Beautiful Losers
Leonard Cohen
di Iannozzi Giuseppe aka King Lear
Leonard Cohen
Non so cosa sia l’amore, se sia bello, se sia brutto, innocente o sprezzante; non so se valga la pena di ricercare il nome che gli fu proprio tanto tanto tempo fa, almeno un milione di baci fa; non so se il tempo abbia giocato uno strano scherzo allo spazio per divorarlo, o più semplicemente per cacciargli una clessidra su per buco della cultura. I fiori di Hitler continuano a fiorire e il poeta sa che la poesia passerà come tutte le cose della vita… l’amore della vita per la vita, bello: però alla fine ogni cosa passa, anche quell’Eternità che avevamo immaginato immarcescibile perché catturati nel nostro egoismo di stringere al petto persone cangiandole subito in oggetti.
Forse è destino che si sia dei semplici beautiful losers, ma la semplicità non si prostituisce a tutti e non si dichiara “io sono”, non si dichiara a nessuno; e però si lascia possedere da chi la vuole; e la possessione è la sua identità: “io sono” mai pronunciato come sussurro, in qualche caso urlato oltre il muro del suono, forse un grido d’aiuto o di sovraumana disperazione. Se non si è semplici, non si può pretendere di essere “belli” in nessun senso. La semplicità è come la Bocca di Rosa di Fabrizio De André.
Beautiful Losers è il secondo romanzo di Leonard Cohen scritto negli anni Sessanta ed è ritratto poetico di un amore, dell’affermazione delle proprie radici. Potrei accostare questo romanzo di Cohen alla cultura hippy o spingermi più indietro e tentare un parallelismo con la Beat Generation, ma sarebbe atto critico fuori luogo, anche se la tentazione è forte. Preferisco invece far riferimento ad Alexander Trocchi e al suo romanzo Il libro di Caino; Alexander Trocchi nacque a Glasgow nel 1925 e negli anni ’50 e ’60 ha vissuto tra Parigi e New York imponendosi alla critica come talentuoso stravagante scrittore di quel periodo. Ha scritto Young Adam e una quantità considerevole di testi per riviste pornografiche e letterarie. Il libro di Caino è la sua biografia romanzata pubblicata nel 1963, ed è anche il solo romanzo che l’autore ha portato a termine. E’ morto a Londra nel 1984 stroncato da una lunga dedizione alla droga. Al centro de Il libro di Caino è l’alienazione dell’individuo, l’impossibilità di amare sé stessi e il prossimo. Caino, il maledetto antieroe della Bibbia, il grande nemico, è Joe Necchi: in questo lavoro, rotocalco, forse diario, le parole sconnesse, profonde e introspettive di un tossicodipendente che vive su una chiatta ormeggiata al molo 72 sono declinazione del proprio “io” in un niente fatto di droga e di ripetitività ossessiva della quotidianità. La chiatta è un non-luogo impalpabile, fintamente mobile, rappresentazione dell’ansia di movimento, ma anche desiderio di liberazione dal peso della vita, una vita ripetitiva nella ripetizione martellante dei luoghi comuni. Joe Necchi, Caino, può solo ritrarsi in posizione fetale in un mondo di droga e ricordi, un mondo forse più reale di quello tangibile che lo conduce però verso un’alienazione totale, quasi religiosa. Caino rappresenta il malcontento, l’approccio alto con l’irraggiungibile, la critica e la ribellione, la storia e la maledizione. In Beautiful Losers, Leonard Cohen riprende il tema dell’alienazione e dell’amore perduto per svilupparlo ulteriormente fino a tradurlo in una sorta di poetica messa nera. “Beautiful losers è una storia d’amore, un salmo, una messa nera, un monumento, una satira, una preghiera, un grido, la mappa di una strada attraverso luoghi selvaggi, uno scherzo, un affronto di cattivo gusto, un’allucinazione, una noia, un irrilevante sfoggio di virtuosismo malato, un trattato gesuitico, una stravaganza escatologica, in breve: una sgradevole epica religiosa di incomparabile bellezza…”, così Leonard Cohen definiva il suo romanzo in una lettera all’editore datata 1966, l’anno in cui uscì Belli e perdenti.
Beautiful Losers è la storia di una alienazione, di un triangolo amoroso struggente, di una donna morta amata da due amici, l’uno l’alter ego dell’altro, ed è anche commistione di poesia, religiosità, misticismo. Chi è stata la prima santa canadese appartenente a una tribù indiana? Cohen investiga intorno a questo mistero, lo sconvolge nel tempo passato conferendogli spazio per dilatarlo nel presente, e ripercorrere i luoghi della memoria e dell’amore. Il romanzo è una lunghissima prosa poetica che prende corpo in quasi trecento pagine. I livelli interpretativi sono molteplici e, come ci suggerisce l’autore stesso, è soprattutto una preghiera e una storia d’amore.
In questo romanzo, ottimamente tradotto da Francesca Lamioni, è possibile individuare tutti quegli elementi poetici e lirici, che saranno poi materia per i testi più conosciuti del famoso cantautore canadese. La superba traduzione di Francesca Lamioni fa di Beautiful Losers un testo unico nel suo genere, fondamentale per comprendere la poesia di Cohen; l’analisi introspettiva che Cohen adopera su se stesso e intorno all’Intorno, che circonda il significato stesso di appartenere a qualcosa, o a qualcuno, è il messaggio ultimo che il lettore deve estirpare dalla struggente storia che Beautiful Losers racconta.
Beatiful losers – Leonard Cohen – pp. 300 – Fandango Libri – collana Mine vaganti – Prezzo € 16,00
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