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I 75 anni di Batman – Il cinema: dalle origini al film di Tim Burton

Creato il 04 giugno 2014 da Filmedvd
Curiosità

Dopo aver esplorato il mondo di Batman attraverso i fumetti e la televisione, proseguiamo la nostra tripla analisi sull’Uomo Pipistrello indagando il suo rapporto con il mondo del cinema attraverso una nuova serie di articoli. Batman fa il suo esordio al cinema nel lontano 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, grazie alla Columbia Pictures, che produce una serie di ben 15 capitoli dedicati al Cavaliere Oscuro, interpretato per la prima volta sul grande schermo da Lewis Wilson. Infatti, nonostante non sia opportuno considerarli dei lungometraggi, il serial rappresenta effettivamente la prima apparizione in assoluto al cinema del personaggio creato da Bill Finger e Bob Kane.

 

I 75 anni di Batman – Il cinema: dalle origini al film di Tim Burton

 

I PRIMI BATMAN CINEMATOGRAFICI

Nell’epoca che precede la Guerra Fredda e le lotte spionistiche tra Oriente ed Occidente, è interessante sottolineare come Batman, in questa prima versione cinematografica, venga rappresentato non come un giustiziere della notte ma come un agente segreto degli Stati Uniti che si mette sulle tracce del Dottor Daka, villain inventato ex-novo per l’occasione e interpretato da J. Carrol Nash. Accusato di essere un prodotto perlopiù risibile, questa prima versione su pellicola viene abbastanza attaccata dalla stampa, che definisce oltretutto poco credibile e decisamente extra-large il Batman di Wilson, poco atletico e costretto in un costume troppo ingombrante corredato da una sorta di maschera “cornuta”. Il contesto socio-politico in cui il serial è realizzato è riscontrabile anche nella forte presenza di epiteti razzisti nei confronti, manco a dirlo, dei tedeschi e dei giapponesi; insulti che poi verranno tagliati nelle versioni contemporanee dei Dvd.

In questa primissima versione di Batman al cinema vengono introdotte caratteristiche che poi faranno parte in pianta stabile dell’universo di Gotham, ovvero la Bat’s Cave e le peculiarità fisiche del maggiordomo Alfred, che dalla versione grassoccia e parzialmente calva dei fumetti si trasforma in una figura longilinea e con i baffi. Nonostante le critiche e il basso budget il serial ha un successo sufficiente da poter realizzare, nel 1949, un sequel intitolato Batman and Robin, con Robert Lowery e Johnny Duncan, mentre l’intero ciclo di 15 episodi diviene molto popolare tra gli studenti dei college americani. Un primo accenno di una lunga carriera al cinema per l’Uomo Pipistrello: una versione serrata e poco politically correct, completamente dissonante da quella che poi vedremo negli anni ’60 con la serie televisiva e il film annesso. Spin-off su grande schermo della serie televisiva andata in onda tra il 1966 e il 1968, Batman – Il film è il primo lungometraggio nella storia del cinema ad avere come protagonista il Cavaliere Oscuro (poco oscuro in realtà in questi anni). Il cast è composto dagli stessi attori della serie televisiva e quindi ritroviamo Adam West nei panni di Batman e Burt Ward in quelli di Robin.

Girata tra la pausa estiva tra la prima e la seconda stagione, la pellicola ottiene un basso riscontro, a causa soprattutto della mancata adattabilità al contesto cinematografico, profondamente antitetico rispetto all’immediatezza televisiva. Viene replicato lo stile grottesco, sgargiante e surreale della serie, ma la banalità narrativa e la prolissità della trama appesantiscono il film. In mezzo a squali di gomma e improbabili bombe, i fan ricordano con piacere scene paradossali come quella in cui Batman cerca di far esplodere un ordigno in un ipotetico luogo dove nessuno possa farsi del male, e senza riuscirci esclama: “Certi giorni non riesci a liberarti di una bomba!”. Poco fluido è anche il connubio tra i personaggi principali e la pellicola viene presto accantonata, tant’è che nell’immaginario popolare è Tim Burton il regista che ha portato davvero l’Uomo Pipistrello al cinema. In realtà, invece, Batman – Il film esce 23 anni prima dell’irruzione del genio dark nell’universo DC Comics.

 

I 75 anni di Batman – Il cinema: dalle origini al film di Tim Burton

 

IL BATMAN DARK DI TIM BURTON

Dopo decenni di “vacche magre”, negli anni ’80 è la Warner Bros a decidere di rilanciare il franchise di Bruce Wayne. Dopo aver debuttato con successo attraverso pellicole come Pee wee’s big adventure e Beetlejuice – Spiritello porcello, Tim Burton è uno dei registi in grande ascesa in quel decennio. Dell’autore di Burbank viene apprezzato il fatto di saper ottenere grandi exploit con budget relativamente bassi, grazie soprattutto alla sua visionarietà autoriale dark che tuttavia sa coniugarsi bene anche a contesti più commerciali, amalgamandosi perfettamente con il mood anni ’80, appariscente e traboccante di esuberanza. Nel 1986 a Burton viene affidato il progetto di Batman, che il regista, abbastanza allergico ai kolossal, accetta con la garanzia di avere in futuro più libertà di scelta. Con l’ingaggio di Burton la parte di Batman viene affidata a Michael Keaton; se negli scorsi mesi ha suscitato polemiche la designazione di Ben Affleck per il ruolo, non meno polemiche sorgono in quegli anni per la scelta di Keaton, etichettato come attore comico e quindi poco credibile, secondo il pubblico, in un ruolo così cupo e tormentato.

Alla fine Burton, per il quale l’attore aveva recitato in Beetlejuice – Spiritello porcello, convince i produttori (più avvezzi a scegliere un nome legato agli action-movie) a non farsi condizionare dalle critiche, e Keaton viene confermato. Michael Keaton dà vita ad un Batman piuttosto legnoso nei movimenti, a causa di un costume estremamente rigido, ma dall’azzeccata intensità e profondità caratteriale. La sua nemesi storica, il Joker, è il villain protagonista. L’unica vera scelta dei produttori è Jack Nicholson, fin dal 1980, e il premio Oscar accetta il ruolo non senza un cospicuo corredo di privilegi da star consumata, tra cui un cachet da sei milioni di dollari che lo fa entrare nel Guinnes dei Primati come l’attore più pagato per una singola performance. Burton affida la sceneggiatura ad un grande fan di Batman, Sam Hamm, che introduce nella trama il personaggio della bionda fotoreporter Vicky Vale, inizialmente assegnato a Sean Young, la quale, feritasi sul set, lascia poi il posto ad un’icona della sensualità del ventennio ’80/’90, Kim Basinger.

 

I 75 anni di Batman – Il cinema: dalle origini al film di Tim Burton

 

Altri personaggi che assumono poi un certo rilievo nella trama sono quelli del giornalista Alexander Knox, che l’attore Robert Wuhl rende talmente simpatico da “salvarlo” dalla morte scenica, e il boss della malavita Carl Grissom, impersonato da un meraviglioso veterano del cinema come Jack Palance. Girato principalmente nei leggendari Pinewood Studios, il film viene apprezzato da critica e pubblico; Burton miscela il suo stile gotico e tetro e lo rende affine all’universo con il quale è entrato in contatto. La scelta di inserire un solo villain crea uno spazio enorme alla genialità di Nicholson, che regala al pubblico un Joker folkloristico, bizzarro, fumettistico, vestito come un gangster anni ’30 nell’era del proibizionismo e creato dallo stesso Batman, poiché caduto nell’acido durante una lotta contro colui che diventerà il suo più grande nemico, come nel fumetto The killing joke.

Prima dell’incidente con l’acido Joker è il gangster Jack Napier, un sociopatico con gravi instabilità mentali. Una volta diventato il Joker, appariscente e con un inquietante umorismo da cartoon che lo rendono ironico ma non comico, egli tenta in tutti i modi di vendicarsi, cercando di avvelenare l’intera Gotham City. La sua isterica risata lo accompagna anche dopo la morte, quando precipita dalla cattedrale della città. Batman vs Joker: uno scontro tra due diversità non poi così lontane, secondo lo stesso Burton: “L’intero film e la mitologia del personaggio sono in realtà un duello tra due freak, una battaglia tra due persone estremamente disturbate. Il Joker è un personaggio grandioso perchè è completamente libero. Qualsiasi personaggio che opera al di fuori della società, che è considerato un outsider, ha la libertà di fare quello che vuole. Sono entrambi il lato oscuro della libertà perchè in un certo senso la follia è la forma più pura di libertà, perché non sei legato alle norme sociali”.

 

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