienza di lettura è sempre diversa per tutti, ognuno di noi possiede qualcosa con cui identificarsi - comunque, pensando ai brani del romanzo che parlano di quei temi, dell'uomo che ha perso e ritrovato se stesso, sono senz'altro quelli di cui sono più orgoglioso
[Alessandro Manzetti] Hai scritto anche diversi racconti, pubblicati su magazines e in antologie. Puoi raccontarci la storia del primo e dell’ultimo racconto pubblicato? Sarai pubblicato in Italia?
[Nate Kenyon] Il mio primo racconto pubblicato si chiamava Finding Life, uscì sulla rivista Nude Beach, che ormai non esiste più. La storia parlava di un ragazzo cresciuto in povertà nelle baraccopoli di una grande città, che desiderava cambiare vita. Non è una storia scritta particolarmente bene (stavo finendo l'università), avevo intrapreso una strada troppo complessa, qualcosa che la gente avrebbe dovuto prendere molto sul serio. Bisogna scrivere ciò che abbiamo dentro - tutto il resto non funziona. Il mio ultimo racconto pubblicato è invece difficile da individuare, perché parecchi miei racconti sono stati ristampati recentemente - forse è un lungo racconto pubblicato insieme a una novella di Brett McBean chiamata Concrete Jungle, dove il mondo naturale improvvisamente supera e sovrasta l'umanità -giungle che crescono dal nulla, foreste di sequoie nei centri commerciali, ecc. E 'una idea interessante e Brett mi ha chiesto se volevo scrivere qualcosa in quel mondo. Il mio racconto si chiama The Cage, parla di ciò che accade all'interno di un carcere di massima sicurezza quando la giungla cresce e travolge tutti dentro. Si può leggere in Concrete Jungle, ed è un buon compromesso
[Alessandro Manzetti] e ora, le due classiche domande di Horror Street:In questa rubrica cerchiamo di comprendere i nuovi scenari della letteratura horror, attraverso l’esperienza diretta degli autori. Quali sono le nuove tendenze dell’horror? Puoi segnalarci nuovi autori che stanno portando avanti progetti originali?
[Nate Kenyon] Oh, wow - questa è dura. Se provo a nominare qualcuno, lascerei fuori molti altri, e mi dispiacerebbe. Penso che il nuovo "trend" dell'horror, se così può essere definito, è una fusione del soprannaturale con la narrativa mainstream. Stiamo vedendo romanzi horror confezionati come storie d'amore, thriller, storie per giovani lettori (soprattutto queste attualmente). Gli editori non chiamano horror questi romanzi, ma in realtà lo sono: mostri, demoni, vampiri, fantasmi, zombie ...Basta dare una occhiata alle varie pubblicazioni per giovani lettori per capire cosa intendo. Questo genere di cose è diventato accettabile per tutti i lettori, in passato è stato usato per essere visto di buon occhio - anche se penso che sia una buona cosa, questa situazione, o trend, sta limitando quello che molti noi autori di genere abbiamo fatto per anni. Di conseguenza, ci sono alcuni autori horror che stanno operando una estremizzazione dei contenuti, per riuscire a proporre un lavoro diverso - che si tratti di sangue o porno tortura, oppure cercano temi più surreali o bizzarri. In definitiva è un esempio di ciò che noi operatori del settore horror stiamo dicendo da anni : un buon horror usa il soprannaturale, l'intensità emozionale, per illustrare l'esperienza umana in un modo completamente diverso. Il resto del mondo letterario sta recuperando su questa peculiarità, usandola come propria.
[Alessandro Manzetti] Lasciamo immaginare al lettore di percorrere una strada oscura e solitaria per tornare a casa, e di dover girare l’angolo. Chi (o cosa) incontrerà?
[Nate Kenyon] Una bella casa illuminata, calda e accogliente, con un tratto di prato ben curato che porta ad una porta d'ingresso aperta, il profumo di biscotti aleggia nell'aria. Un luogo dal quale nessuno può evitare di essere attratto ... ma una volta dentro, nessuno potrà mai uscire vivo.
Grazie Nate per essere stato ospite del Posto Nero
Intervista di Alessandro ManzettiHWA Associate Member
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Profilo
Nate Kenyon è scresciuto in una piccola città del Maine, è stato un precoce e avido lettore. Ha frequentato il Trinity College nel Connecticut, specializzandosi in Inglese e vincendo vari premi per la drammaturgia e la narrativa. Dopo la laurea alcuni dei suoi racconti sono stati pubblicati in riviste letterarie di genere come Nude Beach, The Belletrist Review, Nocturnal Ecstasy e Terminal Frights. Si è poi trasferito vicino Boston nel 1995 occupandosi di marketing e comunicazione. Nel 2005 ha venduto il suo primo romanzo, Bloodstone, alla Five Star Publishing. Bloodstone è stato pubblicato un anno dopo, con grande successo della critica, risultando finalista al Bram Stoker Award, vincendo il P&E Horror Novel of the Year, e diventando Five Star’s tra tutti i bestseller di fiction speculativa. Nel 2007, Kenyon firma un contratto con la importante casa editrice Leisure Books per due romanzi, Bloodstone e The Reach. Bloodstone è stato pubblicato a maggio del 2008, The Reach a dicembre dello stesso anno, ricevendo ottime recensioni da Publishers Weekly, Booklist, Pop Syndicate, Dark Scribe e risultando finalista alla edizione 2008 del Bram Stoker Award. The Reach è stato recentemente opzionato per un film. Il suo terzo romanzo The Bone Factory è stato pubblicato nel 2009, Sparrow Rock, il quarto, nel 2010. Kenyon ha inoltre pubblicato una novella di fantascienza, Prime, con Apex Books nel 2009. Nell'edizione 2009 del Bram Stoker Award Kenyon è stato finalista con il racconto Keeping Watch Web Site