“Human” di Tommaso Percivale, Lapis

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Un romanzo di fantascienza vero e proprio, nel quale in molti potranno trovare riferimenti ai robot di Asimov o agli androidi di Philip K. Dick (i più noti quelli della celebre trasposizione cinematografica Blade Runner), quello che Tommaso Percivale ha recentemente pubblicato con la casa editrice Lapis, sfidando i confini del genere che attualmente tendono a spostarsi, per la fascia d’età adolescenziale, più a chiudere il cerchio sui temi distopici che su quelli della science fiction più classica.
I ragazzi sono abituati a trovare nei libri scenari post-bellici o post-apocalittici che hanno portato una qualche distorsione sociale o ambientale con cui fare i conti per riaffermare le conquiste della libertà e dell’ autodeterminazione, ma meno a familiarizzare con altri temi cari al genere fantascientifico, come l’esplorazione di altri mondi (su questo argomento è un bell’esempio la trilogia di Patrick Ness, anch’essa sul confine labile tra distopia e fantascienza) o il complesso rapporto uomo-macchina.

Proprio sulla domanda su cosa è o meno umano, e se dignità e riconoscimento sociale possano essere conferiti solo in base a un’umanità biologica o debbano essere estesi in virtù dei ruoli, dei bisogni e delle funzioni che un essere, anche sintetico, ha all’interno della società, si basa il romanzo di Percivale, offrendo in tal modo una duplice chiave di lettura ai suoi lettori.
Da un lato un parallelismo con le lotte di tutti gli ultimi, tutti coloro che, in ogni fase storica di crescita, si sono trovati a portare il carico senza per questo avere riconoscimento, anzi quasi sempre essendo considerati alla guisa di scarti a favore di chi dal loro lavoro traeva guadagno. Dall’altro l’invito a riflettere sul progresso e sui quesiti etici e sociali che esso può comportare, in quanto la scienza procede sempre più velocemente dell’adattamento della società e del pensiero che dovrebbe sottendere al suo sviluppo per renderlo davvero utile e non potenzialmente dannoso o destabilizzante.

Siamo in un remoto futuro e la Terra ha chiaramente subito le conseguenze di catastrofi varie visto che la vita animale e vegetale è pressoché estinta e l’umanità è costretta a vivere relegata in città iper-affollate e claustrofobiche come Arcade, una metropoli che conta miliardi di abitanti ed ha uno sviluppo verticale. I livelli, numerati e stratificati l’uno sull’altro, corrispondono anche ad un rigido ordinamento sociale: nei più bassi, dove non arriva nemmeno la luce naturale, sono confinati i reietti, per lo più androidi, nei più alti, dove circolano grosse quantità di denaro e la vita procede tra lusso, sfarzo e corruzione, vivono i ricchi e i reggenti della città, esclusivamente umani.

Cassandra è un’androide di classe 2, un’evoluzione dei vecchi modelli “uno” che non avevano forma umana ma ancora rassomigliavano ai rozzi e funzionali robot. I “classe 2” invece, che sono diffusi ad Arcade e svolgono quasi tutti i lavori manuali, umili, faticosi o pericolosi, rassomigliano nell’aspetto agli uomini e alle donne, ma hanno maggiori capacità fisiche, grandi velocità di elaborazione di informazioni e, ovviamente, non provando sentimenti non ne subiscono l’intralcio.
Per questo motivo la Squadra Alfa, la sezione di polizia che si dedica alla lotto contro il Fronte – un’organizzazione terroristica di androidi che rivendicano gli stessi diritti degli umani – è costituita esclusivamente da “meccanici” (termine con cui gli umani chiamano i loro parenti robot), un po’ strambi e assortiti nell’aspetto ma sicuramente potenti negli effetti, come indica anche il loro soprannome “Squadra Devasto”.
L’unico uomo della combriccola è il comandante Burke, un ex militare, rude nei modi ma onesto e molto legato ai suoi sottoposti robotici. E’ proprio Burke che un giorno si trova a dover arruolare nella sua squadra Cass, dopo che la giovane androide ha perso in un attentano del Fronte i suoi “owner”, o genitori come preferisce chiamarli lei.

Cassandra è inesperta e mai ha preso parte ad azioni di polizia, ma dopo essere rimasta “orfana” il suo destino è nelle mani dell’OCRA, l’ente che si occupa della gestione degli androidi, e la scansione delle sue funzionalità ha dato risultati sorprendenti.
Ma c’è di più: la ragazza meccanica non ha semplicemente obbedito agli ordini dei suoi superiori; ella “desidera” prendere parte alla lotta contro i terroristi del Fronte, perché “soffre” per la morte dei genitori e “vuole” vendicarli. In partica Cassandra nel profondo del suo animo robotico non si limita a elaborare dati secondo programmazione ma ha delle zone che sembrano sfuggire al controllo del rigido sistema secondo cui è fabbricata. Sono luoghi del suo io dove sente, prova emozioni, dove nascono domande, dove sorgono contraddizioni e, soprattutto, che non riescono a essere spenti o resettati.

Chi è Cass? Quale mistero si cela dentro, e dietro, il suo cervello così eccezionale? Ma anche: c’è umanità negli androidi che popolano l’opprimente mondo di Arcade? La loro vita è regolata solo da aride leggi matematiche, fisiche ed elettroniche oppure, tra cavi e sensori, “batte un cuore” che ha diritto ad essere riconosciuto? Quale, in sostanza, è il confine legittimo tra umano e non-umano (e quindi su quali basi si definisce l’umanità)?

Tra rocambolesche missioni e colpi di scena, in uno scenario ben descritto animato da personaggi originali ed efficacemente congegnati (molti dei quali gustosissimi nella loro verve di “meccaniche canaglie”), si dipana un romanzo che resta sempre avvincente, non si appiattisce né nella trama né nelle invenzioni che la sostengono, dando vita ad un intreccio dotato della sua complessità ma non pesante, che cattura il lettore coinvolgendolo ma anche costringendolo a riflessioni e collegamenti, animando in lui il dubbio e la voglia di scioglierlo.

Una storia che, finalmente, è capace di dar da pensare ai ragazzi senza manifestarlo, restando prima di tutto un bel racconto, interessante e intelligente, curato e coerente. Perfino sfaccettato, là dove i confini tra “male” e “bene” non sono così dichiarati e riconoscibili, dove i buoni – la scalcagnata ma adorabile Squadra Alfa – non lottano necessariamente per la parte giusta ma è chiaro fin da subito quanto ci sia di bianco nel nero e viceversa.

Apprezzo molto quando in un libro il lettore è invitato costantemente ad esercitare il suo spirito critico, le sue capacità di giudizio e le verità non sono mai manifeste e linde ma, come nella realtà, c’è da capire dove si nasconde l’inganno e il malaffare del potere.

Nel romanzo ho riscontrato inoltre una cura degna di nota per le ambientazioni, descritte con abili pennellate che costruiscono un mondo coerente, ben pensato nei dettagli, immaginabile visivamente e suggestivo.
Oltre ai vertiginosi livelli e alle torri di Arcade, alle scene nei bassifondi pestilenziali e desolati della città dove nonostante tutto sopravvivo barlumi di voglia di vita e riscatto, ho trovato avvincente la costruzione della realtà virtuale cui gli androidi hanno accesso. Un luogo non fisico, un regno di dati che può essere più pericoloso dei posti reali, la cui introduzione tra le pagine suggerisce altre domande, altre suggestioni affascinanti ed in parte attuali.

Un libro consigliato ai ragazzi che desiderano muovere dei primi buoni passi nei territori della fantascienza, ponendosi nell’ottica delle migliori opere di questo genere: interrogarsi sul reale, sul futuro e sul progresso, sostenuti da una fantasia visionaria e indirizzati sempre dal senso di libertà e giustizia.

(età consigliata: dai 12 anni)