Le grandi occasioni internazionali sono, in genere, eventi di nessuna importanza dove si frigge l’aria e si svuotano gli oceani dei problemi mondiali con secchielli di finti compromessi. Tali incontri si moltiplicano, con grande sperpero di denaro, quanto più sono inutili. Infatti, le presunte azioni condivise, elaborate dalle diplomazie dei vari paesi, non toccano i veri problemi e le divergenze tra i players in campo.
E’ difficile giungere ad una sintesi o a delle soluzioni definitive quando dalle ostilità occasionali su fatti particolari si è passati all’inimicizia manifesta, a causa di una diversa interpretazione degli avvenimenti globali. I
l punto di non ritorno è stato abbondanetmente superato quando alcune nazioni sottomesse allo strapotere americano hanno rialzato la testa. Nessuna riunione riporterà la situazione su un piano di reciproca comprensione, poichè quest’ultima è spesso l’effetto di una serie concessioni che i più forti fanno ai più deboli quando si sentono inattaccabili nelle loro prerogative principali.
Ora le cose non stanno così e ciascuno s’irrigidisce sulle sue posizioni pur mostrando cordialità e attenzione al suo interlocutore. Il 70esimo vertice Onu che si è tenuto a New York ha ricalcato precisamente queste dinamiche.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite, nata nel 1945, per evitare gli sbagli che portarono alla II Guerra mondiale, ha esaurito da tempo la sua funzione. Proprio come l’aveva consumata la Società delle Nazioni, già alla fine degli ’20, allorché i rapporti di forza in Europa tornarono a squilibrarsi, mettendo in discussione il primato dell’Impero inglese e la sua capacità di regolare gli affari globali.
Adesso, ad essere in questione è la preminenza statunitense, in relativa discesa, che deve fronteggiare competitors molto agguerriti (come la Russia e la Cina), i quali intendono ricavarsi un posto al sole nella prossima fase politica.
Delle Nazioni Unite resta in piedi una impalcatura elefantiaca di burocrati e mezzi feluchei falliti; essa non è in grado di confrontarsi con i grandi temi dell’epoca storica. L’ONU ha contribuito a rafforzare il potere degli Stati Uniti e dei suoi alleati, negli anni recenti, sostenendo ad occhi chiusi tutte le guerre imperialistiche di Washington. Da quest’ultima, inoltre, è stata puntualmente ignorata quando non si è tempestivamente decisa a spalleggiare le sue iniziative bellicistiche con risoluzioni immediate e compiacenti. Risvegliarla dal suo sonno decennale sarà impossibile, nonostante i piagnistei del suo segretario generale Ban Ki Moon. Proprio costui, sulle vicende medio-orientali, ha dimostrato totale inettitudine e faziosità, anche se adesso scarica le responsabilità sul Consiglio di Sicurezza che avrebbe portato la crisi siriana fuori controllo. Ma fu lui il primo a sposare la versione della casa Bianca quando giunse persino ad accusare Damasco “di attentare all’integrità territoriale dei vicini”, rincarando la dose con le solite illazioni contro Assad reo di non rispettare le opposizioni (per niente democratiche e armate da stati esteri) ed i diritti umani dei suoi cittadini.
Vedrete che anche dopo questo vertice non cambierà niente. Qualcuno sostiene che l’unico ad aver fatto bella figura sia stato Putin, uscito vincitore dal confronto con Obama. Può essere pure, ma restiamo nell’ambito dei bei discorsi. La Russia dovrà dimostrare, più concretamente, di sapere giocare le sue carte, sulla scacchiera geopolitica, senza ulteriori arretramenti. Nelle due controrivoluzioni in cui si è trovata immediatamente coinvolta (Siria e Ucraina) ha mosso bene le sue pedine ma restando sulla difensiva. Non è poco però la strada da percorrere è ancora lunga. La sfida al cuore del potere americano è appena cominciata. Gli effetti li vedremo giorno per giorno, da qui ai prossimi anni e non ci sarà vertice o congresso che saprà mitigarli.