Humor Sgnec

Da Stimadidanno
Dalla mia piccola finestra, oltre il parchetto con i giochi, vedo un campo da tennis condominiale.
In particolare vedo la sedia dell'arbitro.
Alta, ieratica, vuota.
Dietro, i casermoni popolari.
Una vista senza senso, come questo post.
Giorni un po' così, il mio umore fa questo suono: Sgnec. Solo i miei stivaletti di gomma verderana rischiarano questa metereopatia. Anche loro fanno sgnec e mi fanno sorridere.
Il senso, a posteriori, riuscirò ad inventarmelo.
Il senso uscirà da questa sensazione di letargo vigile, studio***buongiorno, va bene le mando subito la mail, no guardi non è così, capisco che lei possa essere contrariato, d'accordo ma si figuri non mi deve ringraziare, risposte che vanno ormai in automatico.
Avvolta in una sciarpona tubolare blu (l'abbraccio di un'amica), prendo atto dell'encefalogramma piatto, che non mi dispiace per niente; leggiucchio qui e là - poco concentrata; cazzeggio; chiudo una pratica (e nella cartelletta gialla finiscono una delusione, un bilancio aziendale così e così, una minaccia, una firma rassegnata); avrei solo voglia di essere a casa con la musica alta.
O di camminare, sola.
O di passare un'intera giornata infrasettimanale con M., noi due, mentre tutto il resto del mondo lavora e G. è all'asilo.
O di vedere gli amici, guardarli bene in faccia, che il virtuale in questi giorni non mi basta proprio.
Gli stivali verdi li userò nelle pozzanghere tra qualche ora, con G, e questa è una certezza.
Un albero è l'esplosione lenta di un seme, dice Munari. Me lo sono scritta con i pennarelli per stoffa su un'altra sciarpa - grigia, sottile, giusta per la primavera che verrà - per ricordarmi che i periodi di stasi non sono mai infruttuosi.