Gli Hungry Like Rakovitz pestano duro e non vanno certo per il sottile quando si tratta di colpire l’ascoltatore allo stomaco. A differenza di molti concorrenti usi come loro a dilettarsi coi sapori forti, gli autori di The Cross Is Not Enough sanno come insaporire la ricetta con il famoso quid che cattura l’attenzione e permette al tutto di imprimersi in mente senza troppa fatica. Così, tra titoli, grafiche, songwriting e accostamenti spesso inaspettati (l’accoppiata di cover presenti sullo split con gli O rappresenta un ottimo esempio), hanno saputo guadagnarsi l’attenzione del pubblico e conquistarsi un posto nel novero dei nomi da tenere d’occhio in ambito estremo. Potevamo esimerci dal rivolger loro qualche domanda?
Veloce ripasso sull’ultimo periodo in casa Hungry Like Rakovitz: cosa è accaduto tra la pubblicazione dello split con gli O e il nuovo disco?
Enrico (chitarra): Dallo split con gli O sono successe parecchie cose, abbiamo conosciuto nuove persone interessate alla nostra musica che ci hanno invitato a suonare in giro per l’Italia, ad esempio abbiamo avuto il piacere di suonare al Miodi con band del calibro di Eyehategod, Church of Misery e Boris grazie ai ragazzi di Solo Macello e, da settembre 2011, ci siamo concentrati sulla stesura del nuovo album The Cross Is Not Enough. A giugno siamo andati a Ravenna a registrare da Paso, ed è stata un’altra esperienza magnifica, adesso finalmente il disco è uscito ed è stato accolto molto bene!
The Cross Is Not Enough è un titolo decisamente forte: come è nato e da cosa traggono spunto i vostri testi? C’è un argomento in particolare che vi ispira?
Enrico: Essendo noi atei/agnostici, spesso i nostri testi riflettono la nostra visione sull’argomento religione e sulla società in generale, ma in maniera ironica e grottesca, il tutto condito da un forte senso di misantropia e distacco. Il titolo del disco di preciso non so come mi sia venuto, ma racchiude quello che ti ho appena detto. Di fatto può essere letto in due modi: la fede non è abbastanza/non basta oppure la crocifissione non è una pena sufficiente per il buon Gesù. È un titolo forte che ci è piaciuto e ci ha messo d’accordo da subito.
Si direbbe che il suono degli Hungry Like Rakovitz nasca dallo scontro tra quanto di più malato gira oggi in ambito estremo. Frutto dei differenti background di ogni singolo membro o, piuttosto, una comune mentalità a 360°?
Rubens (voce): Direi entrambe le cose. Tutti e quattro veniamo da background ed esperienze musicali differenti, e abbiamo ascolti molti vari, anche al di fuori di metal e hardcore.
Enrico: Siamo molto affascinati dall’estremismo sonoro in tutte le sue forme e abbiamo un background molto vario, l’intento comune è quello di esprimerci liberamente, cercando di inserire ciò che ci piace nei nostri pezzi senza precludere niente, per creare un amalgama che renda naturale e allo stesso tempo personale ciò che facciamo.
Se doveste individuare l’elemento caratteristico capace di unire questi vari ingredienti e donare al tutto il marchio Hungry Like Rakovitz o comunque ciò che non può mai mancare in un vostro brano, cosa indichereste?
Enrico: Credo che il nostro suono ruvido, diretto e in qualche modo “grezzo” sia una nostra costante, una caratteristica che abbiamo sia in ambito live sia su disco: è l’ingrediente che riesce ad unire al meglio le varie influenze che riversiamo nella nostra musica. Da questo punto di vista credo che il Paso abbia fatto un ottimo lavoro sul nostro album. pur essendo una produzione diversa (nonché la migliore) rispetto ai vecchi lavori, ha conservato questo aspetto del nostro suono portandolo ad un nuovo livello, creando un flusso sonoro potente e diretto.
Rubens: Inoltre, la nostra passione e la voglia di creare qualcosa di personale e non scontato sono gli elementi che uniscono i vari ingredienti.
Nonostante la ferocia dominante, non manca mai un taglio più groovy, lo definirei di marca hardcore. Quanto pesa nel vostro background questo linguaggio, anche in termini di attitudine e di approccio?
Rubens: Per quanto mi riguarda ho iniziato a urlare in un microfono dopo aver frequentato concerti hardcore underground, aver conosciuto gente come me che suonava per passione, senza pensare troppo al look o alle mode del momento. Questa è anche la nostra attitudine. Per quanto riguarda il groove, è una parte molto importante del nostro sound, la violenza musicale fine a se stessa non ci interessa.
Enrico: Come band sin dagli inizi abbiamo subito una forte influenza dall’ambito hardcore, specialmente da gruppi di Cleveland come Integrity e Ringworm, e anche se nel tempo abbiamo costantemente inserito nuove influenze nel nostro sound, abbiamo conservato quel lato che tu definisci groovy che è prettamente di stampo hardcore.
Lo stesso coinvolgimento di più label sembra ricollegarsi ad una sensibilità di stampo d.i.y. Come sono nate queste collaborazioni?
Rubens: Matteo di Grindpromotion ci aveva già aiutato con il nostro primo mini-cd HolymosH. Dopo che gli abbiamoi fatto sentire il nuovo disco, ha voluto continuare la collaborazione. Manuel di Shove è da molto tempo che lo conosco e ho sempre ammirato la sua etichetta, e siamo contenti di collaborare con lui.
Enrico: Devi tener conto che tra registrazione e stampa del disco il lavoro è autoprodotto per tre quarti, quindi è fortemente diy. La Blasphemy Worldwide è la nostra label ed è nata per essere liberi di pubblicare il nostro materiale nei formati che più ci aggradano, curando tutto personalmente. Per questo album, come diceva Rubens, ci avvaliamo della collaborazione di due etichette underground italiane che sono a mio avviso tra le migliori nel settore. Matteo con la sua Grindpromotion aveva già fatto un ottimo lavoro con HolymosH, riuscendo a far girare il disco molto bene… ho perso il conto delle persone che ci hanno conosciuto grazie a Grindpromotion, quindi siamo felici di poter collaborare nuovamente! La Shove è una sicurezza, Manuel ha molta esperienza in ambito underground e collaborare con lui è un grande piacere.
Credete che il ruolo delle label in futuro andrà ripensato, visti gli enormi cambiamenti nell’approccio degli ascoltatori (penso alla musica digitale, alla possibilità per le band di promuoversi/muoversi tramite siti come Bandcamp, etc.)?
Rubens: Questa situazione può cambiare giorno dopo giorno. Sicuramente le etichette possono dare una mano sia economicamente sia a livello di promozione e distribuzione. Però è anche vero che negli ultimi anni il loro ruolo è molto cambiato e molti gruppi riescono ad avere molta visibilità anche solo grazie ai social network e ad internet in generale, ma soprattutto suonando molto dal vivo. Vedremo l’evolversi della situazione nell’immediato futuro
Vi va di parlarci delle grafiche del nuovo disco? Chi le ha realizzate e come sono nate?
Tiziano (batteria): Le immagini sono tratte dal mio “lavoro artistico”, non prodotte appositamente per l’artwork del disco, selezionate ed editate con la collaborazione di Enrico e ovviamente approvata dal resto della band. La stessa cosa era avvenuta per HolymosH e in entrambi i casi abbiamo cercato di sintetizzare in alcune immagini il nostro modo di fare musica. Ciò non toglie che siamo sempre pronti a collaborare con altri artisti, anzi, a questo proposito recentemente Luca di Solo Macello ha creato la grafica per la nostra nuova t-shirt e si occuperà dell’artwork della nostra prossima uscita.
Che tipo di aspettative ha una formazione come gli Hungry Like Rakovitz? Quali spazi di manovra ci sono sia a livello nazionale sia all’estero per chi come voi propone suoni non proprio friendly?
Enrico: È una questione un po’ complessa, ma per farla breve non ci poniamo né aspettative né limiti, cerchiamo di fare le cose al meglio, con passione e costanza. Col passare degli anni ci siamo guadagnati qualche centimetro di manovra in più, riuscendo ad arrivare all’estero, a fare dischi e far girare il nome della band. Pertanto andiamo avanti su questa strada.
Avete già qualche data in programma per promuovere l’album dal vivo?
Enrico: Sì, abbiamo già presentato The Cross Is Not Enough, prima facendo una data nella nostra zona a fine febbraio che è andata molto bene, il 13 marzo abbiamo fatto il release party al Magnolia a Milano con i Mombu, per altro serata in cui è stato eletto il nuovo papa. Recentemente siamo stati anche a Firenze, Bologna, Novara e Vicenza. Presto faremo altre date e in estate torneremo in Francia, dove siamo stati invitati a suonare allo Yell Fest.
Che tipo di difficoltà si incontrano nel cercare di organizzare date e nel gestirle? Credete la situazione sia migliorata o peggiorata negli ultimi tempi, non solo a livello di opportunità ma anche di disponibilità/professionalità da parte di chi gestisce i posti?
Rubens: Da quando abbiamo iniziato con i live abbiamo trovato spesso delle difficoltà per trovare concerti, ma non credo sia dovuto solo al nostro genere, ma ad una situazione più ampia che coinvolge locali, promoter, booking, pubblico… Allo stesso tempo abbiamo conosciuto molte persone e gruppi che ogni giorno si sbattono per organizzare concerti e che ci hanno dato una mano. La situazione non è rosea, anche perché molti spazi vengono chiusi o sono costretti ad una programmazione diversa, spesso quello che dovrebbe essere il pubblico se ne sta a casa a scaricare terabyte di musica ma non si muove per andare ai concerti che non siano quelli di gruppi mainstream.
Last (in)famous words…
Rubens: Supportate la musica underground comprando dischi, magliette, ma soprattutto andando ai concerti. Trovate tutte le informazioni su di noi all’indirizzo hungrylikerakovitz.blogspot.it. Grazie a te Michele e a The New Noise per il supporto.
Enrico: Grazie a te, Michele, a The New Noise e a tutti quelli che ci seguono e supportano! A chi ancora non ci conosce dico andate a sentirvi subito The Cross Is Not Enough, possibilmente a volume smodato!
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