I 6 peggiori abbagli della storia dell’arte
...e mettila da parte
Chiunque desideri diventare un artista, prima ancora di prendere il pennello in mano, deve guardarsi allo specchio e liberarsi di uno dei fardelli più pesanti che gran parte delle persone si porta addosso: la paura del giudizio (altrui ovviamente). Eh già, perché a meno che non si voglia creare esclusivamente per il proprio piacere personale, prima o poi i lavori prodotti dovranno essere esposti e, inevitabilmente, sottoposti a critica.
D’altronde la storia dell’arte è anche la storia dei gusti delle varie epoche e quindi dei giudizi a essi legati. È la storia dei linguaggi che cambiano e degli artisti che lottano per far sì che diversi modi di esprimersi vengano capiti e quindi accettati. C’è stato però un periodo in cui questo scontro tra i gusti correnti e i nuovi linguaggi è diventato davvero aspro. I grandi cambiamenti sociali portati dalla Rivoluzione Francese si riflettono anche sul mondo dell’arte: aristocrazia e clero, le due grandi classi che fino ad allora avevano contribuito con il loro mecenatismo alla fioritura dell’arte, perdono i loro privilegi e anche il potere di influire su questo mondo. Gli artisti si trovano tutto a un tratto liberi di scegliere i propri soggetti e questo li mette davanti a un bivio: evitare ogni tipo di ricerca per proseguire sulla strada battuta in modo da essere apprezzati dai contemporanei oppure tentare di imporre la propria visione del mondo a rischio di rimanere incompresi e derisi.
È in questo periodo che si sono verificati i più grandi abbagli della storia dell’arte ed è proprio da allora che alcuni degli artisti più importanti e innovatori hanno subito critiche e giudizi negativi la cui erroneità si è palesata solo anni dopo. In questo articolo passerò in rassegna alcuni di questi colossali errori di giudizio.
Dagli impressionisti in poi, quando si sbaglia a giudicare un quadro
Sicuramente essere un critico non è mai stato semplice, ma se in passato bastava una grossa conoscenza della storia dell’arte e delle principali regole formali che la governavano per riuscire a dare un giudizio corretto su un’opera, una volta che queste regole furono abbattute, divenne sempre più difficile stabilire cosa fosse o non fosse arte.
Il mestiere del critico divenne quindi sempre più complicato e adatto solo a persone coraggiose, infatti dopo alcuni clamorosi abbagli di giudizio si assistette alla così detta “Sindrome di Van Gogh”: piuttosto che rischiare di lasciarsi scappare un astro nascente, in molti preferirono correre il rischio di fare madornali errori di sopravvalutazione e fu così che, mentre in passato molti geni furono derisi, da quel momento in poi tanti furbetti mediocri furono innalzati al ruolo di grandi artisti. Si giunse a questa paradossale situazione per colpa di alcune clamorose sviste e incomprensioni ormai passate alla storia. Errori di giudizio non solo da parte di insigni critici, ma anche da parte del pubblico, di galleristi, collezionisti e di colleghi pittori.
1. Manet, Le déjeuner sur l’herbe
Nel 1863 la giuria del Salon parigino boccia ben 3000 quadri. Tra questi viene scartato anche il dipinto di un giovane
Cosa veniva rimproverato all’artista?
Per prima cosa l’aver messo una donna nuda tra due uomini vestiti.
Ma la storia dell’arte è piena di quadri che hanno come soggetto donne nude!
È vero ma quelle donne erano dee o comunque soggetti mitologici o allegorici, quelle di Manet sono donne del suo tempo che si sono spogliate. Le prime rappresentavano un concetto astratto, quello del nudo, erano un pretesto per fare dell’erotismo, le seconde offendevano il moralismo dell’epoca.
Se questo non bastava la critica e il pubblico rimproveravano a Manet anche lo stile di pittura e la modalità di composizione. La prospettiva non rispettava le regole classiche e i colori, i colori!!! Delle chiazze sparse qua e là senza nessuna sfumatura e con fortissimi contrasti fra chiari e scuri. Una ignoranza infantile nel disegno dicevano loro… Forse un pochino si erano sbagliati.
2. Monet, Impression. Soleil levant
“La carta da parati allo stato embrionale è più rifinita di questa marina.”
Questo è ciò che scrisse il 15 aprile 1874 Louis
3. Giudizio di un collezionista dell’800 su Renoir
Ambroise Vollard, il leggendario mercante di quadri parigino, ricorda nelle sue memorie che quando
4. Divergenze fra colleghi
Erroneamente si pensa che impressionisti e compagni d’avventura fossero un gruppo unito e coeso. In realtà le divergenze tra alcuni di loro erano molto accentuate e nascevano spesso forti incomprensioni. Manet per esempio considerava Coubert uno zotico e di Cézanne diceva che era un muratore che dipingeva con la cazzuola. Apprezzava solo il lavoro di Monet, al quale un giorno disse: “Lei è molto amico di Renoir, dovrebbe consigliargli di dedicarsi a un altro mestiere. Lo vede anche lei, la pittura non è il suo forte!”
Gli stessi Renoir e Cézanne, che erano gli artisti più liberi, non riuscirono a capire la pittura di Van Gogh e gli rimproveravano il suo “esotismo” paragonando la sua pittura a quella di un pazzo.
5. Marcel Duchamp, Il nudo che scende le scale
Quando il quadro fu presentato nel 1912 al Salon des Indépendants, venne rifiutato dalla commissione. In quegli anni,
Un anno dopo il dipinto fu esposto a New York all’Armony Show, la grande Esposizione internazionale di arte moderna ideata per introdurre in un’America ancora troppo legata alla pittura accademica, le sperimentazioni delle avanguardie europee. Se a Parigi il quadro aveva suscitato l’indifferenza generale, negli Stati Uniti divenne la principale attrazione della manifestazione generando un grande scandalo. I giornali si sbizzarrirono con le prese in giro: “Esplosione in un deposito di tegole”, “Rozzo che scende le scale – metro all’ora di punta”. L’American Art News indirà un concorso offrendo dieci dollari alla migliore descrizione del quadro. Ancora una volta fu il titolo a fare scandalo, “Non si dipinge un nudo che scende le scale, è ridicolo. Un nudo deve essere rispettato. Ci fu anche un’offensiva sul piano religioso, puritano.”
6. Quando si mette anche la politica
“La cultura da noi è ancora in balia di un provincialismo ridicolo e fazioso.”
Queste sono le parole di Palma Bucarelli,
La storia dell’arte è il miglior critico di sempre
Non sono e non sono stati quindi solo i critici a sbagliare, ma anche giornalisti, collezionisti, pubblico, mercanti e gli artisti stessi. Se per questi ultimi comunque c’è sempre una giustificazione, giacché un vero artista potrebbe credere talmente tanto nel suo lavoro da non riuscire ad accettare un diverso modo di rappresentare la realtà, un discorso a parte lo meritano i politici. Voler piegare l’arte ai propri scopi occupando i luoghi della cultura per veicolare messaggi e soggetti tradizionali e retrogradi è un qualcosa che umilia il lavoro di un artista. È vero che l’arte fin dal Rinascimento è sempre stata al servizio del potere, ma è anche vero che i potenti mecenati del passato erano grandi conoscitori d’arte e il loro parere era coerente e preparato.
Oggi l’arte non fa più mondo ed è capitato che i politici abbiano cercato di imporre il proprio parere senza possedere la giusta conoscenza e il risultato è stato abbastanza ridicolo. Comunque sia è sempre giusto dare voce alle proprie opinioni, l’arte nasce anche per essere giudicata. D’altronde i gusti cambiano con il cambiare delle epoche, sbagliare è umano e alla fine la storia ci dirà sempre chi ha torto e chi ha ragione.
A te viene in mente qualche altro grande errore di valutazione di un’opera o del lavoro di un’artista? Ricordalo anche a noi nei commenti qui sotto.
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