Nel gergo della PNL (Programmazione Neuro Linguistica) queste espressioni si chiamano in vari modi diversi, ma la cosa interessante è che la maggior parte presuppongono una sorta di lettura della mente dell’altra persona, un po’ come gli indovini!
Eh sì, perché quando un atleta (o un allenatore) inizia a dare significati e a leggere nella mente degli altri, pretendendo di conoscere esattamente le loro intenzioni… finisce quasi sempre male (e alcune volte si arriva a incrinare la relazione professionale e personale).
In questi casi, in un team, consiglio un metodo tanto semplice quanto efficace: parlarne direttamente con l’interessato (fin qui è abbastanza facile)… e in un modo specifico (questo è da allenare)!
Partiamo dall’inizio. Pensaci: qual è l’obiettivo di una squadra? Risposta piuttosto superficiale ma concreta: vincere! In un team tutti (mi permetto di fare questa generalizzazione) vogliono che tu faccia del tuo meglio affinché si possa, appunto, vincere!
Sì, lo so, magari ogni tanto ci sono le invidie di chi vorrebbe il tuo posto e ci sono anche i presidenti che vogliono che la squadra fallisca così possono rifondare la società in un’altra città più bella (ah no questo era il film “Major League – La squadra più scassata della lega” :-))… ma generalmente parlando, possiamo dire che le persone che contano vogliono che tu faccia bene!
Spesso, però, ciò che serve a te per dare il tuo meglio non corrisponde a ciò che viene fatto dai tuoi compagni o dall’allenatore o dalla società.
Tutti pensano di agire nel modo migliore: chi urla o chi tace, chi parla dopo la partita o chi se ne va a casa senza salutare, chi ti attacca di fronte al gruppo o chi ti prende da parte… ognuno fa tendenzialmente ciò che funzionerebbe per se stesso… peccato che in questo caso “gli altri NON siamo noi” (contrariamente a ciò che cantava il mitico Umbertone nazionale ;-)).
Dicevo, nei casi in cui qualcuno (allenatore, compagno di squadra, ecc.) ha un comportamento che non ti è particolarmente piaciuto o non ti ha fatto stare bene, invece di farti le famosissime “pippe mentali” o di parlarne a tutti tranne all’interessato (perché magari hai paura che, ad esempio, non capisca…), ti propongo un modo di affrontare la situazione che mi continua a dare un sacco di risultati positivi con i professionisti con cui faccio mental coaching.
Non vuole essere la panacea di tutti i mali, ma sono convinto che ti aiuterà tantissimo a risolvere le situazioni delicate che rischiano di mettere a disagio te e gli altri protagonisti della discussione.
Vai dalla persona interessata e segui questi passi:
1) DESCRIVI LA SITUAZIONE: descrivi il momento preciso in modo che si possa capire a cosa ti stai riferendo. Es. “Ieri, durante l’allenamento, quando è arrivata quella palla e io non mi sono buttato per prenderla…”
2) DESCRIVI IL COMPORTAMENTO: descrivi oggettivamente ciò che è successo (ciò che hai visto, ascoltato, toccato… non idee ma fatti oggettivi).Continua l’esempio di prima: “… hai iniziato a urlare e a inveire contro di me…”
3) ESPRIMI COME TI SEI SENTITO O LE CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO: “… ti confesso che in quel momento mi sono sentito messo in discussione e da lì in poi ho fatto fatica a rimanere in partita perché ero nervoso...”
4) SUGGERISCI ALTERNATIVE APPROPRIATE: “… Se riesci, la prossima volta apprezzerei che (spiega come avresti preferito si fosse comportato), perché questo mi aiuta molto di più a dare il mio meglio…”
5) CONCLUDI NELL’OTTICA DEL COMUNE ACCORDO: “… Ci tenevo a dirtelo perché credo che una comunicazione trasparente e diretta sia ciò che ci permette di costruire un rapporto efficace e di raggiungere entrambi i nostri obiettivi!”
Sai dove sta l’efficacia di questo semplice metodo? Non ci sono giudizi! Ciò che spesso crea conflitti o fa alzare le barriere sono i giudizi: “sei stato insensibile”, “mi metti sempre in discussione”, “non mi fai giocare tranquillo”, “mi hai voluto punire”, “non ti fidi di me”, ecc.
I giudizi fanno alzare le barriere e spingono le persone a giustificare i loro comportamenti (anche i più stupidi). Esprimere come ti sei sentito porta invece l’altra persona il più delle volte ad immedesimarsi.
In questo caso, infatti, ti limiti a condividere come un comportamento (oggettivo) ti ha fatto sentire: nessuno può dirti “non è vero”… sentirai spesso qualcosa tipo “non era questa la mia intenzione” oppure “volevo solo…”, ed ecco che potrai avere una lettura diversa di ciò che magari prima avresti solo immaginato e potrai semplicemente chiarirti con la persona.
Ripeto, questo non vuole essere il metodo per eliminare tutti i conflitti, ma se lo applichi con attenzione noterai dei risultati incredibili. Comunicare in modo efficace risolve situazioni complicate e ti permette di creare un team straordinario: allenati!
Buona pratica :-)