Hunter S. Thompson su come trovare la propria strada e su come vivere una vita gratificante

Creato il 08 maggio 2014 da Chronicles From The Holocene @holojay

© Stephen Shore


Nell'Aprile del 1958, un Hunter Thompson appena ventenne si trovò a consigliare il suo amico Hume Logan, che non sapeva cosa fare della propria vita. Questa lettera raccoglie un grande numero di suggerimenti per chi è incerto su come vivere, per chi sente che la strada che ha intrapreso non fa per lui, ma anche per chi sente il contrario. Con estrema nitidezza Thompson evidenzia quelli che ritiene siano i punti del discorso: la necessità di essere consapevoli del proprio percorso e di non lasciarsi trascinare dalla corrente, quanto sia sbagliato cercare di diventare qualcosa di prestabilito, di svolgere una professione perché si è stabilito di voler diventare quel qualcosa, tralasciando il fatto che non siamo noi a doverci adattare al nostro obiettivo, ma l'obiettivo al nostro stile di vita. E da qui, quanto sia necessario capire che ognuno di noi è diverso e che uno stile di vita che sia valido per una persona, non vale per un'altra
(Clicca qui per un elogio della diversità di Ken Robinson).
Potete trovare questa lettera nella stupenda raccolta: Letters of Note, compilata da Shaun Usher, curatore dell'omonimo sito che raccoglie lettere non troppo famose che meritano di essere lette. Su questo blog poi, puoi leggere due belle lettere di Kurt Vonnegut, "Accrescete la vostra anima" e "Una lettera agli abitanti del 2088", tratte dallo stesso libro.
Thompson inizia chiarendo che il suo punto di vista rimane semplicemente il suo, e che i consigli che un uomo può dare ad altro su come vivere la propria vita si contrassegnano facilmente come egomania:

Caro Hume,
Tu chiedi consigli: ah, che cosa umana e pericolosa da fare! Perché il dare consigli ad uomo che chiede cosa fare della sua vita implica qualcosa di molto vicino all'egomania. Presumere di poter indirizzare un uomo verso il giusto ed ultimo scopo della sua vita -- di indirizzarlo con dito tremante verso la GIUSTA direzione -- è qualcosa che solo un pazzo farebbe.
Io non sono pazzo, ma rispetto la tua sincerità nel chiedermi un consiglio. Io ti chiedo comunque, nell'ascoltare ciò che ti dico, che ogni forma di consiglio è il prodotto dell'uomo che te lo da. Ciò che rappresenta una verità per uno, potrà essere un disastro per qualcun altro. Io non vedo la vita attraverso i tuoi occhi, ne tu attraverso i miei. Se provassi a darti un consiglio specifico sarebbe come se un cieco conducesse un altro cieco. 

E tirando in ballo l'Amleto di Shakespeare, evidenzia il punto fondamentale del discorso:
"Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli."
E infatti, questo è il problema: se galleggiare in mezzo alle onde, o se nuotare per un obiettivo. E' una scelta che dobbiamo fare tutti-- consciamente o no-- in un momento della nostra vita. Così poche persone lo capiscono! Pensa ad ogni decisione che hai preso, che aveva un peso sul futuro: potrei sbagliarmi, ma non vedo cosa può essere se non una scelta--indiretta quanto vuoi-- tra le due cose che ho menzionato: il galleggiare o il nuotare.
Ma perchè non devi comunque galleggiare se non hai uno scopo? Questo è un altro problema. E' indubitabilmente meglio galleggiare che nuotare nell'incertezza. Quindi come fare a trovare un proprio scopo? Non un castello nel cielo, ma qualcosa di vero e tangibile. Come può un uomo essere sicuro di non star inseguendo la "grande montagna di caramelle", l'allettante e zuccheroso scopo caramellato che ha poco sapore e nessuna sostanza?

La risposta --e in un certo senso-- la tragedia della vita è che noi cerchiamo di capire lo scopo e non l'uomo. Stabiliamo uno scopo che ci richiede alcune cose: e facciamo queste cose. Ci adattiamo alla richieste di un concetto che NON può essere valido. Quando eri giovane, lasciami dire che avresti voluto essere un vigile del fuoco. Mi sento ragionevolmente al sicuro nel dire che tu non vuoi più esserlo. Perché? Perché la tua prospettiva è cambiata. Non è il vigile del fuoco che è cambiato, ma tu. Ogni uomo è la somma di tutte le sue reazioni alle esperienze che fa. Cambiando le tue esperienze e moltiplicandosi, tu diventi un uomo diverso, e quindi le tue prospettive cambiano. E questo va avanti. Ogni reazione è un processo di apprendimento; ogni esperienza significativa altera la tua prospettiva.

Il fatto che la nostra visione delle cose cambi giorno per giorno implica la necessità che sia lo scopo ad adattarsi a noi e non viceversa:
Così sembrerebbe sciocco, regolare le nostre vite in funzione delle richieste di uno scopo che vediamo da una prospettiva diversa ogni giorno? Come possiamo sperare di raggiungere nient'altro che una nevrosi galoppante? 
La risposta, allora, non a che fare affatto con gli scopi, o almeno non con scopi tangibili. Ci vorrebbero delle risme di carta per sviluppare questo tema a dovere. Dio solo sa quanti libri sono stati scritti sul "significato dell'uomo" e sul quel tipo di cose, e dio solo sa quante persone abbiano riflettuto sulla questione. (Ho utilizzato la frase "dio solo sa" puramente come espressione.) C'è veramente molto poco senso nel mio cercare di dire queste cose in poche parole, perché sono il primo ad ammettere la mia totale incompetenza nel ridurre il significato della vita ad uno o due paragrafi. 

Ma torniamo alla risposta. Come ho detto, riporre la nostra fiducia negli obiettivi sarebbe, nel migliore dei casi, non saggio. Quindi non ambiamo ad essere vigili del fuoco, non ambiamo ad essere banchieri, ne poliziotti, ne dottori. NOI AMBIAMO AD ESSERE NOI STESSI.
Ma non mi fraintendere. Non intendo dire che non possiamo essere vigili del fuoco, banchieri, o dottori--ma che dobbiamo fare in modo che lo scopo si adatti all'individuo, piuttosto che fare in modo che l'individuo si adatti allo scopo. In ogni uomo, l'eredità e l'ambiente si sono combinati per produrre una creatura con certe abilità e desideri--incluso un profondamente radicato bisogno di funzionare in modo tale che la vita ABBIA UN SENSO. Un uomo deve ESSERE qualcosa; deve essere importante.

Sottolinea poi nuovamente l'importanza di scegliere da soli e quanto sia ridicolo anche solo pensare che qualcun altro scelga per noi. Ogni uomo deve definire per se il proprio percorso, senza costrizioni o indicazioni fuorvianti.
Quindi come applicare in maniera pratica questi suggerimenti? La risposta parte dalla definizione di cos'è un individuo, perché i consigli che sta dando partono proprio da lì:
Per come la vedo io quindi, la formula si applica così: Un uomo deve scegliere un percorso che permetta alle sue ABILITA' di funzionare con la massima efficienza in modo da raggiungere l'appagamento dei suoi DESIDERI. Nel far questo, sta adempiendo ad un bisogno (acquisisce un'identità personale funzionando all'interno di uno schema prestabilito volto al raggiungimento di uno scopo), evita di frustrare il proprio potenziale (scegliendo un percorso che non mette limiti alla sua crescita), ed evita il terrore di vedere il suo scopo perdere vigore o charm, non appena ci si avvicina (piuttosto che piegarsi per andare incontro alle richieste di ciò che egli ricerca, ha fatto in modo che sia il suo scopo a piegarsi alle sue abilità e ai suoi desideri).

 Ma, aggiunge, non è così semplice come può sembrare, perché scegliere è quanto mai necessario ed urgente e, ritardare la decisione, potrebbe inevitabilmente portare qualcun altro a decidere per noi, in veste delle circostanze. (Rifacendosi al discorso precedente quando parlava della differenza tra il galleggiare e il nuotare). Ed in più sull'importanza di iniziare a guardare anche se non si ha la minima idea di dove iniziare a farlo:

Così se ora ti inserisci tra i disincantati, allora non avrai altra scelta se non quella di accettare le cose come sono, o di cercare seriamente qualcos'altro. Ma guardati dal cercare degli obiettivi: cerca un modo di vivere. Decidi come vuoi vivere e dopo vedi cosa puoi fare per guadagnare qualcosa all'interno di quello stile di vita.
Ma tu dici, "Io non so dove cercare; non so cosa cercare." E questo è il punto della questione. Vale la pena abbandonare ciò che ho già per cercare qualcosa di meglio? Non lo so--vale davvero? Chi può prendere quella decisione se non tu? Ma anche DECIDENDO DI CERCARE, vai veramente vicino a prendere quella decisione.
Se non la smetto finirò con lo scrivere un libro. Spero che non sia così confusa come sembra ad un primo sguardo. Ricordati, ovviamente, che questa è la MIA MANIERA di vedere le cose. Mi capita di pensare che sia abbastanza applicabile in generale, ma per te potrebbe non andare. Ognuno di noi deve crearsi il suo specifico credo-- questo è solo il mio.
Se qualunque parte non dovesse essere comprensibile, fammelo sapere in tutti i modi. Non sto cercando di spedirti alla ricerca del Valhalla, ma semplicemente di dirti che non è necessario accettare le scelte che la vita ti offre nel modo che conosci. C'è molto di più rispetto a questo - nessuno DEVE fare qualcosa che non vuole per il resto della sua vita. Ma ancora, se è questo ciò che finirai per fare, convinciti in tutti i modi che lo DEVI fare. Avrai un sacco di compagnia. 
 Ed è tutto per ora. Fino a che non ti sentirò di nuovo, rimango,
il tuo amico..
Hunter

Leggi qui Un'altro irriverente consiglio di Hunter S. Thompson

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :