Parlare di Hugo Cabret è difficile. Film d'autore travestito da blockbuster, classico girato in 3D, operazione cinefila e originale allo stesso tempo, rievocazione del passato e proiezione verso il futuro. Hugo Cabret è tutto questo e molto di più, è un film complesso, denso, costituito da strati, o meglio, composto da tanti piccoli ingranaggi che formano un meccanismo perfetto. Il nuovo film di Martin Scorsese è una macchina così stupefacente e maestosa, da meritare un'analisi dettagliata di ogni rotella e bullone. Hugo Cabret e il rapporto con la letteratura La storia del piccolo Hugo Cabret deriva dall'omonimo libro di Brian Selznick, opera composta da parole e soprattutto disegni, rigorosamente in bianco e nero, che racconta, come se fosse un film muto, la storia di un bambino che vive nella stazione Montparnasse di Parigi e che, per una serie di incredibili coincidenze, conosce il primo grande maestro del cinema: Georges Méliès, dimenticato dopo il suo ritorno dalla Grande Guerra e ridotto a commerciante di giocattoli nella medesima stazione. La storia incontra la letteratura e Mèliés, relamente dimenticato dopo la Prima Guerra Mondiale, può tornare a vivere attraverso gli occhi di un bambino che rappresenta l'amore per il cinema, le storie e soprattutto la voglia di sognare: il piccolo Hugo, rimasto orfano e costretto a controllare gli orologi della stazione per sopravvivere, ama le storie, il cinema e i trucchi, ma non ha molta dimestichezza con i libri. Quando incontra la coetanea Isabelle, grande appassionata di romanzi ma del tutto digiuna di pellicole, i due si completano a vicenda: lei gli fa leggere i libri e lui la porta per la prima volta a vedere un film. Scorsese sa che alla base di un buon film c'è una buona storia e la figura del libraio Labisse, interpretato dalla leggenda vivente Christopher Lee, è necessaria quanto irrinunciabile: uno degli attori più longevi della storia del cinema, che ha interpretato Dracula così come Il Signore degli Anelli, si fa portavoce dell'imprescindibile rapporto che c'è fra letteratura e cinema. E' proprio lui infatti a regalare Robin Hood a Hugo, che aveva visto solo la versione cinematografica con Errol Flynn, affermando che "i libri devono andare dove ce n'è bisogno". Solo una mente affamata di storie può poi tramutarle in sogni fatti di immagini.
Hugo Cabret tra Mèliés, Scorsese, il 3D e la storia del cinema
La cosa che però rende veramente speciale il film di Scorsese è la sua incredibile rilevanza storica: il cinema muto che viene ricordato, citato e convertito in 3D costituisce un incredibile cerchio perfetto che si chiude, un discorso meta-cinematografico che commuove e traccia un segno nella storia del cinema. Scorsese rigira la scena del treno, prima immagine al cinema, e la rigira in 3D (usato tra l'altro in maniera divina, con grande attenzione alla profondità di campo), la tecnica più moderna attualmente. Il film di Scorsese è quindi un grande contenitore che racchiude in sé tutta la storia del cinema, la omaggia, la mostra, la rigira, la rielabora e la proietta verso il futuro. Opera totale, cinema all'ennesima potenza: Scorsese ha realizzato un vero e proprio capolavoro, che è già un classico. Un'opera imprescindibile, da vedere e rivedere, da analizzare, studiare, e soprattutto da vivere. Perché oltre ai tecnicismi, alle lezioni di cinema e di regia, se ci si lascia trasportare dalla storia di Hugo e dalla bellezza delle immagini ci si può anche commuovere.
Titolo originale: Hugo Regia: Martin Scorsese Anno: 2011 Cast: Asa Butterfield, Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Chloe Grace Moretz, Helen McCrory, Michael Stuhlbarg, Jude Law, Emily Mortimer, Christopher Lee