L’ultimo film di Neil Blomkamp finalmente riesce a stravolgere uno dei temi chiave della cinematografia nostrana: i titoli tradotti fanno pena o poco c’entrano col film. Chappie in Italia diventa Humandroid. Una titolatura non solo piecevole all’orecchio ma anche azzeccata nel descrivere l’essenza della pellicola, la quale rimanda alla consumatissima tematica del rapporto uomo-macchina e dell’umanizzazione del robot dotato di una intelligenza artificiale rispetto alle sempre meno umane persone. Già in District 9 Blomkamp dava un chiaro ritratto della sua personale idea di uomo, descrivendo una stupenda parabola aliena sull’emarginazione e la paura del diverso, ove i veri nemici da combattere non erano tanto i gamberoni spaziali ma gli abitanti della terra. In Humandroid ritorna questa visione, ma stavolta contestualizzata in uno script non distante dal Pinocchio di Collodi, in cui un giovanissimo programmatore di robot poliziotti, gli scout, riesce a creare in segreto una intelligenza artificiale che prova sentimenti e apprende come un essere umano vero.
Nasce così Chappie, il primo robot senziente che fa gola a un gruppo di criminali dei bassi fondi di Johannesburg (Die Antwoord) e intimorisce la corporation per la quale il programmatore Deon lavora, spaventata dalla possibilità di perdere il controllo sui propri poliziotti robotici. Diversamente dal precedente lavoro Elysium, il regista riesce a mettere in piedi un film bello ma che si regge essenzialmente sul personaggio del robot Chappie e sulla parabola evolutiva che lo porterà dai primordiali momenti della nascita fino a quelli finali della transumanazione del creatore, in un percorso che mixa senza troppi complimenti bioetica-morale-religione-progresso scientifico. La sceneggiatura purtroppo sbanda in molte occasioni, abbozzando solamente dei personaggi che ci sarebbe piaciuto vedere maggiormente presenti nello schermo. Uno tra tutti Vincent Moore (Hugh Jackman), progettista e villain della pellicola, a cui non è riconosciuto uno spazio meritevole pur avendo una centralità nella storia. Aria da bullo ex-militare, esperto nella progettazione di robot poliziotti scadendi ad alto potenziale di fuoco e frustrato dalla continua competizione, non riesce mai ad essere davvero convincente (probabilmente perchè non siamo abituati a vedere Wolverine in ruoli da villain).