Hunger Games - Il canto della rivolta: parte 1 [recensione]

Da Lord79

Mockingjay che tradotto in italiano significherebbe "Ghiandaia Imitatrice", diventa nel nostro Paese "Il Canto della Rivolta", ché effettivamente se lo chiamavano "Ghiandaia Imitatrice" faceva un po' cagare, ma saremmo andati comunque a vederlo.
Siamo giunti al terzo capitolo della saga di Hunger Games e visto che il primo film ha incassato camion di soldi e visto che il secondo ha ridefinito il concetto di sbancare il botteghino, per questo terzo film non hanno badato a spese e praticamente in ogni inquadratura c'è un attore premio Oscar e se già avevamo visto Philip Seymour Hoffman (pace all'anima sua), con un budget di 250 milioni di dollari (da dividere però anche con la parte 2), si son potuti permettere una del calibro di Julianne Moore per il ruolo della presidentessa del tredicesimo distretto. Mica Pizza e fichi.Ora lo dico subito così non ci pensiamo più: questo terzo capitolo mi è sembrato il più fiacco della saga. L'azione si sposta dall'arena al sotterraneo Distretto 13 e, se i primi due film erano praticamente identici, con questo la storia fa un balzo in avanti e entriamo (quasi) nel vivo della rivoluzione. Veniamo catapultati in un mondo di fantascienza estremamente realistico e che ricorda in modo piuttosto inquietante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e la gente costretta nei bunker, inerme, a fissare un soffitto di cemento che non sai se cederà e poi tutta la campagna di propaganda e insomma; Il Canto della Rivolta: parte 1 è un concentrato di suspense che inchioda lo spettatore alla poltrona e porta con se molteplici riflessioni: sull'insensatezza della guerra, sull'amore e sulle scomode decisioni da prendere.
Il film è bello e non c'è neanche bisogno di specificarlo. In questo periodo siamo stati invasi da pellicole ambientati in un futuro distopico e con un gruppo di ragazzini che si ribella all'oppressione del potere, ma la saga di Hunger Games è l'unica che riesce a mantenere sempre alto il livello qualitativo e non scade mai nel teen-movie da quattro soldi (il peggiore forse è stato Divergent che veramente avrei tirato i pomodori contro grande schermo).
Se proprio fossi costretto a fare una critica, direi che a Il Canto della Rivolta: parte 1 manca un po' di quell'azione alla quale ci avevano abituato e tutto si sviluppa attorno a Katniss e Peeta che si mandano messaggi video e il povero cornuto Gale che guarda da lontano e diosanto, mi fa una tenerezza che lo abbraccerei come fosse un'orsetto di peluches. Intanto questa rivoluzione tanto attesa ancora non è esplosa completamente.
Se da un lato la scelta di dividere il libro in due parti ha garantito estrema fedeltà al romanzo, dall'altra sappiamo che è stato fatto solo per una question economica che punta a guadagnare il doppio e francamente un po' il film ne risente, perché ok è tutto molto bello e appassionante, ma questa volta non succede praticamente nulla. Il film è molto più intimo e celebrale degli altri, ci sono più dialoghi scritti indubbiamente molto bene e si dà ampio spazio anche ai personaggi secondari, descrivendo i caratteri con estrema attenzione e andando ad approfondire quello che fino ad ora non era mai stato raccontato, ma se negli altri episodi son stato con le unghie infilate nel bracciolo dall'ansia, in questo l'unico vero balzo sulla poltrona, l'ho fatto alla fine della pellicola, quando Katniss incontra finalmente Peeta.
E ora vaffanculo datemi immediatamente l'ultima parte. Sappiate che siete dei fottutissimi sadici a farci aspettare un anno per vedere la fine!

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