htoL#NiQ: The Firefly Diary, Recensione PlayStation Vita

Creato il 24 marzo 2015 da Edoedo77

Ci si aspettava tutt’altro su PlayStation Vita, il tempo ci ha però fatto comprendere che non andrà oltre allo status di “portatile per le applicazioni indie” o di “console per titoli nipponici di nicchia”.
La storia recente della piccola di Sony parla chiaramente: siamo difronte all’abbandono più totale da parte del colosso di Tokyo che ha significato un graduale aumento della presenza di titoli indipendenti – spesso già reperibili su altre piattaforme di gioco – e di titoli orientali, ora come non mai molto numerosi.

Tale situazione si è proiettata anche nei mercati nostrani, per mezzo dei soliti e conosciuti publisher che hanno fatto le loro fortune grazie all’assenteismo di Sony stessa, difatti assistiamo al lancio di tantissimi videogiochi di stampo nipponico che a volte fanno gola a tanti, ma molto spesso soltanto a pochissimi.

Hotaru no Nikki, o htoL#NiQ: The Firefly Diary per chi volesse complicarsi la vita, è uno di questi: un platform insolito ad opera dell’importante Nippon Ichi Software, comparso su PS Vita ad un prezzo molto allettante (14,99 euro). Ecco cosa ne pensiamo.

SENZA MEMORIA

Quante volte vi siete trovati a dover affrontare una perdita di memoria di uno dei protagonisti del nuovo videogioco appena comprato? Spesso e volentieri manca originalità perfino nei pretesti che danno vita a produzioni maggiori, figuriamoci se situazioni di questo tempo non possano verificarsi per titoli indie o poco ricercati.

Mion, protagonista dell’avventura di cui vi parleremo quest’oggi, è sola e senza alcun ricordo all’interno di una discarica buia, finché Lumen – una lucciola verde – non diventa la sua àncora di salvezza. Nei panni di questo piccolo essere che col suo bagliore dà quasi vita al paesaggio circostante, dovremo guidare la piccola ragazzina fuori da quel luogo tetro e senza speranza.
Non è tutto, perché le meccaniche alla base di questo platform-adventure si avvalgono dell’aiuto di un’altra protagonista, o meglio, di un’altra lucciola viola: Umbra. Il loro unico scopo è quello di trarre in salvo Mion attraverso tutt’una serie di livelli bidimensionali disseminati di pericoli, trappole, scale, casse e tanto altro.


La peculiarità principale è rappresentata dal fatto che i controlli sono relegati principalmente ai comandi touch screen di PlayStation Vita: il monitor anteriore servirà per governare i movimenti della lucciola verde, il touch pad posteriore per entrare in una sorta di modalità “oscura” entro cui la lucciola viola potrà muoversi sfruttando le ombre, per poi sbloccare scale, abbattere barriere, sfruttare carrucole e via discorrendo.
Gli sviluppatori hanno però pensato di rendere più pepata l’intera esperienza, facendo in modo che la cara ragazzina segua imperterrita i movimenti compiuti dalla lucciola verde Lumen: questo si tradurrà, spesso e volentieri, in morti accidentali, e in frustrazione nella risoluzione di enigmi dal grado di difficoltà tutt’altro che bilanciato, per giunta aggravato da una reattività dei comandi davvero straziante.

Insomma, fate conto di avere a che fare con un platform in cui tempismo e prontezza di riflessi sono assolutamente necessari, allo stesso modo di pazienza e dedizione, le uniche vere protagoniste assolute delle fasi trial and error che nella stragrande maggioranza dei casi si riveleranno tali solo ed esclusivamente a causa di una taratura poco consona e molto approssimativa dei comandi di gioco.

BREVE, PREGIO O DIFETTO?

Gli sviluppatori hanno però pensato di fornire ai videogiocatori due configurazioni alternative dei comandi: la prima ci permetterà di giostrare entrambe le lucciole da schermo principale, switchando grazie ad una icona specifica posta sullo schermo.

È forse questa la maniera migliore per approcciarlo, almeno per chi volesse gustarselo tutto d’un fiato senza accusare la poca praticità del sistema a doppio touch per sessioni di gioco che vanno oltre la mezz’ora. Per gli immancabili amanti delle levette, invece, è stata pensata una terza configurazione che però viene meno al concept pensato da Nippon Ichi Software e in parte pregiudica l’esperienza pensata proprio per i controlli touch screen.

Ad ogni modo, è un sistema poco indicato quando è richiesta precisione estrema, e ben presto finisce per rigettare il gamer nella frustrazione più assoluta, tra un level design atroce e oltremodo punitivo e un sistema a checkpoint che non premia i meno pazienti qualora sopraggiunga la morte.


A tal proposito, è forse un bene parlare della sua breve longevità come un pregio, ma moderatamente, perché per i meno fortunati l’agonia potrebbe protrarsi per più delle tre/quattro ore che noi abbiamo impiegato per portare a termine la storia principale, a causa dei comandi, dello sbilanciamento dei rompicampo con cui vi troverete a che fare e di quello scoramento che inesorabilmente giunge dopo qualche decina di tentativi falliti per problematiche insite nell’applicazione, piuttosto che a causa delle abilità del giocatore.

Ad htoL#NiQ: The Firefly Diary va però riconosciuto di essere un titolo tutto d’un pezzo, coerente nel suo voler mettere in difficoltà chi lo approccia e bello da vedere, con un comparto grafico a due dimensioni curato nei fondali, che generano un’atmosfera tetra e cupa da principio, assistita da effetti sonori e da una soundtrack di buona fattura.
Del resto, si tratta di una sperimentazione del team nipponico, che proprio per questo motivo non ha inserito nessun dialogo di gioco, in controtendenza con quella che è la loro indole.

COMMENTO FINALE

htoL#Niq: The Firefly Diary, un po’ come il nome stesso, è difficile da comprendere. Si tratta di una sperimentazione di Nippon Ichi Software, in via di massima riuscita ma tremendamente approssimativa per aspetti troppo importanti in quello che vorrebbe essere un platform stiloso.
La difficoltà elevata non è solo frutto del design poco bilanciato degli enigmi, quanto dell’impossibilità a muoversi senza intoppi tramite i controlli implementati: impacciati in ogni occasione, sia per precisione che in quanto a tempi di risposta. Basterebbe soltanto questo per consigliarvi di starne alla larga, ma se volete dargli una opportunità, stanchi di tenere dentro il cassetto la vostra PlayStation Vita, armatevi di pazienza, tanta pazienza. A quel punto potreste anche rimanerne sorpresi per lo stile artistico.

PREGI: Adatto per chi è alla ricerca di un po’ di sfida. Stile artistico.

DIFETTI: Controlli macchinosi e mal calibrati. Difficoltà degli enigmi non bilanciata.


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