How I Met Your Mother: tiriamo un po’ di somme dopo l’ultima puntata della serie.

Creato il 24 febbraio 2015 da Nasreen @SognandoLeggend

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How I Met Your Mother

In onda sulla CBS la serie “How I Met Your Mother” (per gli amici HIMYM) è iniziata negli Stati Uniti nel 2005 e si è conclusa nel 2014, snodandosi perciò per ben nove anni. Sitcom atipica che narra la storia di Ted Mosby che in un lontano futuro racconta ai propri figli come ha conosciuto la loro madre. Da qui la scusa per raccontare attraverso un lungo flashback la sua perenne ricerca per l’anima gemella come anche le sue tante avventure vissute assieme ai suoi compagni di vita, oltre che di bevute nello storico pub MacLaren’s: Marshall, Lily, Robin e Barney, che non meno di lui saranno protagonisti della lunga storia del telefilm.

Titolo Originale: How I Met Your Mother
Ideatore: Carter Bays, Craig Thomas
Genere: sitcom
Stagioni: 9 stagioni
Puntate per stagione: numero variabile da 20 a 24
Durata singola puntata: 20 minuti
Stato telefilm: concluso
Paese: Stati Uniti d’America
Rete americata: CBS
Rete Italiana: Italia 1, Joy, Fox
Lingua Originale: Inglese

   di Grove

È finito! Dopo ben duecentootto puntate eccoci qui in fondo ai binari, al capolinea, e oltre non c’è altro. È faticoso accettarlo eppure è così che stanno le cose. Cliccare su play e ammettere a me stesso che quelli che stavo per vedere sarebbero stati gli ultimi quaranta minuti o poco più di questa incredibile storia non è stato per niente facile. Quel tavolo nel MacLaren’s, che ha raccolto in sé talmente tante storie da riempire ben nove stagioni sembrava dovesse rimanere lì in eterno. Perché How I Met Your Mother (HIMYM) non è solo una sitcom, è un gruppo di amici, ma ancor prima è un lungo racconto (un flashback per l’esattezza), e tirando le somme, dopo quest’ultima puntata lo si può vedere come un bellissimo viaggio.

Nego la sua natura di sitcom classica anche da un punto di vista più strutturale perché ha degli elementi che altre sitcom non hanno. Innanzitutto HIMYM ha una trama ben strutturata, ed è vero che vedendo un episodio a casaccio ci si diverte come non mai, ma vedendoli secondo il loro ordine si ha modo di godere di particolari che veramente vi sconsiglio di perdere, come i molteplici riferimenti a puntate precedenti. Inoltre, ognuno dei personaggi segue una propria evoluzione e abbiamo modo di saggiarne i cambiamenti puntata dopo puntata.

Con loro viviamo momenti cardine della crescita, e li vediamo prendere delle decisioni di fronte ai tanti bivi della vita, e nel bene o nel male siamo lì a condividere con loro tutto quello che ne consegue. Non a caso parlo di HIMYM come di un viaggio. Un viaggio che non solo ci potesse spiegare come Ted Mosby fosse arrivato lì davanti ai suoi figli, come cioè avesse avuto modo di conoscere la loro madre, ma che potesse essere in grado di farcelo vivere in prima persona. E perché anche noi, come i figli, potessimo capire come effettivamente fosse arrivato a conoscerla abbiamo dovuto tribolare, accettare la baldanza di Ted, con le sue digressioni a volte molto ridondanti ma che alla fin fine non possiamo non adorare.

La nona stagione viene strizzata fino all’ultima goccia (e si sente), eppure mano a mano che vedi le puntate avvicinarsi alla fine vorresti che esistesse una fantomatica decima stagione. Le ultime due puntate in particolare quando arrivano non vedi l’ora che finiscano, perché proprio come Lily vorresti poter rifiutare che le cose debbano andare proprio così. Il finale di How I Met Your Mother è stato molto criticato, tacciato come immorale e assolutamente fuori da quella che era la filosofia della serie. Filosofia che però, bisognerebbe ricordare, in un modo o nell’altro era intrisa della nostalgia di Ted Mosby, quello stesso Ted che si è trovato a cambiare parti della trama per renderle più frizzanti, oppure a censurarne altre, sempre a suo piacimento. Ce ne dimentichiamo nel tempo, ma quella che vediamo dall’inizio alla (quasi) fine della serie non è altro che la versione di Ted, e noi non siamo altro che spettatori di quella che è “la storia di come ha conosciuto la madre dei suoi figli”.

Arrivati all’ultima parte della storia, oltre l’incontro con Tracy, i ricordi si trovano a fare i conti con la realtà e gli ultimi minuti di puntata divengono più veloci, proprio perché esulano dalla storia. In fondo quel che è il “finale alternativo” doveva essere il finale reale della serie e tutto ciò che viene dopo è una finestra su un futuro che non avremmo mai dovuto vedere. La sitcom viene denaturata, le pareti finora rimaste invariate si innalzano e l’ambientazione (quasi sempre uguale, tipica del genere) cambia, e il MacLaren’s e i suoi clienti abituali cominciano a sembrarci estranei, così come anche la mitica festa di Halloween organizzata sopra il tetto della casa di Lily e Marshall. Perfino l’immutabile Barney alla fine deve fare i conti con l’età e con gli occhi di una pupa.

La sitcom diviene realtà, i personaggi diventano persone con una vita e degli impegni, e l’amicizia, fino a quel momento vissuta come immortale, diviene qualcosa di difficile da stringere tra le dita, e proprio come un palloncino rosso che sfugge facilmente di mano ad un bimbo (cit.) spesso ci troviamo a recuperarla a mezz’aria, consci del fatto che sarebbe bastato un secondo di troppo per perderla. Così, immersi nelle proprie vite i cinque protagonisti, quando tornano al loro amato pub, si chiedono come sia potuto passare velocemente tutto quel tempo e come sia possibile che sia “tutto finito”.

Come siamo arrivati perciò a queste ultime due puntate?
Alla settima e all’ottava stagione, che ci avevano tanto stancato, eravamo lì a chiederci quando mai sarebbe arrivata “la madre” perché la storia la si stava tirando veramente per le lunghe. Una volta che ci viene mostrata però ci rendiamo conto che forse non avremmo mai voluto vederla. Questo soprattutto perché, lasciando perdere il forzato (anche se tanto desiderato da tutti) “finale alternativo”, la storia va oltre il “come Ted ha incontrato Tracy” e ci mostra qualcosa che forse avremmo preferito non vedere, ma che dentro di noi abbiamo desiderato fin dall’inizio. Ma non è solo questo… quello che secondo me non è stato colto da molti, e sarò molto banale a dirlo, è che ciò che conta veramente non è la destinazione ma il viaggio, e con Ted, Lily, Marshall, Robin e Barney ci è stato donato un bellissimo viaggio, non in una fastosa carrozza in prima classe, ma in una macchina scassata alle note di “I’m Gonna Be” dei The Proclaimers, stretti stretti in un sesto posto ricavato.

Là dietro, su quel sedile scassato e polveroso abbiamo avuto modo di ridere, di piangere (e manco poco!) e di goderci in primissima fila quelle “tantissime cose” accadute su quel tavolo del MacLaren’s e non solo. Ecco perché non avremmo mai voluto incontrare l’adorabile Tracy, tanto perfetta per il nostro Ted, perché avremmo voluto continuare quel viaggio all’infinito per rimanere lì a sognare, ad ordinarci una birra e a continuare a chiacchierare, per rendere anche questa nuova serata “LEGGENDARIA”.

How I Met Your Mother decide invece di ridestarsi dalla nostalgia, di scuoterci una volta per tutte per donarci un finale non buonista e affatto scontato, di ridonare la felicità al Ted Mosby che proprio non può smettere di innamorarsi, e soprattutto di non negarci la verità delle cose con la grande ammissione che la vita può essere anche questo. Dopo tutto quel che ci hanno fatto passare non potremo non portare dentro di noi un pezzo di tutti coloro che hanno reso possibile questo viaggio, con la convinzione che una parte di noi rimarrà sempre su quel tavolo in quel pub di New York City.


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