I bambini stanno crescendo

Creato il 10 luglio 2014 da Sopravvivereinindia @svivereinindia

Sono appena tornata da una mangiata al giapponese e un’immersione nei blog consigliati da Lucy. I blog consigliati da Lucy erano un sacco, parlavano soprattutto di mamme e di bambini. Ci sono un sacco di donne che partono con i loro bambini, che fanno bambini e crescono bambini all’estero.

Io in questi giorni vedo un sacco di bambini, cerco di farli giocare il più possibile, oggi ho costretto tutti ad inventare favole, ieri li ho costretti a diventare Pollock e credo che lo farò anche domani. Mi sono accorta che questi bambini dicono cose più sensate di me, e io, non capisco perché a scuola devi per forza rispettare certe regole quando disegni. Il sole non è sempre per forza giallo, le nuvole non sono bianche, le facce non sono per forza rosa e le case non sono tutte uguali. Nei prossimi giorni voglio vederli colorare con colori a caso, voglio che la smettano con queste regole ridicole e ogni volta che dirò: “adesso fate voi”, voglio che non aspettino regole. Io non darò più regole precise.

Mi ricordo alle elementari quanto odiavo stare seduta sui banchi, non capivo perché bisognava per forza stare seduti, non riuscivo a concentrarmi e mi annoiavo da morire. Anni fa su Report ho visto un sevizio di una scuola svizzera in cui i bambini non stavano mai seduti ma imparavano le cose facendo attività fisica e attraverso i giochi, mi sono chiesta quante cose in più avrei imparato se fossi stata in quella scuola. Mi sono arrabbiata quando mi sono accorta che nessuno sapeva chi fosse Picasso, mi sono arrabbiata quando un bambino di seconda elementare mi ha chiesto: “ma che razza di arte è quella di Pollock”, quando ha finito di dipingere come Pollock era felice, dice di essersi divertito. Mi sono arrabbiata quando ho visto che solo due bambini su dieci non giocavano ai video games, mi è passata quando alla domanda: “cos’è l’Alzheimer” un bambino mi ha risposto: “secondo me è una cosa che succede quando ti piace l’arte e tu non capisci più niente”. Magari è veramente così e noi non lo sappiamo. Mi sono ricordata del fatto che molti di questi bambini considerano pitturare o scrivere favole come qualcosa che si fa per giocare, qualcosa da piccoli. Mi sono arrabbiata. Ho chiamato mio marito che mi ha aggiornato sulle solite cose, mi ha raccontato cose nuove e mi ha detto che lavora tanto e mi aspetta.

Ho pensato alle ultime critiche ricevute, ho pensato anche, che forse, dovrei cambiare registro, cambiare tutto. Poi mi è tornata in mente quella donna davanti all’orfanotrofio che piangeva disperata e due indiane che lavoravano li sono dovute intervenire. Lei urlava come una pazza, il suo bambino era al piano di sopra, l’aveva lasciato là. Probabilmente era una donna single e in India le donne single non hanno bambini, come mi disse il collega di mio marito. Mi sono ricordata di tutti i bambini in orfanotrofio, ho pensato a tutte le loro facce e alle loro braccia quando cercano di venirmi in braccio. Mi sono ricordata di quel bambino che piange quando noi ce ne andiamo e ho pensato che forse lui una mamma l’avrebbe avuta, non ho mai letto nessun blog che parla di questo, forse semplicemente perché io non leggo tutti i blog del mondo. Di sicuro qualcuno ne parlerà. Mi è venuto in mente quel bambino appoggiato sul muretto dell’orfanotrofio, aspettava che la mamma finisse di spaccare la strada. Io gli sorridevo e sorridevo anche alla mamma, sorridevo a tutti e a casa non mi sorrideva nessuno. Mi sono ricordata della donna che lavora in orfanotrofio e cerca sempre di parlarmi e di essere gentile con me anche se non parla inglese, a differenza di quelle che l’inglese lo parlano ma preferiscono non farlo con me. Mi sono ricordata dell’altra donna che lavora in orfanotrofio e quel giorno si è fatta tradurre la frase: “grazie per oggi, mi siete state molte d’aiuto, siete brave con i bambini”. Non sarà facile tornare ma ne vale la pena, almeno potrò riabbracciare i miei bambini, spero che siano pochi, spero che abbiano trovato tutti una famiglia. Domani andrò dagli altri bambini, farò fare dei disegni e la consegna sarà chiara: “guai a voi se colorate con i colori della realtà!”