L’orologio della stazione ferroviaria di Parigi è un ottimopunto di osservazione per il ragazzino dalle mille risorse, Hugo Cabret. Allamorte dei suoi genitori Hugo (Asa Butterfield) è costretto ad andare a vivere con lo scontroso eubriacone dello zio paterno, addetto alla manutenzione degli orologi nella stazioneferroviaria di Parigi ed è proprio lui a insegnargli tutto sugli orologi. Tuttavia, il ragazzino è più impegnato a cercare di scoprire un segreto di suo padre che a segnalare la scomparsa dello zio, ma ciòlo porterà a incontrare un particolare venditore di giocattoli, Papà George (Ben Kingsley) e la sua figliaadottiva Isabelle (Chloë Grace Moret).
Al limite tra il genere fantasy e quello del giallo, il film è statorealizzato anche in tre dimensioni, facendo acquisire maggiore rilievo allescenografie del premio Oscar Dante Ferretti, costruite con eccellente maestriatecnica ed estetica, tanto è vero che è chiara l’attenzione neiparticolari storici tali da rendere la narrazione filmica molto coerente eaffascinante.
Inoltre, non essendo impresa facile omaggiare ilmiglior libro illustrato del 2007 (secondo il "New York Time"), il regista spiega la scelta del diverso formato cinematografico, dicendo che “lo spettatore di un film non ha il vantaggio di un lettore, che haaccesso ai pensieri e ai sentimenti reconditi del protagonista. Ma nel film c’èil suo viso straordinario, le sue azioni esaltate dal 3D. La storia avevabisogno di essere modificata, perciò alcuni elementi del libro sono stati eliminati.Ma penso che certe immagini – in particolare in 3D – siano così eloquenti dariuscire a raccontare l’intero libro”.
Tuttavia, proprio perché tratto da un romanzo, la storiatrasportata nel cinema sembra perdere qualcosa d’importante. Probabilmente ilritmo originale del racconto. Infatti, sembra essere quasi fin troppo discontinuo ilmodo di narrare, così, velocizzando e allungando le scene, si rischia didistrarre spesso lo spettatore. D' altra parte è evidente che in realtà l’intera operavuole essere anche un omaggio alle origini della cinematografia nei suoi contenuti,nelle sue convinzioni e nelle sue abilità tecniche, messe in evidenza dall’ interpretazionedi Asa Butterfield (Hugo) che guarda il mondo scoprendo ogni giorno qualcosa dimeraviglioso, come accadeva a chi realizzava e/o guardava i film delle origini.Poi c’è papà George interpretato da Ben Kingsley che appare un uomo deluso, nostalgico e che sirivolge al passato pensando a ciò che nel presente non ha più e che rendevala sua vita “magica”, facendo a mio parere passare in secondo piano l'omaggio esplicito al romanzo.
Nonostante ciò, in generale la storia e tutti i personaggi sono caratterizzati dallasperanza che il “passato” torni per capire cosa succede nel “presente”, cosagli riserve il “futuro” e come dice Hugo, gli piace "immaginare che il mondo siaun unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hannoesattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se ilmondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!”.