- Dettagli
- Scritto da Sara Barbieri
- Categoria principale: Le nostre recensioni
- Categoria: Recensioni film in sala
- Pubblicato: 15 Gennaio 2015
Il regista italiano, dopo il non proprio riuscito La solitudine dei numeri primi, non delude, sfornando un polpettone in salsa comico/drammatica/orrorifica (che poi uno, lecitamente, si potrebbe chiedere: «Ma dove vuole andare a parare?»; beh, parrebbe che non lo sappia esattamente nemmeno lui, dato che ha dichiarato, in conferenza stampa, “di procedere per istinto”), colmo di citazioni (Hitchcock, Polanski, Cassavetes) e delirante nella struttura. Assodato il fatto che il centro della narrazione dovrebbe essere il disturbo mentale di un’anoressica convinta di dare alla luce l’Eletto del nuovo millennio, davvero non si comprende la confusione generale di registri, complicata da una colonna sonora assurda (esemplare la sequenza del matrimonio sulle note di What A Feeling di Irene Cara e le musiche “tensive” nei punti di svolta), inserti thriller e derive formali che lasciano interdetti (le inquadrature grandangolate e deformanti a simboleggiare la famiglia disfunzionale). Voragini nella sceneggiatura, interpretazioni non esattamente convincenti (l’unico a mantenere un contegno è Adam Driver) e un finale a dir poco forzato completano il quadro.
Un’operazione francamente desolante e involontariamente demenziale, talmente maldestra, comunque, da suscitare tenerezza; la stessa tenerezza che si prova di fronte a dichiarazioni del tipo “Ho ancora il coraggio di guardare cosa so guardare?” (Cit. Saverio Costanzo)
Ai posteri l’ardua sentenza.
Voto: 1,5/4