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I 101 cetacei morti a causa della Deepwater sono solo il 2% del totale
Creato il 01 aprile 2011 da ZonwuLa fuoriuscita di petrolio in mare causata dall'incidente della Deepwater Horizon ha messo a serio rischio l'ecosistema marino, conseguenza facile da prevedere. Quello che non è stato correttamente previsto, ed è stato probabilmente sottostimato, è il reale impatto del petrolio sulla fauna marina, specialmente su delfini e balene.
Il numero di morti tra balene e delfini causato dal petrolio della Deepwater potrebbe essere ben 50 volte superiore a quanto dichiarato dalle autorità, secondo quanto afferma Rob Williams, ricercatore della Marine Mammal Research Unit e autore di una ricerca pubblicata su Conservation Letters.
Le stime attuali sono sempre state basate sul numero di animali morti recuperati dai ricercatori, numero che nel novembre 2010 ammontava a 101 esemplari in totale tra balene, delfini e focene. Ma la quantità di cadaveri potrebbe rappresentare soltanto il 2% del totale. "I nostri calcoli sono approssimativi, ma sono un buon punto di partenza, e sono molto meglio che assumere che i corpi spiaggiati rappresentino la somma totale dei danni" dice Williams.
Il 2 novembre 2010, il numero di cadaveri di diverse specie animali, marine e non, ammontava a 6.104 uccelli, 609 tartarughe marine e 101 mammiferi marini. Questi animali furono recuperati sulle spiagge o nelle acque costiere di Alabama, Florida, Louisiana, Mississipi e Texas, e la stima della mortalità animale legata all'incidente è basata su questi dati palesemente incompleti per la mancanza di rilevamenti in mare aperto e nelle altre regioni del Golfo del Messico coinvolte nel disastro.
"La fuoriuscita di petrolio della Deepwater è stata la più grande della storia degli Stati Uniti, anche se l'impatto registrato sulla fauna marina è stato relativamente basso e ha portato a pensare che il danno ambientale causato dal disastro fosse modesto. Questo è dovuto al fatto che i rapporti sostenevano che il numero delle carcasse di cetacei recuperate, 101, fosse lo stesso del numero di animali uccisi dal petrolio".
Williams e i suoi colleghi si sono concentrati sull'analisi della popolazione di 14 specie di cetacei che vivono nella regione del Golfo del Messico. "La percentuale di recupero dei corpi pari al 2% rappresenta la nostra stima migliore sul ritmo storico di recupero dei cadaveri, basandosi sulla media di 14 specie" dice Williams.
Il problema nell'avere una stima certa degli animali morti è l'oceano stesso, che tende a cancellare ogni traccia di questi cetacei: i corpi spesso iniziano a decomporsi in mare, vengono consumati da predatori o microrganismi, o finiscono sul fondale e diventano preda di "smembratori", che estraggono cibo da qualunque animale morto precipito sul fondo. E il fatto che la fuoriuscita di petrolio si sia verificata alla distanza di circa 70 km dalla costa non fa che accrescere la possibilità di non trovare una carcassa.
"Come molti altri, stiamo attendendo che le necropsie vengano completate, e i risultati controllati e pubblicati" spiega Williams. "A quel punto, possiamo iniziare una discussione su quanti animali in totale siano stati colpiti dal petrolio, e quanto siano stati elevati i tassi di mortalità relativamente alle dimensioni di una popolazione".
"La stima mostra che il conteggio dei corpi è parecchio fuorviante, se usato per misurare la mortalità di un disastro" sostiene il co-autore della ricerca Scott Kraus, del New England Aquarium. "Nessuna ricerca sul recupero delle carcasse spiaggiate ha mai registrato il 100% delle morti che si verificano in qualunque popolazione di cetacei. Il tasso di recupero più alto mai registrato è stato del 6,2% sul totale dei corpi, il che implica 16 morti per ogni cadavere recuperato".
Williams afferma che il suo metodo possa essere utilizzato per avere una cifra approssimativa, ma realistica, sulla mortalità causata da altre attività umane come la pesca, e da eventi passati come il disastro ambientale della Exxon Valdez.
Whale, Dolphin Deaths in Gulf Spill Underestimated
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