Il noto miliardario americano, già fondatore di Paypal e inventore dell'auto elettrica "Tesla", ha presentato un progetto di trasporto rivoluzionario, che permetterà di viaggiare da Los Angeles a S. Francisco in poco più di 30 minuti, per la modica cifra di 20 $ a persona. Si chiama Hyperloop, e prevede un vero e proprio tubo d'acciaio a doppia corsia - andata e ritorno - lungo circa 800 Km, dentro il quale viaggeranno singole "capsule" capaci di trasportare una trentina di persone ciascuna.
Queste capsule partiranno a distanza di due minuti l'una dall'altra, ma - dice la presentazione del progetto - "nelle ore di punta le partenze potranno anche avvenire a 30 secondi una dall'altra". (Come sia possibile far sedere 30 persone con bagaglio in un siluro del genere ogni 30 secondi, non viene spiegato. A Disneyland ci vuole almeno un quarto d'ora per far sedere 30 turisti nella "Barca della Jungla", che è molto più comoda e spaziosa, e questo senza calcolare il nonno che inciampa e la zia che ha perso il nipotino).
Ma vediamo da vicino come il nostro Musk risolve i vari problemi legati a questo progetto. [...]
Prima di tutto, ovvia mente, c'è il problema della velocità: secondo la presentazione, nella prima e ultima parte del percorso la velocità sarà "relativamente bassa" - ca. 500 Kmh - poichè bisogna districarsi nella periferia urbana delle due metropoli, dove non è possibile costruire un tubo completamente dritto. Nel tratto intermedio invece, che viaggerà nel deserto, le capsule potranno tranquillamente raggiungere i 1.200 km all'ora, senza nessun disturbo per il viaggiatore.
Naturalmente, non ci sarà il classico "motore" d'automobile a spingere quelle capsule. Le alte velocità verranno ottenute grazie ad un sistema di accelerazione lineare elettromagnetica, molto simile a quello degli acceleratori di particelle.
Ma il vero problema legato alla velocità è quello dell'aerodinamica: come si fa a raggiungere una velocità vicina a quella del suono, viaggiando al livello del mare? Come è noto, gli aerei devono salire fino a 10.000 m. di quota, per incontrare un'aria abbastanza rarefatta da poter volare a 800 km. all'ora. Ma appena scendono di quota devono rallentare vistosamente, poichè la resistenza dell'aria aumenta man mano che ci si abbassa verso il mare. (Come ci hanno insegnato a catechismo, la resistenza dell'aria aumenta con il quadrato della velocità). Una volta raggiunte le quote più basse, 400 Km all'ora sono il massimo consentito per un aereo passeggeri, perchè la resistenza aerodinamica non gli permette di andare oltre.
Ma allora, come fanno le capsule di Hyperloop a raggiungere tre volte quella velocità, pur viaggiando a livello del mare?
Ecco la prima genialata: il tubo d'acciaio in cui corrono le capsule non è pieno d'aria, ma è vuoto. O meglio, è quasi vuoto, perchè il vuoto assoluto non è facile da raggiungere. Ma il "quasi vuoto" sembra di sì. Basta tenerlo sotto costante pressione negativa, e il gioco è fatto.
Ma quanta pressione ci sarà esattamente, dentro a quel tubo? Il nostro Musk non fa misteri, e ce lo dice chiaramente: "ci sarà circa un sesto della pressione che c'è su Marte."
Quindi, chi è abituato a fare passeggiate su Marte può farsi da solo un'idea della pressione che ci sarà dentro quel tubo. Per tutti gli altri, Musk ci dice che la pressione nel tubo sarà di circa 100 Pascals. (Aldo Giovanni e Giacomo: "E 100 Pascals quanto sono?" "Sono quasi 30 foot, ignorante!")
Naturalmente, togliendo l'aria dal tubo Musk ha risolto alla radice il problema della resistenza aerodinamica. Però, come dicevano, un pò d'aria nel tubo resta comunque, e viaggiando a quelle velocità si fa in fretta ad accumulare un bel cuscino d'aria davanti al muso della capsula.
Ecco quindi la seconda genialata: invece di "schiacciare" in avanti l'aria che incontra, la capsula la "risucchia" al suo interno, grazie ad un ventilatore piazzato frontalmente, e la comprime in un apposito serbatoio. Dopochè una parte di quell'aria viene utilizzata per far "levitare" la capsula sui suoi pattini ad aria compressa, mentre il resto dell'aria viene espulso alle spalle della capsula, generando una spinta supplementare per il veicolo.
Bravo, direte voi, ma dove la prende il ventilatore tutta l'energia che gli serve per far girare le pale e per comprimere tutta l'aria catturata?
Terza genialata: dalle batterie di bordo. Ogni capsula si porta a bordo una bella batteria da una tonnellata e mezzo (più o meno il peso di un'automobile), capace di fornirle l'energia necessaria per 45 minuti di viaggio. Ce n'è quindi abbastanza per completare il tragitto da Los Angeles a S. Francisco, o viceversa.
E poi, una volta arrivati, che cosa succede? Bisogna ricaricare la batteria? E quanto tempo ci vuole, per ricaricarla?
Quarta genialata: alla fine di ogni viaggio la batteria scarica viene rimossa da una squadra speciale, che la sostituisce con una batteria completamente carica, pronta per il viaggio di ritorno. Quella rimossa viene subito messa sotto carica.
D'accordo, ma come si fa a ricaricare e sostituire delle batterie del genere ad un ritmo di 30 secondi ciascuna? E anche volendo immaginare delle squadre di "batteristi" che si dedicano esclusivamente a questa mansione, dove la prendiamo - e quanto ci costerà, soprattutto - l'energia necessaria a ricaricare tutte queste batterie?
Tranquilli, nessun problema: l'energia di Hyperloop è gratis, ce la regala il sole. Come sapete, in California il sole non manca mai, per cui basterà ricoprire il tubo di pannelli solari da Los Angeles a S.Francisco, e il problema è risolto.
Tanto, cosa vuoi che siano 800 chilometri di pannelli solari uno attaccato all'altro? All'Ipermercato te li tirano dietro, e se compri anche una lavatrice ti regalano un secondo pannello solare in omaggio (insieme al famoso "set di pentole" di Berlusconi).
Quindi, tutti i problemi sono risolti? No, non ancora, manca un piccolo particolare: il tubo bisogna piazzarlo da qualche parte, fra Los Angeles e S. Francisco. Non è che puoi usare le tubature dell'acqua.
Ma è proprio qui che il genio di Musk raggiunge vette inaspettate: invece di dover acquistare centinaia di terreni, o di dover pagare i diritti di passaggio per ogni terreno attraversato, il doppio tubo verrà costruito lungo l'autostrada che collega S.Francisco e Los Angeles attraverso il deserto. Anzi, per essere più precisi, i piloni di supporto del tubo verranno impiantati nella corsia intermedia che separa le due carreggiate dell'autostrada (dove il terreno, direbbe Pozzetto, "esso non mi incide").
Naturalmente, a nessuno è venuto in mente cosa potrebbe succedere la prima volta che un TIR perde il controllo, scavalca il guard-rail di protezione e magari trancia in pieno un pilone di supporto dell'Hyperloop: il tubo d'acciaio viene spezzato in due, e tutte le capsule in arrivo vengono sparate nel deserto a velocità impensabile, andando a spiaccicarsi sulla montagna come misere cacche di piccione. Tutte le capsule che invece stanno davanti al tubo tranciato vengono investite alle spalle dalla improvvisa pressione dell'aria, e vanno a spiaccicarsi come una gran marmellata alla stazione di S. Francisco.
In realtà, basta un messicano ubriaco armato di cacciavite, per praticare un foro in un punto qualunque del tuo lunghissimo tubo a tenuta stagna, e di colpo quel tubo si riempie d'aria, trasformando il vuoto pneumatico in una vera e propria parete di cemento, contro la quale si appiattirebbero in pochi secondi tutte le capsule che stanno viaggiando a 1000 kmh.
Oppure, basta che si rompa il ventilatore della tua capsula, e di colpo questa rallenta fino quasi a fermarsi a metà del percorso. Tu non fai in tempo a dire "ma che cazz..." che ti entrano nel culo settecento passeggeri lanciati a 1000 kmh, al ritmo di 30 per volta.
Però, volete mettere il risparmio, con un progetto del genere? Pensate: oggi in aereo da S.Francisco a Los Angeles si spendono 90 $, e ci vuole circa un'ora per arrivare. Con Hyperloop si risparmiano ben 70 $ a botta, e si arriva con 25 minuti di anticipo. A parte l'ammortamento iniziale di 6 miliardi di dollari, io dico che vale la pena di investire in un progetto del genere.