In questo clima ostico a tutti i cambiamenti erano anni che Giorgia O’Keeffe, giovane pittrice americana controcorrente,originaria di Sun Prairie, nel Wisconsin, stava cercando una strada lontana dalla pittura storicista e di imitazione… Nel 1908 a New York sembrava aver trovato quello che cercava nella Galleria di un poco conosciuto e criticato espositore, il fotografo Alfred Stieglitz,… Ma poi deve abbandonare gli studi… Fa la grafica pubblicitaria, insegna, segue solo qualche corso di pittura qua e là, finchè le capita di leggere Kandinsky… “Forme e colori non devono rispecchiare il modello naturale, bensì i sentimenti, il mondo interiore dell’artista”…
E’ già il 1915 , quando inizia … “Ho delle cose in testa che nulla hanno a che fare con quello che mi hanno insegnato…sono giunta alla conclusione di considerare vere le mie concezioni… ” I suoi disegni a carboncino, li spedisce a New York un’amica di Georgia e solo per un caso finiscono nelle mani di Stieglitz… Sembrano forme organiche di una natura primordiale, superfici piatte che fanno pensare alla pittura giapponese … Stieglitz ne è colpito e li espone nella sua Galleria il ” 291″ diventata con gli anni un forte punto di richiamo dei nuovi artisti americani… Dopo lei gli manda i suoi acquerelli … Nudi femminili dai contorni indefiniti, dove il diverso spessore del colore dà un vivace senso di movimento… C’è tutto lo spirito di Rodin, che lei aveva visto tanti anni prima … Proprio lì, in quella galleria di Steiglitz, con il quale, ormai, è amore … Difatti Georgia lascia il Texas… E’ il 1917 e torna a New York … Lui è affascinato da questa donna così autonoma, indipendente lontana da tutti gli stereotipi di famiglia e di vita borghese… Presa solo di passione e urgenza per i colori e le forme che le agitano la mente…. Attorno a Stieglitz ci sono i nuovi artisti… Fotografi e pittori da cui lei assorbe l’incanto per i fiori e la pittura dilatata sui primi piani, che può alterare l ‘aspetto degli oggetti, dando vita a forme di astrazione prima inesistenti o non visibili…
Ma prima ancora di essere conosciuta per i suoi quadri, Georgia, a New York, è lanciata dalle fotografie di Stieglitz, di cui diviene modella e Musa… Nelle mostre del 1921 e del 1923 metà delle foto sono ritratti e nudi di Georgia… Subito dopo arrivano i fotografi famosi della cerchia di Stieglitz e con il viso dagli alti zigomi, le bellissime mani ”danzanti” e il corpo morbido e allungato come una Venere di Cranach, Georgia diviene la donna più fotografata del mondo.
Nel 1924 vengono esposti i suoi grandi immensi fiori, alcuni luminosi, altri vortici di buio… L’ingrandimento è voluto, i dettagli dominano il primo piano… Anche il “velluto” dei petali e’ palpabile…..” E’ il fiore visto dal punto di vista dell’ape”… Così lo aveva teorizzato Georgia prima di dipingerlo… Ma, strappato alla sua correlazione naturale, l’effetto finale diventa autonomo… e fortemente erotico… Sono eleganti simboli sessuali che lei ha liberato dal suo incoscio, afferma Stieglitz e un noto critico d’arte scrive un saggio sui reconditi significati… Quegli strani oggetti pieni di voluttà, hanno un successo incredibile… Fra le foto di nudo e i quadri dei fiori, Georgia diventa famosa… E’ un’immagine inconsueta, per la sensibilità dell’epoca, un ‘artista libera e disinibita… Fuori dagli schemi… non corrisponde a nessun cliché …
A parte la donna, oggi più identificabile, resta difficile definire l’arte di Georgia O’Keeffe… Questi fiori che si impossessano dell’intera tela, sicuramente esistono, ma in una realtà che è diversa, individuale, tutta impregnata della personale “magia” dell’artista, degli occhi con cui lei guarda il mondo… La stessa cosa accadrà quando si vorrà confrontare con la realtà a lei più vicina… Mentre comincia a dipingere New York nel 1925 , lo sky line della città non è ancora del tutto definito, ma lei ne coglie lo stesso l’aspetto essenziale … La sua Verticalità… Per il resto non c’è una netta definizione… Forme di edifici a torre, ridotte a geometrie semplificate dove nella notte splende la ripetitività delle finestre …Il ”Radiator Building” fa venire in sogno la magia di un castello antico, abitato da fate o forse da vampiri… Da “City Night” o da “l’Hotel Sheldon con riflessi di sole”si aspetta invece che balzino fuori i nuovi cavalieri della fantascienza…
Se per i critici d’arte le ossa sono segni di morte lei, di ossa aride ormai non potrà più fare a meno e ci cospargerà i suoi quadri… I protagonisti del suo rinnovato universo… ”Le ossa – scriverà – sembrano portare proprio al centro di ciò che nel deserto è più vivo, benché esso sia ampio,vuoto e intangibile e benché, nonostante tutta la sua bellezza, non conosca l’amicizia…” Tornerà ogni tanto a New York, il legame con il marito non si interromperà mai del tutto, tanto forte era lo spirito che li teneva assieme, ma per questa dona affamata di realtà, che ha bisogno di soggiogare e trasformare, il deserto diventerà la sua casa… E la mirabile architettura delle ossa del bucranio, saranno il suo nuovo mondo, Diventeranno immensi, evocati fantasmi a protezione del deserto, in opere come “Dal lontano vicino” o saranno delicati intagli di bianchi e neri nei surreali accostamenti ai fiori artificiali delle sepolture spagnole…
Dopo che suo marito era morto prese a girare il mondo, lasciando nuovamente dietro di sé quell’immagine di donna eccentrica, avventurosa e non classificabile… Ne ritornò con liquide immagini azzurre e bianche viste dall’alto… i suoi fiumi che correvano in pianure vuote e desolate sotto la coltre delle nuvole ”…Le nubi sotto di noi erano straordinariamente belle, spesse e bianche… Tutto appariva così solido che io pensai che avrei potuto camminarvi sopra, fino all’orizzonte, se qualcuno avesse aperto la porta… Non vedevo l’ora di arrivare a casa e di dipingere… ” Lo farà fino quasi alla fine quando ormai non ci vedeva … Ma in quel deserto volle restare, fiera e orgogliosa della sua solitudine, nella vastità che non aveva neanche più bisogno di vedere, tanto era dentro di lei… Ma forse era vero il contrario …Era stata lei a entrare nel deserto e a diventare parte di quel Dio, sconosciuto ai più…
Molti oggi considerano Georgia O’Keeffe la più grande pittrice americana del 20° secolo… Nel New Mexico, che lei scelse come patria di elezione, la cucina di tipo messicano è un mix di cucina spagnola e india, oggi spesso rivisitata dalle influenze che arrivano dal Nord degli Stati uniti. Ma le Huevos Rancheros sono un cibo ancora nel solco della più tipica e tradizionale cucina messicana. Venivano servite nella colazione di metà mattinata agli agricoltori che usavano fare una pausa con un pasto molto sostanzioso dopo la frugale colazione di prima mattina.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE: olio extra vergine di oliva q.b., 250 grammi di cipolle, 500 grammi di peperoni, rossi, gialli o verdi, 1 cucchiaino di cumino, 1/2 cucchiaino di sale , 1/2 cucchiaino di pepe di cayenna, 1/2 cucchiaio di jalapeno, 1 spicchio di aglio, 250 grammi di pomodori freschi o pomodori a pezzi in scatola, 200 grammi di brodo di pollo, 3 cucchiai di cilantro, 4 tortillas di mais, 2 cucchiai di burro, 350 grammi di cheddar, 8 uova grandi,
PREPARAZIONE: per prima cosa si prepara la salsa detta appunto Ranchero che verrà versata sulle uova. Scaldate in un tegame l’olio e poi aggiungete i peperoni e la cipolla tagliati a pezzi facendoli cuocere per 5 minuti circa a fiamma media, rigirando di tanto in tanto per evitare che si brucino.Aggiungete il cumino,il sale, il pepe di cayenna, il jalapeno sminuzzato e l’aglio tagliato a fettine sottili mescolando. Versateci sopra il brodo di pollo e i pomodori e fate cuocere per circa 20 minuti a fuoco medio,per restringere la salsa.Togliete la pentola dal fuoco,aggiungete il cilantro sminuzzato e tenere da parte.
In una padella ampia fate scaldare poco olio di oliva che avrete spalmato su tutto il fondo, aggiungete una tortilla alla volta girandola da entrambe le parti per 1 minuto complessivo di cottura e ripetendo il procedimento per tutte e 4 le tortillas.
In un altra padella di medie dimensioni fate scaldare 1 cucchiaio di burro, rompeteci dentro due uova mantenendo il tuorlo intatto, salatele e dopo cotte mettetele a parte in un piatto dopo avervi spolverato sopra la metà del cheddar grattugiato o spezzettato finemente. Aggiungete un altro cucchiaio di burro e seguendo lo stesso procedimento fate cuocere le restanti uova. Mettete una tortilla in ogni piatto, poggiatevi sopra due uova ciascuno e ricoprite con la salsa Ranchero.