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House of M, miniserie in otto capitoli pubblicata nel 2005 negli States, costituisce uno dei primi crossover dell’era Marvel contemporanea, antecedente ai vari Civil War, Secret Invasion e AvX. È il punto d’unione perfetto dei destini di due importanti componenti dell’universo narrativo marvelliano: quella Mutante e quella Vendicativa.
Dal punto di vista mutante, l’epoca inaugurata dallo scrittore scozzese Grant Morrison pochi anni prima aveva costituito una delle più eclatanti ondate di freschezza nel panorama fumettistico americano: lo Xavier Institute diventava sempre più colmo di apprendisti eroi e freak, mentre nel mondo il numero di mutanti era in continua crescita, quasi che il futuro dell’Homo Superior fosse quello di sovrastare un giorno (anche numericamente) l’Homo Sapiens.
Il lavoro di Morrison in seguito era stato ripreso a tratti anche da autori del calibro di Joss Whedon, nel suo apprezzato ciclo al timone di Astonishing X-Men. Eppure, fatalmente, a ogni ondata di rinnovamento e di sperimentazione corrisponde, uguale e contrapposta, una voglia di ritorno alla classicità. La Casa delle Idee, perciò, pensò bene di correre ai ripari, di “resettare” gran parte delle innovazioni ideate in quel periodo con una sola frase, proferita da Scarlet nello shockante finale del penultimo episodio di House of M (ma su questo torneremo più avanti).
Gli Avengers, d’altro canto, erano da poco venuti fuori dagli eventi di “Vendicatori Divisi”, saga ideata da Brian Bendis in cui Wanda Maximoff (Scarlet) aveva perso il controllo dei suoi poteri di alterazione della realtà, causando la morte di membri storici come Occhio di Falco, Ant-Man e la Visione. Ciò aveva portato allo scioglimento degli stessi Vendicatori, team a cui era succeduto un rinnovato gruppo di eroi, i New Avengers, tra le cui fila troviamo anche Wolverine e l’Uomo Ragno.
Solo uno di loro possiede ricordi della sua vita nella “nostra” realtà: Wolverine, l’unico a far parte sia degli X-Men che dei Vendicatori. Dall’artigliato mutante parte così la lotta alla Casata di Magneto, che dovrà necessariamente passare dalla fase di “risveglio” degli altri eroi, coadiuvato dalla presenza di una bambina di nome Layla che sembra essere l’unica, oltre a Wolverine, a ricordare tutto.
Molto importante, come si diceva in precedenza, il finale della saga e le sue ripercussioni, sia narrative che editoriali: Scarlet, poco prima di essere catturata, ha il tempo di proferire l’ordine perentorio “Basta mutanti!”, che scombussola nuovamente la realtà in cui i nostri ritornano alla fine. Seguirà un lampo di luce bianca, che equivarrà al momento in cui gran parte dei mutanti perde quel gene X che li rende tali.
Un fattore positivo, invece, sta nel rendere la storia maggiormente leggibile anche da lettori meno esperti della continuity marvelliana, nonostante la sua precisa collocazione in essa. L’idea di quest’universo tutto nuovo permette poi a Bendis di giocare con i lettori in maniera alquanto efficace: strizzando l’occhio ai Marvel fan, l’autore si diverte ad inserire tutta una serie di rimandi al Marvel Universe; rimodella le identità, i desideri e le esistenze dei supereroi in modo preciso ed azzeccato.
Sul lato dei temi affrontati, molto interessante la discussione (che ha luogo nel primo episodio della miniserie) all’interno della comunità supereroistica sulle tipologie di punizioni da assegnare a chi si macchia di crimini gravi, con i vari personaggi che esprimono posizioni anche diametralmente opposte. Altra questione lasciata volutamente aperta da Bendis riguarda il prezzo da pagare perché i propri desideri siano realizzati, talvolta talmente alto da comportare l’infelicità altrui.
Punto di forza di House of M in ogni caso è la sceneggiatura impeccabile (da sempre il marchio di fabbrica dell’autore), con un’elegante gestione dei ritmi narrativi e dei colpi di scena. La scoperta che dietro la creazione del mondo di House of M non c’è Scarlet, bensì un uomo cui lei sta particolarmente a cuore, è solo uno dei momenti in cui Bendis rivela le sue capacità di sommo architetto delle gesta dei protagonisti (ruolo che lo scrittore esprimerà al meglio nelle sue run al timone degli Avengers).
Ci sono tanti motivi per cui questa saga riveste una certa importanza all’interno della storia degli X-Men: intanto, costituisce il primo contatto corposo di Brian Bendis con i destini dell’universo mutante (dopo la sua breve run su Ultimate X-Men): lo stesso Bendis, a distanza di otto anni, è diventato il deus ex machina delle vicende degli X-Men, a partire dalla recente iniziativa “Marvel NOW!” (solo il tempo potrà dirci quanto questa sua gestione riuscirà ad eguagliare quella storica e quasi decennale alla guida delle testate vendicative).
Sul fronte dei disegni, questa saga suggella la definitiva consacrazione di Olivier Coipel nell’olimpo dei grandi disegnatori Marvel, casa editrice di cui tutt’ora rappresenta una punta di diamante (anche il disegnatore francese è stato coinvolto nel recente rilancio delle testate mutanti, collaborando con Brian Wood alla realizzazione di X-Men).
Ampia è stata poi l’eredità lasciata da questo crossover. Per i mutanti, ad House of M seguirà l’evento Decimazione, in cui si indaga sulle reazioni del mondo e dei mutanti stessi alla perdita dei poteri che ha coinvolto circa il 90% di questi ultimi (con circa 200 mutanti rimasti in circolazione). In tale ambito, gli sceneggiatori delle testate mutanti ereditano la possibilità di concentrarsi su un numero di protagonisti più ristretto. Le ripercussioni di questa saga si faranno poi sentire per parecchio tempo, oltre al profilo tematico, dal punto di vista dei personaggi. Un esempio su tutti: la preveggente Layla Miller, comparsa per la prima volta durante House of M, diverrà in seguito un membro fisso del cast dell’X-Factor di Peter David, assumendo in varie occasioni un ruolo decisivo.
Abbiamo parlato di:
House of M
Brian M. Bendis, Olivier Coipel
Traduzione di Pier Paolo Ronchetti
Panini Comics, 2013
224 pagine, brossurato, colori – 15,00 €
OMAGGI
Magneto e Nightcrawler di Walter Trono. Per vedere tutti gli altri X-omaggi cliccate sulla foto
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