Acqua, cibo in scatola, ghiaccio, batterie, pile, benzina, scorta di candele….Quando il mio host dad ha appeso questa lista alla bacheca in cucina, ho capito che era il caso di iniziare a preoccuparsi seriamente per l’arrivo di Irene.
Università e uffici pubblici chiusi, linea del treno sospese, centinaia di migliaia di evacuati, gente impazzita alla ricerca di hardware e provviste. Annunci deliranti alla televisione: nascondetevi il prima possibile. Se avete una saferoom (?!?!!?!? DOVE E’ LA NOSTRA SAFEROOM?) passateci la notte. Non uscite di casa per nessuna ragione e tenete a portata di mano cellulari carichi e numeri di emergenza. Probabile blackout ed esondazione dell’Hudson. Persino la Farnesina è riuscita a rintracciarmi con una lista infinita di numeri da chiamare in caso di disastro ( dieci minuti dopo: a causa di problemi tecnici la linea è bloccata. Vi consigliamo di contattare l’ambasciata più vicina o tentare a questo numero….Sempre utili!).
Il Sabato è iniziato quindi nel migliore dei modi: grandi preparativi per la SOPRAVVIVENZA post uragano e post inondazione: cucinare tutto il cibo surgelato, riempire tre barili d’acqua, fare scorta di benzina, posteggiare le auto nella direzione di fuga e il più possibile lontane dagli alberi (Il che vivendo nel bosco è abbastanza difficile), spostare tutti i vestiti, scarpe, oggetti di valore e libri sugli scaffali più alti della libreria o sui ripiani più alti del mio closet, il quale è stato accuratamente sigillato con lo scotch. Irene potrà pure lasciarmi senza cibo, ma PER NESSUNA RAGIONE senza pantaloni. Un pomeriggio di stress montato a dovere dai servizi televisivi: Irene sta arrivando a New York; Irene ha preso forza; Irene ha fatto i primi morti; Lower Manhattan evacuata; migliaia di persone senza corrente….una esclation di notizie angoscianti che mi hanno impedito di pensare ad altro.
Non ho potuto però evitare di farmi qualche risata seguendo i servizi “in diretta dall’uragano” di CNN e FOX NEWS. La più comica delle scene comiche alla scary movie: giornaliste in tailleur e tacchi a spillo, perfette in ogni dettaglio che, con un sorriso hollywoodiano, invitano i newyorkesi ad attenersi ai piani di evacuazione e a non uscire di casa PER NESSUNISSIMA RAGIONE. Tutto questo nel bel mezzo del ciclone circondate da mucche e trattori volanti. In fondo, they’re American, they’re always over the top and the show MUST go on.
Un Sabato notte insonne. Sola e al buio nella mia stanzetta in attesa dell’arrivo dell’uragano. Per evitare di farmi cogliere impreparata, sono andata a letto vestita e ho tenuto cellulare e pila in mano tutta la notte. Ore 5 AM: scintille dai tralicci dell’alta tensione e linea del telefono in tilt. Il cane impazzito mentre fuori imperversava un vento mai visto prima e una pioggia da diluvio universale. Dopo qualche ora sembrava che il peggio fosse fortunatamente passato…. Host dad: ” Well, that’s it. Not so bad. We can open your closet now!” E no, amico, aspettiamo che esca il sole e solo poi potremo liberare i miei preziosi oggetti.
Per fortuna Terru ha sempre ragione e nelle successive 10 ore il vento mi ha dato parecchio filo da torcere, soprattutto quando la famiglia felice ha deciso di uscire di casa nel bel mezzo della tempesta, perchè stressati dai bambini urlanti. Dopo 3 ore ero ancora a casa da sola ed ero sul punto di chiamare la guardia nazionale.
Finalmente verso sera il sole è spuntato e la linea del telefono ha dato segni di vita. “Bene, sembra che Irene ci abbia davvero graziati. Ora possiamo dedicarci a risistemare tutto e a mangiare tutto quel cibo stipato nel frigorifero.” Dieci secondi dopo: BLACKOUT! Non ci potevo credere. Sopravviviamo alla peggiore storm (perchè alla fine è stata una tempesta) degli ultimi anni e rimaniamo senza corrente quando ormai sta uscendo il sole?!?!? Quando si dice la sfiga….
Avete la minima idea di cosa significa vivere in una casa senza corrente? Un incubo. E’ esattamente come vivere in una comunità di Amish, con la sola differenza che almeno loro ci nascono senza corrente e sono adeguatamente equipaggiati. Dopo una notte passata a lume di candela (pericolosamente direi….visto di Wiltonator era decisamente attratto dal fuoco e viviamo in una casa di legno), siamo stati costretti a una lunga attesa per la colazione davanti alla DINER di Croton. Decine di persone senza elettricità avevano evidentemente avuto la nostra stessa idea. E proprio davanti ai French toast con bacon più buoni della storia, abbiamo avuto un’illuminazione: perchè non tornare negli Hamptons a casa di nonna Gaga? Lei ha la corrente, una doccia, il frigo pieno e volendo anche due bottiglioni di vodka da spartirci per far passare lo stress.
Detto. Fatto. Dopo 4 ore di traffico raggiungiamo Southampton e possiamo finalmente farci una doccia e why not, svaccarci sulla spiaggia…o quel che ne rimane visto che Irene sembra essersela portata via tutta.
Insomma, un weekend che non dimenticherò facilmente. Una nuova esperienza che spero di non vivere più, preceduta tra l’altro dal più insolito terremoto della storia di New York. “Wilton smettila di dare calci alle gambe del tavolo!!” : questo è stato il mio commento dopo aver visto il tavolo vibrare per diversi secondi. Quando l’idiozia non ha limiti…..
Mi auguro che le prossime settimane non abbiano in serbo altre nuove emozionanti avventure. Vorrei vivere una vita monotona e non essere protagonista di un nuovo avvincente disaster movie!
http://www.corriere.it/italians/11_Agosto_30/Usa-i-misteri-dell-uragano-Irene_ded2825e-d2c7-11e0-874f-4dd2e67056a6.shtml Consiglio questo post del blog ITALIANS a chi ha nostalgia della Guerra fredda e vuole diventare un agente segreto.
Spero di ritornare presto da vi con qualche divertente racconto newyorkese.